Ottavo ciclo
Anno liturgico C (2024-2025)
Tempo di Quaresima
Mercoledì delle Ceneri
(5 marzo 2025)
Gl 2,12-18; Sal 50 (51); 2Cor 5,20-6,2; Mt 6,1-6.16-18
Dice il libro del Siracide: “A chi si pente Dio offre il ritorno” (Sir 17,24). Il Talmud riporta, nel trattato Nedarim: «Sette fenomeni furono creati prima che il mondo fosse creato, e sono: la Torah, e il pentimento, il Giardino dell’Eden, e la Geenna, il Trono di Gloria, e il Tempio, e il nome del Messia… Il pentimento fu creato prima che il mondo fosse creato, come è scritto: “Prima che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra e il mondo, anzi, da eternità in eternità, tu sei Dio” (Sal 90,2), e subito dopo è scritto: “Tu fai tornare l’uomo alla contrizione, e dici: Ravvedetevi, figli degli uomini” (Sal 90,3)». Il che significa che Dio è Dio perché chiama al pentimento. In ebraico il pentimento è detto ‘ritorno’ perché la realtà del mondo è la realtà dell’amore di Dio che splende nel mondo. Se l’uomo non vede più quella realtà, allora pecca e siccome peccando, non prevale più la luce, allora il pentimento è ritornare alla luce dell’amore di Dio.
L’esortazione forte della quaresima alla conversione comporta un triplice movimento del cuore: “ritornate a me” (Gioele), “lasciatevi riconciliare con Dio” (s. Paolo), sulla base della condizione “imparate a rimanere nel segreto del cuore” (vangelo), dove splende la luce dell’amore di Dio.
Se si ritorna al racconto della creazione di Adamo, si comprende il senso profondo del rito delle ceneri. Quando Dio prese della polvere della terra, la plasmò e con il suo soffio la rese essere vivente. Nel salmo 50 si dice che Dio gradisce un cuore contrito. Il termine contrito, dal latino conterere, allude proprio a questo rendere polvere il cuore (la cenere dell’umiliazione). Quando il cuore non accampa più diritti, non rivendica più, allora, come polvere della terra, si presenta a Dio che lo plasma di nuovo e il nostro cuore rinasce capace di sentimenti nuovi, più umani e divini allo stesso tempo.
Il profeta Gioele ci fa sapere che non è possibile convertirsi al Signore senza spogliarsi delle vanità e illusioni del vivere quotidiano. Cercheremmo il Signore se potessimo soddisfarci con le nostre vanità e con i nostri soprusi? Ricordarci allora della nostra finitudine significa intravedere la possibile dignità della vita che scaturisce dall’incontro con il Dio vivente. In effetti, se impariamo a percepire il senso del mistero che viviamo, il cuore scoprirà nuove energie per viverlo fino in fondo e troverà finalmente quella gioia che cerca, nonostante non manchino i tormenti.
La prima parola della liturgia quaresimale suona: “Tu ami tutte le tue creature, Signore, e nulla disprezzi di ciò che hai creato; tu dimentichi i peccati di quanti si convertono e li perdoni, perché tu sei il Signore nostro Dio” (cfr. Sap 11,23-26, antifona d’ingresso). In questa professione di fede e di amore si innesta l’invito alla penitenza, tipica del tempo quaresimale. Salta agli occhi il contrasto tra l’austerità del cammino penitenziale quaresimale e la levità a cui la Chiesa esorta, sulla base delle parole di Gesù ai suoi discepoli: “E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta … Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto” (Mt 6,16.17). È il contrasto tra esteriorità e intimità. La conversione è il ritorno a un’intimità, a un percepire sempre più intensamente la presenza di quel Dio che ci ha amati e che ci chiama al Suo amore; è un imparare a vedere le cose a partire da questa intimità con Dio. Dove non c’è intimità, c’è soltanto scena, giocata all’interno e all’esterno. Se c’è scena, vuol dire che non si è ancora entrati nella camera segreta, dove lo splendore della presenza di Dio illumina e scalda. La penitenza ha lo scopo appunto di toglierci dalla scena.
