Anno liturgico C – 2018 / 2019

L’uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio.
L’altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale. La vita nel tempo, infatti, è condizione basilare, momento iniziale e parte integrante dell’intero e unitario processo dell’esistenza umana. Un processo che, inaspettatamente e immeritatamente, viene illuminato dalla promessa e rinnovato dal dono della vita divina, che raggiungerà il suo pieno compimento nell’eternità (cf. 1 Gv 3, 1-2). Nello stesso tempo, proprio questa chiamata soprannaturale sottolinea la relatività della vita terrena dell’uomo e della donna. Essa, in verità, non è realtà «ultima», ma «penultima»; è comunque realtà sacra che ci viene affidata perché la custodiamo con senso di responsabilità e la portiamo a perfezione nell’amore e nel dono di noi stessi a Dio e ai fratelli.
La Chiesa sa che questo Vangelo della vita, consegnatole dal suo Signore, ha un’eco profonda e persuasiva nel cuore di ogni persona, credente e anche non credente, perché esso, mentre ne supera infinitamente le attese, vi corrisponde in modo sorprendente. Pur tra difficoltà e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore (cf. Rm 2, 14-15) il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l’umana convivenza e la stessa comunità politica.
[…] verità ricordata dal Concilio Vaticano II: «Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo». In questo evento di salvezza, infatti, si rivela all’umanità […] anche il valore incomparabile di ogni persona umana.
E la Chiesa, scrutando assiduamente il mistero della Redenzione, coglie questo valore con sempre rinnovato stupore e si sente chiamata ad annunciare agli uomini di tutti i tempi questo «vangelo», fonte di speranza invincibile e di gioia vera per ogni epoca della storia. Il Vangelo dell’amore di Dio per l’uomo, il Vangelo della dignità della persona e il Vangelo della vita sono un unico e indivisibile Vangelo.
È per questo che l’uomo, l’uomo vivente, costituisce la prima e fondamentale via della Chiesa.

S. Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 2.

INTERO ANNO LITURGICO

Monaci di Tibirine trucidati da estremisti musulmani

Maternità di Maria e della Chiesa. Maria madre di misericordia

La «donna vestita di sole» — rileva il Libro dell’Apocalisse — «era incinta» (12, 2). La Chiesa è pienamente consapevole di portare in sé il Salvatore del mondo, Cristo Signore, e di essere chiamata a donarlo al mondo, rigenerando gli uomini alla vita stessa di Dio. Non può però dimenticare che questa sua missione è stata resa possibile dalla maternità di Maria, che ha concepito e dato alla luce colui che è «Dio da Dio», «Dio vero da Dio vero». Maria è veramente Madre di Dio, la Theotokos nella cui maternità è esaltata al sommo grado la vocazione alla maternità inscritta da Dio in ogni donna. Così Maria si pone come modello per la Chiesa, chiamata ad essere la «nuova Eva», madre dei credenti, madre dei «viventi» (cf. Gn 3, 20).

EV, n. 103

Intero anno liturgico 2018-2019

Anno liturgico C (2018-2019) – Intero anno

L’intero anno liturgico dalla prima domenica di Avvento fino alla più recente, in sequenza cronologica.

 AVVENTO

Donna in preghiera in chiesa distrutta dai terroristi in medio oriente

Foto: famiglie sfollate nel Goutha orientale della Siria

La storia di Israele mostra quanto sia difficile mantenere la fedeltà alla legge della vita, che Dio ha inscritto nel cuore degli uomini e ha consegnato sul Sinai al popolo dell’Alleanza. Di fronte alla ricerca di progetti di vita alternativi al piano di Dio, sono in particolare i Profeti a richiamare con forza che solo il Signore è l’autentica fonte della vita. Così Geremia scrive: «Il mio popolo ha commesso due iniquità: essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate, che non tengono l’acqua» (2, 13). I Profeti puntano il dito accusatore su quanti disprezzano la vita e violano i diritti delle persone: «Calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri» (Am 2, 7); «Essi hanno riempito questo luogo di sangue innocente» (Ger 19, 4). E tra essi il profeta Ezechiele più volte stigmatizza la città di Gerusalemme, chiamandola «la città sanguinaria» (22, 2; 24, 6.9), la «città che sparge il sangue in mezzo a se stessa» (22, 3).

