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Ottavo ciclo

Anno liturgico C (2024-2025)

Tempo Ordinario

XVII Domenica

(27 luglio 2025)

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Gn 18,20-32;  Sal 137 (138);  Col 2,12-14;  Lc 11,1-13

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La liturgia ci introduce oggi al mistero della preghiera. Quando Gesù risponde alla domanda dei discepoli apre come una finestra sul suo mondo interiore e contemporaneamente la apre sul nostro mondo interiore. Interessante osservare la collocazione dell’insegnamento del Padre nostro nella narrazione evangelica. Nel passo parallelo di Matteo, l’insegnamento è come l’illustrazione delle beatitudini appena proclamate, declinate in forma di preghiera. Prima di invitare a chiedere, Gesù aveva parlato del non giudicare. Per chiedere, occorre che il cuore non sia disperso nel rivendicare o nella millantata giustizia che fa guardare i fratelli dall’alto in basso. Quando non si esige più nulla presso o contro i fratelli, il cuore sta tutto unito nel chiedere. Presso Dio vale il nostro bisogno, non la nostra esibizione. Anzi, proprio quando solo il bisogno spinge a parlare, allora il grido è ascoltato. È il bisogno che arriva al cuore di Dio, che costringe Dio a manifestarsi per quello che è, cioè amore compassionevole.

Penso alla supplica della cananea, alla supplica del pubblicano al tempio, all’audacia della emorroissa, al tocco della peccatrice tutta assorta nella sua supplica. Tutti costoro hanno chiesto e sono stati esauditi. Chiedete e vi sarà dato. Quando il cuore non fa più affidamento altrove, quando non si aspetta più da altrove soddisfazione, quando si trova tutto compreso nel suo bisogno senza rivendicazioni di sorta, allora, Dio viene in soccorso. È come se Dio, nella richiesta del cuore, fosse confessato come l’unico, al quale niente e nessuno va accostato. L’uomo nel bisogno confessa che Dio è Dio e non ce n’è un altro. È anche quello che la tradizione mistica musulmana esprime: “Vieni in nostro aiuto, perché non abbiamo altro rifugio che Te! Alle nostre domande, solo Tu puoi dare la risposta. Alle nostre sofferenze, solo Tu puoi portare rimedio. Ai nostri tormenti, solo Tu puoi portare riposo” (Ansari, mistico persiano, 1006-1088). Ecco, quando vale quel ‘solo Tu’, allora l’anima viene esaudita.

Insieme al chiedere, Gesù invita a cercare e a bussare. Il chiedere è espressione di tutto un processo interiore che dura nel tempo, che acquisisce intensità col tempo, che convoglia tutti gli aneliti del cuore in un punto solo: Dio. Così, l’espressione evangelica va letta: se cerchi, trovi; se bussi, ti sarà aperto. Non si trova quello che si cerca, ma se si cerca. La potenza di questa rivelazione può essere spiegata con la proclamazione del salmo: la tua promessa supera la tua fama. Dio sopravanza la nostra richiesta perché ascolta, non le nostre parole, e nemmeno semplicemente il nostro cuore, ma l’anelito segreto che muove il cuore a chiedere: il tuo volto, Signore, io cerco! Ogni richiesta è nostalgia di Dio. E quando la richiesta si confonde con l’urgenza di quella nostalgia, allora Dio si manifesta.

È quanto sottolinea Luca nella spiegazione della parabola che fa seguire all’insegnamento del Padre nostro. Se Gesù insegna il Padre nostro, vuol dire che ciò che rendeva singolare la sua preghiera, e che i discepoli avevano colto, era l’intensità di intimità con quel Padre di cui custodiva i comandamenti, di cui annunciava la prossimità, di cui svelava il volto, di cui mostrava la verità nell’amore all’uomo e di cui suscitava la nostalgia in questo mondo. In questo senso, è assai significativa l’esplicitazione che fa Luca a proposito della bontà di Dio che dona a chi chiede: “quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!”. Riassume il chiedere nel domandare lo Spirito Santo. È come se dicesse: se chiediamo qualcosa è perché ci disponiamo al dono dello Spirito, il quale ci conduce alla verità del cuore nel suo bisogno di Dio. Si tratta della richiesta di fare esperienza in ogni cosa dell’amore di Dio per noi in modo che il cuore, come è stato tutto unito nel chiedere, rimane tutto unito nella comunione con il proprio Dio. E quando questo avviene, allora l’uomo non cerca il bene dagli uomini, ma lo offre loro, precedendoli. Vale in tutta la sua potenza, per il cuore, quel ‘Tu solo!’, come una sorgente in espansione. E commenterei: l’uomo non è più in adorazione di sé, ma sa ormai che la vita è conoscenza di Dio, adorazione di Lui solo.

Nella liturgia di oggi la profondità dell’insegnamento di Gesù è svelata dalla preghiera di intercessione di Abramo. La tradizione ebraica è unanime nel riconoscere ad Abramo la condivisione dei sentimenti di Dio tanto che sembra che il servo custodisca il senso dell’alleanza in favore di tutti i popoli in modo più sollecito dell’Altissimo. E in questo piace all’Altissimo. Negli antichi racconti su Abramo si fa notare che, quando un uomo prega con devozione, può star sicuro che la sua preghiera sarà esaudita, perché è detto: “Tu accogli, Signore, il desiderio dei poveri, rafforzi i loro cuori, porgi l’orecchio” (Sal 10,17). Nessuno ha pregato con tale fervore come Abramo: “Lontano da te agire in questo modo, il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te!”. Quando l’Altissimo vide come intercedeva perché non distruggesse il mondo, lo lodò: “Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia” (Sal 45,3).

Nella tradizione cristiana si sottolinea costantemente che ogni nostra richiesta a Dio, se non può essere ricondotta ad una domanda del Padre Nostro, non sarà esaudita. E tutte le richieste confluiscono in una sola, come la conclusione della spiegazione di Gesù mostra chiaramente: “… quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!”. Raramente abbiamo coscienza nella nostra preghiera che questa sia la domanda essenziale. Probabilmente, perché non abbiamo coscienza né dell’urgenza che ci agita dentro né della confidenza di cui ci è dato accesso.

La drammaticità della logica della preghiera (ottieni se chiedi, non necessariamente ciò che chiedi) è la drammaticità di una relazione d’amore, espressa proprio dalla preghiera di quel Giusto di cui viene detto: “Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì” (Eb 5,7-8). Quell’ esaudito non ha comportato il fatto di essere salvato dalla morte, ma il fatto di non essere vincolato dalla morte, per cui ha trovato vita nella morte e ha potuto farci dono della vita che non è più mortificabile.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura

Non si adiri il mio Signore, se parlo.

Dal libro della Gènesi

Gn 18,20-32

In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».

Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.

Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».

Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».

Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 137 (138)

R. Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:

hai ascoltato le parole della mia bocca.

Non agli dèi, ma a te voglio cantare,

mi prostro verso il tuo tempio santo. R.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:

hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.

Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,

hai accresciuto in me la forza. R.

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;

il superbo invece lo riconosce da lontano.

Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;

contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano. R.

La tua destra mi salva.

Il Signore farà tutto per me.

Signore, il tuo amore è per sempre:

non abbandonare l’opera delle tue mani. R.

Seconda Lettura

Con lui Dio ha dato vita anche a voi, perdonando tutte le colpe.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési

Col 2,12-14

Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.

Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,

per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!. (Rm 8,15bc)

Alleluia.

Vangelo

Chiedete e vi sarà dato.

Dal vangelo secondo Luca

Lc 11,1-13

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

“Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione”».

Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.

Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Parola del Signore.