WORDPDF

Ottavo ciclo
Anno liturgico C (2024-2025)
Tempo Ordinario

VIII Domenica
(2 marzo 2025)


Sir 27,4-7; Sal 91 (92); 1Cor 15,54-58; Lc 6,39-45


Il brano di oggi illustra lo splendore del cuore del discepolo, in cui le beatitudini hanno fatto presa, attraverso un segno preciso: la parola. Il frutto di cui si parla è la parola, la parola rivela il cuore. Gesù prima racconta la parabola dei due ciechi che cadono nel fosso se non saranno guidati. E formula il principio: “Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro” (Lc 6,40). Poi aggiunge l’invito a non guardare al difetto, piccolo, del fratello senza aver prima considerato il difetto, grande, di noi stessi, se non si vuole essere ipocriti. Sul principio: “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (Lc 7,45).
Di quale bontà parla Gesù? Quella che deriva dall’imitazione di Dio: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo” (Lc 18,19). Gesù è il testimone per eccellenza della bontà di Dio per l’uomo; quindi, chi si muove come lui otterrà un cuore buono. Ma per muoversi come lui, occorre prima accoglierlo, riconoscerlo, dimorare in lui, riconoscersi in lui. Il buon tesoro del cuore è proprio lui, accolto, custodito. Ecco allora la prima deduzione: avere le parole di Gesù in cuore. Di sé Gesù dice: “Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita” (Gv 6,63). Le parole di spirito e vita sono le parole di misericordia e perdono; le parole di giudizio e condanna sono carne e morte.
Quando, invece, il cuore non si riconosce in colui che è il suo salvatore e il suo riposo, allora pesca in un falso tesoro, un tesoro illusorio, cattivo. Il primo segnale di questo pescaggio illusorio è l’ipocrisia, pretendere cioè di giudicare il fratello dall’alto, con la presunzione di ammantare di vesti splendide ciò che intrinsecamente è sgradito a Dio: voler correggere il fratello per il suo bene senza sincerarsi che quel bene faccia conoscere il Signore nella sua bontà.
L’ipocrisia è appunto l’atteggiamento di chi giudica in proprio senza rifarsi al suo maestro, senza voler seguire il suo maestro. Nel racconto di Giovanni della lavanda dei piedi nell’ultima cena, Gesù così spiega il suo gesto: “Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica” (Gv 13,15-17).
L’aspetto caratteristico del brano evangelico di oggi sta proprio nel collegare il frutto alla parola. Lo esprime anche il libro del Siracide: “Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore” (Sir 27,6). Da notare la precisione del collegamento, che fa memoria del racconto della creazione: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Gn 2,15). Non si fa riferimento solo alla natura dell’albero, ma anche al fatto della sua coltivazione. Così per il cuore. Un cuore coltivato nell’adorazione di Dio e nella gratitudine produce frutti buoni. Spiegherei così la natura del collegamento. In Gal 5,22 sono elencati i frutti buoni: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. La parola buona è quella che interpreta e comunica qualcosa di quei frutti.
Il salmo responsoriale, se interpretato nella luce della tradizione ebraica, fornisce un ulteriore significato alle parole di Gesù. Il salmo 91/92 è l’unico salmo in cui si annota che deve essere cantato in un certo giorno, cioè di sabato. Il Targum interpreta questo salmo come il canto del primo Adamo. E noi possiamo interpretarlo come il canto dell’ultimo Adamo, del nuovo Adamo, di Gesù, lui che è il vero albero buono che produce frutti buoni. Così, l’immagine dell’albero buono che produce frutti buoni e di quello cattivo che produce frutti cattivi, non è semplicemente una massima, un proverbio. È l’indicazione di un percorso, è rivelazione di una verità: se starete saldi in colui che ha avuto misericordia per voi, anche voi potrete usare misericordia ai vostri fratelli. E in questo, essere come il vostro Maestro, nulla di più. Esiste però titolo maggiore di gloria per il discepolo di Gesù? Avviene finalmente quello che il canto al vangelo proclama citando un passo della lettera ai Filippesi: “Risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita” (Fil 2,15d-16a). La luce di cui si parla non è luce propria, ma la luce della vita del Signore nostro Gesù Cristo, accolto nel cuore, capace di dare libertà, pace e gioia al cuore, generando le sue stesse parole di vita.
L’invito del salmo al rendimento di grazie indica l’atteggiamento che segnala la sincerità del cuore nei confronti di Dio e la libertà del cuore nei confronti dei fratelli: “È bello rendere grazie al Signore … annunciare quanto è retto il Signore, mia roccia: in lui non c’è malvagità” (Sal 91,2.16). Prima ancora che una certa parola, a rivelare i pensieri del cuore sarà il tono con cui la parola è rivolta ai fratelli, sarà la disposizione interiore profonda nella quale quella parola pesca. E se la disposizione interiore è quella che Gesù fa sentire con il lavare i piedi ai discepoli, allora vuol dire che il cuore ha accolto in dolcezza la misericordia di Dio per noi e tutte le parole che formulerà porteranno il profumo di quella misericordia. Non ci sarà più ombra di ipocrisia.


I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]

Prima Lettura
Non lodare nessuno prima che abbia parlato.

Dal libro del Siracide
Sir 27,4-7

Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti;
così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti.
I vasi del ceramista li mette a prova la fornace,
così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela i pensieri del cuore.
Non lodare nessuno prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Salmo 91 (92)

R. È bello rendere grazie al Signore.
È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte. R.

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio. R.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità. R.

Seconda Lettura
Ci ha dato la vittoria per mezzo di Gesù Cristo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
1Cor 15,54-58
Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
«La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?»
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.

Risplendete come astri nel mondo,
tenendo salda la parola di vita. (Fil 2,15d.16a)

Alleluia.

Vangelo
La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Dal vangelo secondo Luca
Lc 6,39-45
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

Parola del Signore.