EV, n. 49

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IV Domenica T.A.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Avvento – IV Domenica – (23 dicembre 2018)

Siamo ormai prossimi alla festa del Natale e la liturgia oggi è tutto un invocare il compimento del ‘volere’ la nostra salvezza da parte di Dio. Non è l’uomo a muovere Dio, ma è il volere salvatore di Dio che investe l’uomo. Il salmo 79 riassume bene gli aneliti dei cuori: “Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci … Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna”. Quel ‘volere’ si rivela in un volto di cui godremo finalmente la vista. Quel Giusto, quel Salvatore, di cui si invoca la discesa contemporaneamente dall’alto e dalla terra, è colui che di sé dice entrando in questo mondo: “Ecco, io vengo per fare la tua volontà” (Eb 10,7).

III Domenica T.A.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Avvento – III Domenica – (16 dicembre 2018)

[…] quando Luca vuol descrivere la premura di Dio per gli uomini, non ha di meglio che narrare la parabola del figlio ritrovato, della pecorella e della dramma ritrovate (Lc 15) dove la rivelazione del cuore di Dio si fa evidente proprio attraverso la sua gioia per noi. Ciò vuol dire ancora che la nostra gioia non può derivare dalla nostra innocenza, perché davanti a Dio suonerebbe solo come una pretesa di giustizia.

II Domenica T.A.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Avvento – II Domenica – (9 dicembre 2018)

[…] l’invito del Battista non si riferisce primariamente alla decisione della conversione da parte dell’uomo, ma alla ragione che spinge l’uomo alla conversione: Dio ha deciso nella sua benevolenza di venire, di venire a consolare, di venire a salvare. Non ha richiesto alcuna condizione; lui ha deciso, lui nel suo amore, lui nel suo desiderio. Ed è proprio perché Giovanni Battista fa presagire quel desiderio di Dio nell’imminenza del suo compimento che suscita l’interesse dei fedeli e li muove a conversione.

I Domenica T.A.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Avvento – I Domenica – (2 dicembre 2018)

È caratteristico che il tempo liturgico si chiuda e si apra con il riferimento allo stesso brano evangelico. L’attesa del Signore che viene è considerata nella sua valenza escatologica (il Cristo glorioso che verrà come giudice alla fine della storia), nella sua valenza profetica (Gesù che entra nella storia con la nascita a Betlemme), nella sua valenza mistica (il Signore che nasce e cresce nei cuori). Al centro dell’Avvento sta la figura di ‘Colui che viene’, espressione che è sempre stata riferita al Messia, a Colui che avrebbe fatto vedere presente il Regno di Dio.

NATALE

Nella foto Paola Bonzi, fondatrice a metà anni ’80 del Centro aiuto alla vita del Mangiagalli di Milano

 

Anche per noi risuona chiaro e forte l’invito di Mosè: «Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male…; io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza» (Dt 30, 15.19).

[…] Ma l’appello del Deuteronomio è ancora più profondo, perché ci sollecita ad una scelta propriamente religiosa e morale. Si tratta di dare alla propria esistenza un orientamento fondamentale e di vivere in fedeltà e coerenza con la legge del Signore: «Io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme…; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità» (30, 16.19-20).

EV, n. 28

 

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Battesimo del Signore

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Battesimo del Signore – (13 gennaio 2019)

Con la festa del battesimo di Gesù si chiude il ciclo natalizio. L’Avvento si era aperto con l’invocazione del profeta: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19). I cieli si sono effettivamente squarciati lasciando ‘piovere il Giusto’ […] I cieli che si aprono non preludono ad una visione del mondo celeste, ma alla discesa sulla terra dei beni divini, beni che dovevano caratterizzare il popolo di Dio dell’era messianica, dei quali il principale è proprio lo Spirito Santo, effuso su tutti, attraverso quel Figlio che lo possiede in pienezza.

Epifania del Signore

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Epifania del Signore – (6 gennaio 2019)

Nella narrazione dei Magi che arrivano a Gerusalemme in cerca del re dei Giudei è presentato il conflitto che opporrà alle autorità ufficiali il vero re e salvatore del suo popolo. Colui che le guide della nazione si rifiutano di ricevere è adorato dalle nazioni; Colui che doveva essere noto a coloro che conoscevano le Scritture perché di lui le Scritture parlano viene rivelato a coloro ai quali, non potendo le Scritture parlare, parlano gli astri, messaggeri di Dio. Ogni cosa può agire da messaggero di Dio, se il nostro cuore sa guardare in alto.

