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Ottavo ciclo

Anno liturgico A (2022-2023)

Solennità e feste

Pentecoste

(28 maggio 2023)

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At 2,1-11;  Sal 103 (104);  1Cor 12,3b-7.12-13;  Gv 20,19-23

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Nella novena in preparazione alla Pentecoste, la preghiera della chiesa ha insistentemente chiesto per noi di poter aderire pienamente alla volontà del Padre, di trovarci conformi alla sua volontà, di trasformarci in tempio della sua gloria. L’assicurazione di Paolo ci ha accompagnati: “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5). Ecco il punto: l’effusione dello Spirito ha a che vedere con la volontà di bene di Dio per l’uomo perché se ne renda conto, ne resti conquistato e lo testimoni dovunque. E siccome la volontà di bene del Padre si è manifestata in tutta la sua potenza salvatrice con l’invio del Figlio, allora l’effusione dello Spirito ha a che fare con lo splendore dell’amore di Dio rivelato e testimoniato nell’umanità di Gesù.

Se si potesse riassumere in pochi cenni il mistero dell’effusione dello Spirito Santo, mi esprimerei così. Lo Spirito fa vivere ogni discepolo nella potenza della risurrezione con la vittoria dell’amore. La risurrezione di Gesù è la consacrazione dell’abbassamento del Figlio per far risplendere l’amore di Dio nel mondo. Ecco allora che le preghiere della chiesa, che hanno preceduto la festa, acquistano tutto il loro senso: “Venga su di noi, o Padre, la potenza dello Spirito Santo, perché aderiamo pienamente alla tua volontà, per testimoniarla con amore di figli” (colletta del lunedì); “Venga, o Padre, il tuo Spirito e ci trasformi interiormente con i suoi doni; crei in noi un cuore nuovo, perché possiamo piacere a te e cooperare alla tua volontà” (colletta del giovedì). Si realizza la promessa di Gesù: “Riceverete la forza dello Spirito Santo, che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni sino agli estremi confini della terra” (At 1,8), intendendo terra non solo in senso geografico ma spirituale, vale a dire in ogni circostanza, in ogni situazione, in ogni prova, in ogni afflizione interiore ed esteriore. E siccome si tratta di testimonianza della grandezza dell’amore del Padre nel nostro vivere quotidiano, come faremmo, se non riempiti e accesi del fuoco del suo stesso amore?

Se consideriamo il racconto di Giovanni, la Pentecoste coincide con la Pasqua. Gesù compare agli apostoli, riuniti a porte chiuse nel cenacolo, la sera di Pasqua. Offre loro il saluto pasquale per eccellenza: shalom, pace a voi. La pace sta in relazione con il mostrare le cicatrici delle ferite della passione, non solo per rimarcare che il risorto è proprio il crocifisso, ma per suggerire che la pace che annuncia è il frutto della passione. È una pace che scaturisce dal crogiolo dell’amore, di un amore così obbediente da consegnare se stesso senza ombra di rivendicazione. Di questa pace fa dono (l’aveva già proclamato nell’ultima cena: ‘vi do la mia pace non come la dà il mondo’) per la missione di cui investe i suoi discepoli, come lui a sua volta è stato investito dal Padre.

La fede in Gesù, che è gioia della sua presenza, vale in rapporto all’essere trovati nello stesso movimento di invio al mondo perché tutti conoscano la grandezza dell’amore del Padre. Proprio nella prospettiva di tale invio Gesù ‘soffia’ lo Spirito Santo. Il termine corrisponde al soffio dello Spirito all’inizio della creazione, per cui quel ‘soffiare’ equivale a ‘ricreare’, ridare la vita secondo la potenza divina di un amore che tutto ha conquistato. E in che cosa viene descritta questa potenza? Nel perdono dei peccati. È la presentazione più radicale del compito missionario evangelico: il perdono è la cifra storica della pace divina che tiene insieme tutto e tutti nell’amore di Dio. Lo Spirito è colui che disporrà e guiderà i discepoli alla realizzazione di questo supremo volere di Dio testimoniato da Gesù nella sua preghiera sacerdotale: che si faccia una cosa sola, tu in me e io in loro, perché tutti conoscano te! La preghiera della chiesa: “Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore” non è che l’invocazione pressante perché quel ‘volere’ di Dio si compia finalmente. Gesù abilita i discepoli a far arrivare a tutti la sua buona notizia e a far sì che tutti formino una sola famiglia alla mensa dell’amore di Dio. È la venuta del regno, secondo l’invocazione della preghiera del Padre Nostro.

