Pentecoste

Anno liturgico A (2022-2023) – Solennità e feste – Pentecoste – (28 maggio 2023)

[…] le preghiere della chiesa, che hanno preceduto la festa, acquistano tutto il loro senso: “Venga su di noi, o Padre, la potenza dello Spirito Santo, perché aderiamo pienamente alla tua volontà, per testimoniarla con amore di figli” (colletta del lunedì); “Venga, o Padre, il tuo Spirito e ci trasformi interiormente con i suoi doni; crei in noi un cuore nuovo, perché possiamo piacere a te e cooperare alla tua volontà” (colletta del giovedì). Si realizza la promessa di Gesù: “Riceverete la forza dello Spirito Santo, che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni sino agli estremi confini della terra” (At 1,8), intendendo terra non solo in senso geografico ma spirituale, vale a dire in ogni circostanza, in ogni situazione, in ogni prova, in ogni afflizione interiore ed esteriore. E siccome si tratta di testimonianza della grandezza dell’amore del Padre nel nostro vivere quotidiano, come faremmo, se non riempiti e accesi del fuoco del suo stesso amore?

Ascensione del Signore

Anno liturgico A (2022-2023) – Solennità e feste – Ascensione del Signore – (21 maggio 2023)

L’immagine più potente, che definisce il senso dell’ascensione, mi sembra sia quella descritta da s. Ambrogio nel commento del salmo 23, dove, incalzanti, si susseguono le grida dei custodi delle porte celesti al vedere un uomo salire nel cielo: “Chi è questo re della gloria? … Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche ed entri il re della gloria”: “Angeli e arcangeli lo precedevano, ammirando il bottino fatto sulla morte. Sapevano che niente di corporeo può accedere a Dio e tuttavia vedevano il trofeo della croce sulla sua spalla: era come se le porte del cielo, che l’avevano visto uscire, non fossero più abbastanza grandi per riaccoglierlo. Non erano mai state a misura della sua grandezza, ma per il suo ingresso di vincitore occorreva una via più trionfale: davvero non aveva perso nulla ad annientarsi!”. Ecco: il senso dell’ascensione risiede in questo riportare l’umanità nella gloria di Dio.

VI Domenica di Pasqua

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo di Pasqua – VI Domenica di Pasqua – (14 maggio 2023)

Di sé Gesù dirà alla fine del capitolo 14: “…viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco” (Gv 14,30-31). Il diavolo eserciterà contro di me tutta la sua violenza cercando di piegarmi ai suoi voleri ma non otterrà nulla, anzi, resterà scornato e sconfitto. Il testo però dice espressamente: viene il principe di questo mondo e in me non ha nulla. Cercherà qualcosa di suo in me, ma non troverà nulla. Il diavolo cerca ciò che appartiene a questo mondo nei suoi valori di potere, prestigio, gloria, superiorità, ecc. ma di tutto questo nell’umanità di Gesù non c’è neppure l’ombra. In lui c’è solo ed esclusivamente tutto l’amore del Padre per noi. Gesù descrive il discepolo che ama lui e accoglie la sua parola alla stessa maniera perché dice: “Chi accoglie (letteralmente: ha) i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21).

V Domenica di Pasqua

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo di Pasqua – V Domenica di Pasqua – (7 maggio 2023)

Ecco il passaggio nevralgico. Il ‘dove’ è definito dalla risposta di Gesù a Tommaso, l’uomo ardente e con i piedi per terra: ma se non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via? L’impossibilità per i discepoli di capire è proprio data dal fatto di non collegare luogo e movimento. Il dove è una via, non è un posto. La via ha una valenza dinamica potente perché corrisponde alla direzione del movimento di riportare tutto al Padre. Il dove è il movimento in cui essere trascinati con Gesù nel dare testimonianza al mondo della grandezza dell’amore del Padre perché tutto torni a splendere proprio nel suo amore. Ecco perché Gesù non ha bisogno di chiedere ai suoi discepoli di dare la vita per lui. Lui trascina i suoi discepoli perché, in lui, diano la loro vita ai fratelli perché tutti conoscano l’amore di Dio. Ora, questo movimento non è che il movimento dell’emergere della verità dell’amore che prevale su tutto e l’amore non è che vita eterna, vita cioè non più soggetta ad alcuna mortificazione o confinamento o restrizione.