Santa Famiglia

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Santa Famiglia – (30 dicembre 2018)

[…] il fatto che Gesù abbia avuto una famiglia non significa solo che Dio abbia voluto assumere la realtà umana della famiglia, ma ancor più che la famiglia nella sua realtà umana parla di Dio. Con tutti i misteri che comporta, per i figli e per i genitori, nella gamma delle situazioni drammatiche in cui si vive la vita, con la storia degli abbandoni, dei conflitti e delle riconciliazioni sperate e cercate.

Natale del Signore 2018

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Natale – Natale del Signore – (25 dicembre 2018)

La vigilanza, che la liturgia dell’avvento ci aveva insegnato ad assumere davanti al mistero del Signore che viene, ci ha affinato gli sguardi. Ora siamo pronti a vedere ciò che in realtà non è proprio visibile. Quale potenza mostra mai un Dio che si fa fragile e inerme bambino? Quali luci in un evento di cui nessuno sembra accorgersi, in una situazione di povertà e di totale discrezione?

 QUARESIMA

Immagine di Cristo crivellata dai proiettili in Siria

Nel Nord Uganda, c’è un Ospedale che rappresenta l’unica speranza di guarigione e di salvezza per milioni di persone: è il Lacor Hospital, una struttura capace di accogliere e curare ogni anno più di 250.000 pazienti.

In particolare, deve essere riconsiderato il ruolo degli ospedali, delle cliniche e delle case di cura: la loro vera identità non è solo quella di strutture nelle quali ci si prende cura dei malati e dei morenti, ma anzitutto quella di ambienti nei quali la sofferenza, il dolore e la morte vengono riconosciuti ed interpretati nel loro significato umano e specificamente cristiano.
Queste strutture e luoghi di servizio alla vita, e tutte le altre iniziative di sostegno e solidarietà che le situazioni potranno di volta in volta suggerire, hanno bisogno di essere animate da persone generosamente disponibili e profondamente consapevoli di quanto decisivo sia il Vangelo della vita per il bene dell’individuo e della società.
Peculiare è la responsabilità affidata agli operatori sanitari: medici, farmacisti, infermieri, cappellani, religiosi e religiose, amministratori e volontari. La loro professione li vuole custodi e servitori della vita umana.

EV, nn. 88-89

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Domenica delle Palme e della Passione del Signore

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Quaresima – Domenica delle Palme e della Passione del Signore – (14 aprile 2019)

Il crocifisso esprime la sua angoscia con le parole di fede del salmo, che poi assicura: “Tu mi hai risposto” (Sal 21,22). Il dramma è che l’uomo rinuncia radicalmente alla volontà di salvare se stesso, ma proprio per questa rinuncia si affida totalmente al suo Dio. Le stesse beffarde espressioni di coloro che sfidano Gesù sulla croce si riferiscono a questo intimo dramma: ha salvato altri, salvi ora se stesso, se è figlio di Dio! Ma Gesù, rinunciando a salvare se stesso, diventa appunto il testimone più assoluto dell’amore del Padre […]

V Domenica T.Q.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Quaresima – V Domenica – (7 aprile 2019)

La liturgia incastona la figura della donna adultera, perdonata, dentro una rete di allusioni della Scrittura che aiutano a comprendere cosa è avvenuto nel suo cuore. S. Agostino, commentando la finale di questo passo, che non viene riportato dalla maggioranza degli antichi codici e che non sembra conosciuto dalla tradizione patristica greca, riassume plasticamente la scena: “rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia”. Nello spazio di una ritrovata dignità, percepita più dal tono con cui Gesù le si rivolge che dalle parole che le rivolge […]

IV Domenica T.Q.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Quaresima – IV Domenica – (31 marzo 2019)

È chiaro che la comunione con il padre resta il segreto della felicità dei due figli. Il punto è esattamente questo: riuscire a stare solidali con il padre, con la sua premura e la sua angoscia per poter godere della sua gioia. Ed è lo stesso Gesù a rivelare a quale livello di intimità si situa il segreto della felicità nella comunione con il Padre: “Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie” (Gv 17,10), come esattamente il padre della parabola dice al figlio maggiore.

