Ottavo ciclo
Anno liturgico C (2024-2025)
Tempo Ordinario
XIV Domenica
(6 luglio 2025)
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Is 66,10-14c; Sal 65 (66); Gal 6,14-18; Lc 10,1-12.17-20
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La pace, che i discepoli sono mandati ad annunciare, è declinata dai due passi delle lettere di s. Paolo che oggi sono proclamati. Il canto al vangelo sintetizza Col 3,15-16: “E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza”. In questo capitolo Paolo descrive la natura della pace che abita il cuore dei discepoli. Parla dell’uomo nuovo che il discepolo è diventato, secondo le caratteristiche di un’umanità, tipica del Signore Gesù. L’uomo nuovo è un uomo dalle viscere di misericordia, con un sentire buono e benevolo, umile e mite, di pazienza dolce e larga con tutti, facendosi spalla l’uno all’altro, facendo grazia di sé a tutti come il Signore ha fatto grazia di sé a noi, ricco in amore. Di queste caratteristiche è fatta la pace di Cristo, di cui Paolo dice che la vince in ogni cosa perché non acconsente mai a separarsi dai propri fratelli: “E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo”. Il segnale per il cuore che quella pace lo abita è il continuo rendimento di grazie, il vivere grati per ogni cosa. E questo perché la parola di Cristo è stata accolta come la parola di verità del cuore.
L’altro passo paolino è quello della lettera ai Galati là dove Paolo dice come sia arrivato a godere della pace di Cristo: “Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14). L’espressione è potente perché dice che non c’è nulla nel mondo che sia preferibile all’amore di Gesù, di cui è stato investito e che in se stesso non c’è anelito che possa trovare soddisfazione al di fuori di quell’amore. In pratica dice che lui non dipende più da alcun bisogno e che resta comunque solidale con l’umanità di tutti.
Ebbene, di questo tipo è la pace che Gesù affida ai suoi discepoli perché l’annuncino e la portino al mondo. I particolari del brano evangelico sono inequivocabili. Gesù li invia due a due. Come possono annunciare la pace del Regno se non la fanno vedere come compiuta nella loro relazione fraterna? Come possono invitare a condividere insieme a loro la pace del Signore, che si fa nostro prossimo, se quella pace non è diventata radice di benevolenza tra loro, segno dello splendore di Dio in mezzo a loro?
Gesù li invita a pregare perché Dio non si stanchi di far grazia di sé attraverso coloro che hanno trovato nella pace del vangelo il riposo del loro cuore. Vuol dire che nell’annuncio del vangelo è Dio stesso che si approssima all’uomo e questo è il mistero che, se ha conquistato il cuore degli annunciatori, conquisterà anche quello degli ascoltatori. I discepoli diventano collaboratori di Dio (1Cor 3,9) all’opera di riconciliazione in atto nella storia, come dice Gesù: “Il Padre mio opera sempre e anch’io opero” (Gv 5,17). Opera appunto la riconciliazione in Gesù, nostra pace: “Egli infatti è la nostra pace” (Ef 2,14). In questo senso dobbiamo imparare a giudicare ogni cosa in base alla convergenza verso questo supremo scopo divino. Tra l’altro, imparare a diventare coscienti di questa realtà significa passare dal livello psicologico a quello spirituale, diventare compagni di Dio.
A missione compiuta, i discepoli tornano pieni di gioia. Gesù commenta la letizia dei discepoli a due livelli. Anzitutto, il demonio non ha più un potere superiore all’uomo. Cessa la sudditanza, anche se inizia la lotta, che si può vincere nel nome di colui che l’ha ormai detronizzato con l’annuncio evangelico: “è vicino a voi il regno di Dio”. La forza del nemico sta nell’intimorire, ma a chi non gli presta orecchio, perché ha la parola di Gesù ben piantata nel cuore, non fa alcun danno. Quindi formula la ragione vera della letizia: “i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Come a dire: non rallegratevi se avete potuto fare cose straordinarie, ma solo del fatto che potete stare nel sentire di Dio, benevolo verso tutti.
I discepoli impareranno col tempo l’estensione e la natura di quella letizia nel seguire il loro Maestro, che sta andando a Gerusalemme dove subirà la passione. E se ne faranno una ragione con quello che Gesù proclama subito dopo, anche se questi versetti sono stati omessi nella proclamazione evangelica odierna: “Ti rendo lode, o Padre … perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza” (Lc 10,21). È all’intimità di quella rivelazione che il discepolo attinge per fondare le ragioni di un vivere che si strutturano come radici di umanità nuova. E la sua forza sta tutta nella fiducia delle parole di Gesù: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc 12,32)! Non è conquista nostra, non attiva meccanismi di rivendicazioni o esibizioni, non comporta grandezze umane che dividono; solo una gratitudine immensa, uno stare solidali con i sentimenti di benevolenza di Dio per tutta l’umanità.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]
Io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace.
Dal libro del profeta Isaìa
Is 66,10-14c
Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa tutti voi che l’amate.
Sfavillate con essa di gioia
tutti voi che per essa eravate in lutto.
Così sarete allattati e vi sazierete
al seno delle sue consolazioni;
succhierete e vi delizierete
al petto della sua gloria.
Perché così dice il Signore:
«Ecco, io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la pace;
come un torrente in piena, la gloria delle genti.
Voi sarete allattati e portati in braccio,
e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò;
a Gerusalemme sarete consolati.
Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.
La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 65 (66)
R. Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!». R.
«A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini. R.
Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno. R.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R.
Seconda Lettura
Porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Gal 6,14-18
Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
La pace di Cristo regni nei vostri cuori;
la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. (Col 3,15a-16a)
Alleluia.
Vangelo
La vostra pace scenderà su di lui.
Dal vangelo secondo Luca
Lc 10,1-12.17-20
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Parola del Signore.