Ottavo ciclo
Anno liturgico C (2024-2025)
Tempo di Pasqua
VI Domenica di Pasqua
(25 maggio 2025)
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At 15,1-2.22-29; Sal 66 (67); Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29
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La liturgia di oggi predispone due piste di ricerca per accedere alla rivelazione della parola di Dio. Se partiamo dall’antica colletta, comprendiamo che la liberazione pasquale, che celebriamo nell’eucaristia per testimoniarla nella vita, è caratterizzata dalla letizia: “Dio onnipotente, fa’ che viviamo con rinnovato impegno questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto, per testimoniare nelle opere il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede”. La letizia, però, è per la comunione. Una letizia che non si traduca in ansia di comunione non risponde alla liberazione pasquale. La prima lettura mostra quella letizia in ansia di comunione alle prese con gli imprevisti della storia. I credenti provenienti dalla tradizione mosaica, pur accogliendo la fede in Gesù, temono di mancare alla santità di Dio non obbligando anche i fratelli provenienti dal paganesimo alle stesse leggi. La decisione apostolica ribadisce la fede di tutti: oramai c’è un unico popolo di salvati, circoncisi e incirconcisi e l’invito ai pagani sembra soltanto quello di non essere fonte di disagio per i fratelli circoncisi trovandosi alla stessa mensa. La liberazione è per la gioia e la gioia è per la comunione: questa è la dinamica pasquale.
Se partiamo dal canto al vangelo (‘Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui’), ci appare un altro scenario. Le parole di Gesù sono incentrate attorno alla questione della rivelazione del Messia. Rispondono alla domanda di Giuda, non l’Iscariota: “Come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?” (Gv 14,22). Giuda pensava che la manifestazione del regno si sarebbe dovuta imporre al mondo nel senso che la potenza di Dio avrebbe stabilito il suo regno vincendo tutti i nemici che fino a quel momento l’avevano avversato. Capisce però che Gesù dice altra cosa e per questo fa la domanda, che è la domanda messianica per eccellenza: come si rivelerà il regno di Dio? Come lo vedremo?
Noi potremmo domandarci: perché la manifestazione del Risorto non sarà ‘evidente’ a tutti? Perché la sua parola è una parola di amore e chi non accoglie quell’amore non può capire la sua parola. La sua parola cela la potenza di amore del Padre per gli uomini e soltanto quando gli uomini si decideranno ad ascoltarla (come un bambino ascolta sua mamma facendo quel che lei gli dice), la parola rilascerà la potenza che essa racchiude, potenza che costituisce la radice della comunione con tutti, perché a tutti quella parola è diretta.
La sottolineatura nelle parole di Gesù, però, è data dal fatto che, accogliendo la sua parola, si partecipa ad una intimità di vita; meglio, si condivide l’intimità di vita che corre tra il Padre e il Figlio nello Spirito, che proprio da Gesù ci è stato effuso e che proprio di Gesù ci fa vedere la verità di testimone dell’amore del Padre per gli uomini. Così la crescita spirituale sottende sempre un radicamento nell’intimità di un rapporto che permette ai cuori di schiudersi, di percepirsi nell’amore. In effetti, quando Gesù dice ‘mi manifesterò’, in realtà vuol dire, non solo che lo riconosceremo, ma che in lui l’umanità fiorisce nei suoi aneliti più profondi.
La condizione di possibilità perché ciò avvenga è svelata alla fine del brano, che nella versione CEI suona: “Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco” (Gv 14,30-31). L’espressione ‘contro di me non può nulla’, tradotta più letteralmente sarebbe: ‘in me non ha nulla’. Siccome in Gesù c’è solo l’amore del Padre e nulla della gloria del mondo, di cui il diavolo è detentore, per cui su di lui il diavolo non può esibire nulla, non ha dove far leva; potrà rovesciargli addosso tutto il male che vuole, ma non lo potrà deviare dal suo scopo, cioè non gli sottrarrà quell’amore che lo occupa tutto. Al contrario, suo malgrado, farà risplendere davanti a tutti quell’amore affascinando i cuori. Ecco la condizione per i discepoli: avere nel cuore solo il comandamento, vale a dire la parola d’amore del Padre che si riversa su tutto il mondo.
L’espressione è costruita allo stesso modo dell’altra che la richiama: ‘chi ha i miei comandamenti’ (v. 21), che noi traduciamo: ‘chi accoglie i miei comandamenti’. Quando un cuore è conquistato all’amore di Gesù, non facendo valere altro che i suoi ‘comandamenti’, ne conoscerà la potenza di vita e il demonio nulla potrà contro quell’amore.
Quello che risulta forse strano ai nostri occhi, proprio perché noi non abbiamo nel cuore solo i comandamenti di Gesù, è il fatto che la veridicità di quella esperienza in intimità non sia data nella relazione diretta con Gesù, ma nella relazione con il prossimo. In altre parole, la verità dell’amore per Gesù è data dall’osservanza del suo comandamento, che non riguarda lui direttamente, ma i nostri fratelli: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12). Come ci dicesse: giocate la vostra umanità come me, la vostra umanità sia piena come la mia perché nella nostra umanità una cosa sola è in gioco: la manifestazione della grandezza dell’amore del Padre per i suoi figli. Ecco di cosa deve parlare l’amore vicendevole: dell’eterno, sconfinato, immenso, luminoso, amore di Dio.
Così, la letizia pasquale, che è per la comunione, si radica appunto nell’azione dello Spirito Santo nei nostri cuori per renderci, con Gesù, testimoni dell’amore del Padre per tutti. Lo proclama il salmo responsoriale: “Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra” (Sal 66/67,6.8). L’ansia di comunione non si placa finché tutti i confini della terra avranno veduto la salvezza del nostro Dio: così è la chiesa, che vive della dinamica pasquale. Ma così è anche il nostro cuore, che attende di essere conquistato dall’amore in tutte le sue pieghe.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]
Prima Lettura
È parso bene, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie.
Dagli Atti degli Apostoli
At 15,1-2.22-29
In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati».
Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.
Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 66 (67)
R. Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.
Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. R.
Seconda Lettura
L’angelo mi mostrò la città santa che scende dal cielo.
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Ap 21,10-14.22-23
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
In essa non vidi alcun tempio:
il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello
sono il suo tempio.
La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l’Agnello.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. (Gv 14,23)
Alleluia.
Vangelo
Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,23-29
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Parola del Signore.