III Domenica T.Q.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Quaresima – III Domenica – (24 marzo 2019)

Agli occhi di Gesù non c’è situazione che possa giustificare il ritardo alla conversione, neanche davanti alle crudeltà della storia (vedi l’esempio dei Galilei uccisi da Pilato e degli altri periti in un incidente di vita quotidiana), per cui la sua risposta suona paradossale. È assurdo pensare che, se io sono risparmiato dal dolore, significa che ho Dio dalla mia parte! L’uomo non ha alcun potere su Dio e quindi è perfettamente inutile che cerchi di avere Dio dalla sua parte. Dio è già dalla sua parte…

II Domenica T.Q.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Quaresima – II Domenica – (17marzo2019)

A quale condizione possiamo essere ammessi alla visione? Solo chi dal fondo del cuore, nonostante le sue resistenze e confusioni, dice con il salmista: “Di te dice il mio cuore: Cercate il suo volto” potrà intuire l’esperienza dei tre discepoli sul monte della trasfigurazione. Qualcosa della bellezza di quel Volto ha ferito allora i cuori dei discepoli, come del resto ogni nostro cuore aspetta di esserne ferito. Intervengono gli occhi, ma sono guidati dagli orecchi: la contemplazione del Signore avviene nello spazio creato nel cuore dalla voce misteriosa di cui gli occhi ne vedono i contorni di bellezza.

I Domenica T.Q.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Quaresima – I Domenica – (10marzo2019)

Il diavolo fa la sua offerta. E si tratta dell’offerta di potere: conquistare gli uomini, ma assoggettandoli; servirsi di Dio piuttosto che servire Dio; conquistarli facendoli strabiliare. Il diavolo riconosce in qualche modo che Gesù è Figlio di Dio. “Se tu sei Figlio di Dio” significa: dato che tu sei Figlio di Dio, allora puoi … hai il potere di …. Quando gli offre la gloria del mondo, è consapevole che Gesù è inviato al mondo, ma il diavolo non conosce i segreti di Dio né desidera averne parte, per cui tratta Gesù da par suo ed è disposto a passare in sordina davanti al mondo, per bearsi del fatto che chi conquista il mondo riconosca che lo deve alla sua nefasta liberalità.

Mercoledì delle Ceneri

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo di Quaresima – Mercoledì delle Ceneri – (6 marzo 2019)

Il termine contrito, dal latino conterere, allude proprio a questo rendere polvere il cuore. Quando ci sentiamo afflitti, quando subiamo un’offesa o un’ingiustizia, quando subiamo una prova, senza ribellarci o adirarci, è come se il nostro cuore venisse pestato fino ad essere ridotto in polvere. È reso polvere quando non ha più diritti da avanzare, da rivendicare. Allora, come polvere della terra, Dio lo può plasmare di nuovo e il nostro cuore rinasce come essere nuovo, capace di sentimenti nuovi, più umani e divini allo stesso tempo.

PASQUA

Immagine di Cristo crivellata dai proiettili in Siria

La parrocchia di San Rafael, situata nella periferia di Asunción, ricorda le reducciones: al suo interno, non è strano incontrare bambini che escono dalla scuola “Pái Alberto”, malati terminali accuditi con amore nella “Casa Divina Providencia” o numerosi poveri assistiti dal “Centro de ayuda a la vida”. Tutte queste opere sono nate attorno alla figura di padre Aldo Trento, bellunese, in missione in Paraguay dal 1989.

Lui, che non era «venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10, 45), raggiunge sulla Croce il vertice dell’amore. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Ed egli è morto per noi mentre eravamo ancora peccatori (cf. Rm 5, 8).

In tal modo egli proclama che la vita raggiunge il suo centro, il suo senso e la sua pienezza quando viene donata.

La meditazione a questo punto si fa lode e ringraziamento e, nello stesso tempo, ci sollecita a imitare Gesù e a seguirne le orme (cf. 1 Pt 2, 21).

Anche noi siamo chiamati a dare la nostra vita per i fratelli realizzando così in pienezza di verità il senso e il destino della nostra esistenza.