La prima lettura invece riporta la descrizione di Luca dell’evento della Pentecoste. Il racconto va letto in filigrana con il racconto della torre di Babele quando gli uomini non si sono più capiti perché Dio ha confuso le loro lingue. Gli ebrei erano spaventati dalla potenza assira e si sono accorti che il principio del dominio universale, che l’impero assiro richiamava, non corrispondeva al piano di Dio per l’uomo. L’uomo sente la potenza dell’unità e della coesione, ma la gioca sul registro del dominio su tutti, secondo il principio di forza. Da ciò deriva schiavitù, non felicità. Quando, a Pentecoste, lo Spirito è effuso, assume la forma di lingue di fuoco a sottolineare che sarà lo Spirito dell’amore a realizzare quell’unità e quella coesione tra gli uomini attraverso l’armonia delle differenze, sul registro della comunione. Tutti, diversi tra loro, sentiranno la stessa cosa e tutti, nelle loro diversità, si troveranno uniti a lodare Dio per la stessa cosa. Se la Scrittura aveva fatto intervenire Dio a mettere scompiglio tra gli uomini in modo che non si capissero più, non è per invidia o gelosia, ma per significare che, se il tentativo di unità procede dalla forza, non si realizzerà mai quella comunione che corrisponde al progetto di Dio per l’uomo. Così, non viene condannato l’anelito all’unità, ma solo il modo perverso di realizzarla. La cosa non è scontata nemmeno oggi. Quante perversioni per raggiungere l’unità senza la comunione! Quello che solitamente si dice: comunione, non uniformità. Ma nelle differenze serpeggia la paura di essere da meno, di essere messi da parte, di essere prevaricati. Così si preferisce la menzogna di un’unità imposta piuttosto che la fatica di una comunione cercata.

Qui allora è bene ricordare le caratteristiche dell’azione dello Spirito Santo secondo la descrizione di Gesù, come ci ha promesso: ‘il Padre vi darà un altro Paraclito perché rimanga sempre con voi, egli vi insegnerà ogni cosa, vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto, vi guiderà a tutta la verità’. Lo Spirito è colui che non permetterà a nessuno di arrogarsi qualche diritto speciale sugli altri (quando l’uomo se l’arrogasse questo diritto, non è ‘spirituale’ e perciò perde in umanità e calpesta quella di tutti). È colui che custodirà nel cuore dei discepoli la potenza di salvezza delle parole di Gesù. È colui che farà in modo che ogni circostanza, soprattutto di afflizione o di persecuzione, si possa aprire all’esperienza dell’amore di Dio, tanto che niente e nessuno possa disperdere o mortificare il fuoco che ha acceso. È colui che, conoscendo la lingua della comunione, conoscerà tutte le lingue, potrà ascoltare tutti con benevolenza e custodire la dignità di tutti.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]

Prima Lettura  At 2,1-11

Dagli Atti degli Apostoli

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 103 (104)

R. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Benedici il Signore, anima mia!

Sei tanto grande, Signore, mio Dio!

Quante sono le tue opere, Signore!

Le hai fatte tutte con saggezza;

la terra è piena delle tue creature. R.

Togli loro il respiro: muoiono,

e ritornano nella loro polvere.

Mandi il tuo spirito, sono creati,

e rinnovi la faccia della terra. R.

Sia per sempre la gloria del Signore;

gioisca il Signore delle sue opere.

A lui sia gradito il mio canto,

io gioirò nel Signore. R.

Seconda Lettura  1Cor 12,3b-7.12-13

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo.

Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.

Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.

Sequenza

Vieni, Santo Spirito,

manda a noi dal cielo

un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,

vieni, datore dei doni,

vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,

ospite dolce dell’anima,

dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,

nella calura, riparo,

nel pianto, conforto.

O luce beatissima,

invadi nell’intimo

il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,

nulla è nell’uomo,

nulla senza colpa.

Lava ciò che è sórdido,

bagna ciò che è árido,

sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido,

scalda ciò che è gelido,

drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli,

che solo in te confidano

i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,

dona morte santa,

dona gioia eterna.

Vangelo  Gv 20,19-23

Dal vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».