XXX Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XXX Domenica – (26 ottobre 2025)

Se la parabola di domenica scorsa verteva sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi mai, quella di oggi, invece, svela la condizione e il frutto della preghiera. Luca introduce la parabola con queste parole: “Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri” (Lc 18,9). Di per sé il testo dice più semplicemente: ‘per alcuni che erano persuasi, che erano convinti di essere giusti’, tanto che il latino rende con ‘qui in se confidebant tanquam iusti’. Ciò significa che chi prega con questi sentimenti non ha coscienza di essere presuntuoso; sarà il giudizio della parabola a svelarne l’intima presunzione in modo da far venire alla luce il peccato nascosto, quello che rende la preghiera irricevibile da parte di Dio. Non solo, ma la parabola metterà in evidenza la stretta connessione che esiste tra il percepirsi giusti e il fatto di disprezzare gli altri. Anche questo collegamento non è evidente per la coscienza dell’orante, ma la parabola ne mostrerà l’esito perverso.

XXIX Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XXIX Domenica – (19 ottobre 2025)

L’invito a pregare senza interruzione, che Luca esprime con gli stessi termini che usa san Paolo nelle sue lettere (si veda in particolare il passo di 1Ts 5,17), mira a sostenere lo sguardo dell’uomo oltre la cronaca, oltre il visibile, oltre le apparenze, per cogliere il mistero dell’amore di Dio, mai scontato per il cuore dell’uomo. Al ‘sempre’ dell’invito alla preghiera è per forza di cose abbinato il timore dello scoraggiamento, che si esprime con la domanda/lamentela/grido: ma perché Dio non interviene, non si fa sentire?

XXVIII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XXVIII Domenica – (12 ottobre 2025)

In dieci chiedono di essere guariti. Tutti sono sinceri e tutti hanno fiducia in Gesù perché credono alla sua parola e si muovono per andare a presentarsi ai sacerdoti. Lungo il cammino si ritrovano guariti. La loro fiducia è stata premiata. Nove proseguono, uno solo torna indietro per ringraziare Gesù. È qui che il racconto rivela la sua vera portata. I nove che proseguono non si accorgono di quel che è avvenuto in verità. Non hanno sentito in loro la parola del profeta: “Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Is 43,19) o, per dirla con il v. 2 del salmo 97, non hanno compreso che “Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza”.
Dio non lesina i suoi doni, anche se gli uomini spesso interpretano questi doni come atti dovuti. Se Dio è Dio, perché non mi può dare questo o quest’altro? Quante accuse a Dio di fronte agli eventi della nostra vita! Ma simile atteggiamento si perde nel nulla, non produce nulla degno di menzione.

XXVII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XXVII Domenica – (5 ottobre 2025)

L’antifona di ingresso riporta la preghiera angosciosa della regina Ester prima di giocarsi la vita per salvare il suo popolo: “Tutte le cose sono in tuo potere, Signore, e nessuno può resistere al tuo volere”. Da intendere: Dio ha promesso di salvare e nessuno impedirà la fedeltà di Dio a se stesso quando il cuore ha fiducia nella promessa del suo Dio.

Il profeta Abacuc lo ripete con la sua espressione lapidaria, ripresa più volte nelle lettere apostoliche (Rm 1,17; Gal 3,11; Eb 10,38): “Soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede” (Ab 2,4). La situazione del popolo di Israele, sotto la pressione dell’impero caldeo che, distrutta la potenza assira, si abbatte sul Medio Oriente, si era fatta drammatica. L’azione di Dio nella storia è messa in discussione. Il profeta allora invita ad avere fede.

È la fede di cui gli apostoli invocano l’aumento per loro stessi. Se la fede è il contrario della durezza di cuore, come proclama il salmo responsoriale, in quale contesto specifico l’uomo fa esperienza di durezza di cuore? Nelle relazioni fraterne, nella difficoltà a perdonare al proprio fratello.

XXVI Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XXVI Domenica – (28 settembre 2025)

Una indicazione tutta speciale per comprendere la parabola di Gesù è quella di rapportare l’agire del ricco con l’agire di Dio descritto nel salmo responsoriale 146, il primo dei cinque salmi dell’Hallel, che costituisce la preghiera quotidiana del pio ebreo. Se viene definito felice l’uomo che confida in Dio è perché gode dei dodici modi di agire di Dio descritti dal salmo: è creatore e fedele all’alleanza nel suo amore, fa giustizia agli oppressi, dona il pane agli affamati … regna per sempre! Ecco, il ricco della parabola non ha fatto nessuna delle azioni per mezzo delle quali Dio si manifesta nel suo modo di regnare. Vuol dire che in lui e su di lui Dio non regnava, per cui disattende l’alleanza e l’amore suo.

XXV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XXV Domenica – (21 settembre 2025)

In particolare, l’apostolo è colui che froda il padrone nel suo diritto di giustizia invitando tutti ad entrare nel Regno. L’abilità dell’amministrare sta proprio nel favorire in ogni modo l’entrata nel Regno da parte del maggior numero. La misericordia è il calcolo più intelligente che possiamo fare per noi e per gli altri. Se tu servirai il tuo Signore onorando tuo fratello, qualora tu dovessi mancare in qualcosa rispetto al tuo Signore, l’onore dato al tuo fratello richiamerà il favore del tuo Signore. Non solo, ma se tuo fratello mancherà in qualcosa rispetto al suo Signore, l’onore che tu gli avrai portato funzionerà da intercessore per lui perché quell’onore è computato a merito. I meriti davanti a Dio sono energie di intercessione, pungoli all’amore di Dio a riversarsi su di noi.