EV, n. 52

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SOLENNITÀ E FESTE

via crucis al Colosseo

Foto: beata Chiara Badano

Anche nel momento della malattia, l’uomo è chiamato a vivere lo stesso affidamento al Signore e a rinnovare la sua fondamentale fiducia in lui che «guarisce tutte le malattie» (cf. Sal 103/102, 3). Quando ogni orizzonte di salute sembra chiudersi di fronte all’uomo — tanto da indurlo a gridare: «I miei giorni sono come ombra che declina, e io come erba inaridisco» (Sal 102/101, 12) —, anche allora il credente è animato dalla fede incrollabile nella potenza vivificante di Dio. La malattia non lo spinge alla disperazione e alla ricerca della morte, ma all’invocazione piena di speranza: «Ho creduto anche quando dicevo: “Sono troppo infelice” (Sal 116/115, 10); «Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito. Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba» (Sal 30/29, 3-4).

EV, n. 46.

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XXXIV Domenica T.O. – Cristo Re

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXXIV Domenica – Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo (24 novembre 2019)

Il giudizio della croce non parla dell’ingiustizia degli uomini, ma della giustizia di Dio. E la giustizia di Dio è esattamente quella che rende noi, indegni, degni dello splendore del suo amore a tal punto da farci partecipi di quella dinamica di amore da riversarla con lui sul mondo. Nel giudizio universale rappresentato da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, ai piedi della grande croce (e quasi a darle gambe perché muova incontro all’uomo) sta una piccola figura umana. Partecipa all’esaltazione della croce: due grandi angeli la reggono e lui – se ne vedono i piedi, uno scorcio del capo e le braccia – si stringe al cuore il dulce lignum. Un piccolo fragile uomo (buon ladrone, cireneo, ciascuno di noi) che si è imbattuto in quell’Uomo, l’ha riconosciuto Dio, gli si è affezionato: porta quindi il ‘giogo soave, il carico leggero’, nella prospettiva alta della felicità, la cui caparra è, qui e ora, la letizia dell’amore.

Tutti i Santi

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Tutti i Santi – (1° novembre 2019)

Il salmo responsoriale descrive la santità come una integrità: un uomo che ha mani (azioni), cuore (pensieri), bocca (parole), in perfetta sintonia è un uomo diventato capace di vedere la luce del primo giorno della creazione, la luce della santità di Dio che regge tutte le cose. Lo splendore di amore con cui Dio ha creato il mondo e nel quale lo mantiene si fa visibile all’uomo e la sua umanità lo riverbera.
Il vangelo mostra le finestre attraverso le quali quella luminosità si fa visibile con la proclamazione delle beatitudini.

Assunzione della Beata Vergine Maria

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Assunzione della Beata Vergine Maria – (15 agosto 2019)

In un inno anonimo del VII secolo, la prima esclamazione degli angeli nei riguardi della Vergine suona: “Ave, nutrimento della gioia degli uomini”, mentre gli antichi testi agiografici parlano della Vergine in rapporto ai fedeli come della Regina, della Madre del Signore, della loro sorella. La liturgia bizantina sottolinea il parallelo tra il parto verginale e l’assunzione gloriosa in questi termini: “Nel parto, hai conservato la verginità, con la tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o Madre-di-Dio. Sei passata alla vita, tu che sei Madre della vita e con la tua intercessione riscatti dalla morte le anime nostre”.

Corpus Domini

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Corpus Domini – (23 giugno 2019)

La liturgia collega il mistero dell’eucaristia all’affermazione di Gesù che è ‘pane disceso dal cielo’. Ora, quando Gesù si definisce pane vivo disceso dal cielo, non allude solo alla sua provenienza, ma alla dinamica di rivelazione che ha inaugurato. Il suo discendere rivela l’abbassamento di Dio per convincere l’uomo del suo amore, abbassamento che lo porterà alla morte e alla morte di croce. L’uomo però non ama abbassarsi, per quanto aspiri all’amore.

Santissima Trinità

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Santissima Trinità – (16 giugno 2019)

Se è Gesù che rivela compiutamente il desiderio di comunione con gli uomini da parte di Dio e compie il desiderio di comunione con Dio da parte degli uomini, allora ne deriva che la fonte della nostra dignità procede proprio dal fatto che Dio ha reso l’uomo degno dei suoi misteri.

Battesimo del Signore

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Battesimo del Signore – (13 gennaio 2019)

Con la festa del battesimo di Gesù si chiude il ciclo natalizio. L’Avvento si era aperto con l’invocazione del profeta: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19). I cieli si sono effettivamente squarciati lasciando ‘piovere il Giusto’ […] I cieli che si aprono non preludono ad una visione del mondo celeste, ma alla discesa sulla terra dei beni divini, beni che dovevano caratterizzare il popolo di Dio dell’era messianica, dei quali il principale è proprio lo Spirito Santo, effuso su tutti, attraverso quel Figlio che lo possiede in pienezza.