Il brano evangelico descrive l’atteggiamento penitenziale in tre ambiti: elemosina, preghiera e digiuno. La dimensione negativa è stigmatizzata nell’ipocrisia, mentre la dimensione positiva risulta sottolineata dalla capacità di intimità e nel relazionarsi con il prossimo (l’elemosina, oltre che una sorta di restituzione, è un atto fraterno, una condivisione, un riconoscimento del prossimo come nostro fratello) e nel relazionarsi con Dio (la preghiera è abolizione del teatro, cioè del fare le cose per essere visti sia dagli altri che da se stessi; il digiuno serve come sostegno alla preghiera, all’agire interiore pulito e retto, contrassegnato dalla gioia del cuore che va incontro al proprio Dio e di conseguenza è libero di incontrare i suoi fratelli).
L’elemento che suggerisce meglio la corrispondenza dell’azione esteriore con l’intimità che concerne la conversione interiore del cuore è appunto la gioia, quel senso di levità, di non seriosità con cui si compiono le buone opere, lontani da quel dannato senso di importanza che ci diamo o da quell’ottuso bisogno di affermazione presso gli altri che ci divora. La ricompensa promessa non ha nulla a che fare con la paga dovuta al lavoro fatto; riguarda solo la rivelazione e la pienezza che gusta il cuore quando viene incontrato da Qualcuno, di cui porta il desiderio, quando si apre alla vita di una relazione che trasforma totalmente il suo modo di vedere e di sentire. Questo significa entrare nella camera segreta, dove abita il Padre e dove il Padre, che vede nel segreto, ricompensa.
Un altro aspetto della penitenza risulta dall’esortazione di Paolo ad essere collaboratori di Dio, collaboratori al mistero della riconciliazione, perché gli uomini possano fare esperienza dell’amore di Dio. Fare le opere davanti agli uomini significa privare gli uomini dell’occasione di porsi davanti a Dio. Fare le opere davanti a Dio significa porsi dentro questo mistero di riconciliazione con tutto il bisogno dei nostri cuori di essere perdonati e di scambiarsi il perdono vicendevolmente, come segno dell’amore di Dio arrivato fino a noi. Ogni tipo di penitenza gradita a Dio ci ottiene l’inserimento in questo mistero di riconciliazione, dove, per la verità dell’amore provato, non c’è più spazio per la scena, nemmeno in noi stessi.
Come suggerimento di preghiera quaresimale, riporto la preghiera di s. Efrem, che nella tradizione bizantina si ripete nove volte al giorno in quaresima. Da sottolineare la finale: la preghiera non finisce con la richiesta della carità, ma della coscienza del proprio peccato e con l’impegno a non ferire il prossimo, condizioni essenziali per non perdere la carità mai:
“Signore e Sovrano della mia vita, non darmi uno spirito di pigrizia, di dissipazione, di predominio e di loquacità. Dona invece al tuo servo uno spirito di purità, di umiltà, di pazienza e di carità. Sì, Re e Signore, fa’ che io riconosca i miei peccati e non giudichi mio fratello, poiché tu sei benedetto nei secoli. Amen”.
Buon cammino quaresimale a tutti.
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]
Prima Lettura
Laceratevi il cuore e non le vesti.
Dal libro del profeta Gioèle
Gl 2,12-18
Così dice il Signore:
«Ritornate a me con tutto il cuore,
con digiuni, con pianti e lamenti.
Laceratevi il cuore e non le vesti,
ritornate al Signore, vostro Dio,
perché egli è misericordioso e pietoso,
lento all’ira, di grande amore,
pronto a ravvedersi riguardo al male».
Chi sa che non cambi e si ravveda
e lasci dietro a sé una benedizione?
Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio.
Suonate il corno in Sion,
proclamate un solenne digiuno,
convocate una riunione sacra.
Radunate il popolo,
indite un’assemblea solenne,
chiamate i vecchi,
riunite i fanciulli, i bambini lattanti;
esca lo sposo dalla sua camera
e la sposa dal suo talamo.
Tra il vestibolo e l’altare piangano
i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano:
«Perdona, Signore, al tuo popolo
e non esporre la tua eredità al ludibrio
e alla derisione delle genti».
Perché si dovrebbe dire fra i popoli:
«Dov’è il loro Dio?».
Il Signore si mostra geloso per la sua terra
e si muove a compassione del suo popolo.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 50 (51)
R.Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. R.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. R.
Seconda Lettura
Riconciliatevi con Dio. Ecco ora il momento favorevole.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
2Cor 5,20-6,2
Fratelli, noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti:
«Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso».
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore. (Cf. Sal 94 (95),8ab)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vangelo
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Dal vangelo secondo Matteo
Mt 6,1-6.16-18
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Parola del Signore.