Epifania del Signore

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Epifania del Signore – (6 gennaio 2019)

Nella narrazione dei Magi che arrivano a Gerusalemme in cerca del re dei Giudei è presentato il conflitto che opporrà alle autorità ufficiali il vero re e salvatore del suo popolo. Colui che le guide della nazione si rifiutano di ricevere è adorato dalle nazioni; Colui che doveva essere noto a coloro che conoscevano le Scritture perché di lui le Scritture parlano viene rivelato a coloro ai quali, non potendo le Scritture parlare, parlano gli astri, messaggeri di Dio. Ogni cosa può agire da messaggero di Dio, se il nostro cuore sa guardare in alto.

Maria SS. Madre di Dio

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Maria SS. Madre di Dio – (1° gennaio 2019)

Nessuno meglio della Vergine Maria ha visto l’estensione e la profondità della benedizione di Dio sull’umanità […] (Num 6, 24-26). La benedizione può essere così intesa:
– che tu possa sentirti dentro confini di benevolenza, possa sentire alleata la vita e Padre tuo il tuo Dio
– che il volto del Signore si riveli al tuo cuore e faccia brillare il tuo volto del suo splendore
– possa fare esperienza del Suo perdono, del Suo farsi grazia a te e sentirti fortificato, imprendibile dal male, per il legame di intimità che ti nasconde nella Sua pace.
E così apparterrai al Suo amore, non desiderando altro se non di attrarre a questo amore tutto e tutti finché ci si possa riposare insieme nella Sua benedizione.

Santa Famiglia

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Santa Famiglia – (30 dicembre 2018)

[…] il fatto che Gesù abbia avuto una famiglia non significa solo che Dio abbia voluto assumere la realtà umana della famiglia, ma ancor più che la famiglia nella sua realtà umana parla di Dio. Con tutti i misteri che comporta, per i figli e per i genitori, nella gamma delle situazioni drammatiche in cui si vive la vita, con la storia degli abbandoni, dei conflitti e delle riconciliazioni sperate e cercate.

Immacolata Concezione

Anno liturgico C (2018-2019) – Solennità e feste – Immacolata Concezione – (8 dicembre 2018)

“Benedetto Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione …” proclama Paolo nell’esordio della sua lettera agli Efesini. Come non riferirlo prima di tutto alla Vergine Maria? Lei è la benedizione dell’umanità in cui tutti siamo benedetti perché da lei nasce il Benedetto che ci ha consolati, come la liturgia di tutto l’avvento proclama. In lei la benedizione si fa così concreta che prende addirittura corpo: da lei nasce il Salvatore, che costituisce la Benedizione di Dio sugli uomini, benedizione oltre la quale non c’è nulla da desiderare. E tutta la storia, pur nella sua drammaticità, non è mai abbandonata a se stessa perché da sempre, ‘prima della creazione del mondo’, quella benedizione la sovrasta, l’accompagna, la intride e la custodisce.

ORDINARIO

perseguiteranno anche voi

Paesaggio di colline italiane dove si ammira l’opera dell’uomo

Difendere e promuovere, venerare e amare la vita è un compito che Dio affida a ogni uomo, chiamandolo, come sua palpitante immagine, a partecipare alla signoria che Egli ha sul mondo: «Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”«(Gn 1, 28).
[…] come ricorda il libro della Sapienza: «Dio dei padri e Signore di misericordia… con la tua sapienza hai formato l’uomo, perché domini sulle creature che tu hai fatto, e governi il mondo con santità e giustizia» (9, 1.2-3). Anche il Salmista esalta il dominio dell’uomo come segno della gloria e dell’onore ricevuti dal Creatore: «Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare» (Sal 8, 7-9).
Chiamato a coltivare e custodire il giardino del mondo (cf. Gn 2, 15), l’uomo ha una specifica responsabilità sull’ambiente di vita, ossia sul creato che Dio ha posto al servizio della sua dignità personale, della sua vita […].
EV, n.42.

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XXXIV Domenica T.O. – Cristo Re

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXXIV Domenica – Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo (24 novembre 2019)

Il giudizio della croce non parla dell’ingiustizia degli uomini, ma della giustizia di Dio. E la giustizia di Dio è esattamente quella che rende noi, indegni, degni dello splendore del suo amore a tal punto da farci partecipi di quella dinamica di amore da riversarla con lui sul mondo. Nel giudizio universale rappresentato da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, ai piedi della grande croce (e quasi a darle gambe perché muova incontro all’uomo) sta una piccola figura umana. Partecipa all’esaltazione della croce: due grandi angeli la reggono e lui – se ne vedono i piedi, uno scorcio del capo e le braccia – si stringe al cuore il dulce lignum. Un piccolo fragile uomo (buon ladrone, cireneo, ciascuno di noi) che si è imbattuto in quell’Uomo, l’ha riconosciuto Dio, gli si è affezionato: porta quindi il ‘giogo soave, il carico leggero’, nella prospettiva alta della felicità, la cui caparra è, qui e ora, la letizia dell’amore.

XXXIII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXXIII Domenica (17 novembre 2019)

L’aspetto singolare del brano deriva dal contrasto tra i terrori annunciati e la fiducia inculcata, aspetto che la liturgia si premura di sottolineare. L’antifona d’ingresso canta con il profeta Geremia: “Io ho progetti di pace e non di sventura” (Ger 29,11); l’antica colletta: “Il tuo aiuto, Signore, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura”; l’antifona alla comunione: “Il mio bene è stare vicino a Dio, nel Signore Dio riporre la mia speranza”.

XXXII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXXII Domenica (10 novembre 2019)

Figli di Dio sono allora coloro che lo Spirito governa, coloro che si muovono sotto l’azione dello Spirito e l’unica perfezione desiderabile per l’uomo è appunto quella di lasciarsi penetrare fin nelle midolla da questo far grazia di sé da parte di Dio agli uomini, in Cristo, per la potenza del suo Spirito. Come dice stupendamente s. Francesco, sintesi dell’intera Tradizione: “ciò che devono desiderare sopra ogni cosa è di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione”.

XXXI Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXXI Domenica (3 novembre 2019)

Quando diciamo nella colletta: “… porta a compimento ogni nostra volontà di bene…” è come se domandassimo: fa’ che il bene che operiamo si risolva nella visione di te. Desiderare il bene non comporta solo il fatto di muoversi a farlo, ma di farlo in modo tale che si riveli al nostro cuore il Volto di Dio. Fare il bene comporta sempre un incontrare il nostro Dio, che vuole la salvezza di tutti. Così, quando Gesù arriva sotto l’albero dove è salito Zaccheo e lo invita a riceverlo nella sua casa, in realtà non è Gesù che va nella casa di Zaccheo, ma Zaccheo che viene nella casa di Gesù. Avviene come per l’Eucaristia: ci avviciniamo all’altare per mangiare il Corpo del Signore, ma in realtà è lui che mangia noi, che ci assimila a sé.

XXX Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXX Domenica (27 ottobre 2019)

L’insegnamento della parabola emerge in tutta la sua portata se mettiamo a confronto la preghiera del fariseo con quella che Gesù innalza al Padre al ritorno dei discepoli da una missione di predicazione: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25). Almeno tre sono le differenze vistose: la preghiera di Gesù prorompe da un’intimità goduta, esprime solidarietà con Dio e con gli uomini, celebra Dio e non l’uomo. Quella del fariseo è appiattita sull’esteriorità esibita, fa rimarcare la separazione, celebra l’uomo e non Dio. Se nella preghiera di Gesù Dio è benedetto come Padre, in quella del fariseo, la caratteristica che manca, è proprio la proclamazione della sua paternità.

XXIX Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXIX Domenica (20 ottobre 2019)

L’invito a pregare senza interruzione, che Luca esprime con gli stessi termini che usa san Paolo nelle sue lettere (si veda in particolare il passo di 1Ts 5,17), mira a sostenere lo sguardo dell’uomo oltre la cronaca, oltre il visibile, oltre le apparenze, per cogliere il mistero dell’amore di Dio, mai scontato per il cuore dell’uomo. Al ‘sempre’ dell’invito alla preghiera è per forza di cose abbinato il timore dello scoraggiamento, che si esprime con la domanda/lamentela/grido: ma perché Dio non interviene, non si fa sentire?

XXVIII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXVIII Domenica (13 ottobre 2019)

“In ogni cosa rendete grazie: questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”. Vale a dire: se rendete grazie in ogni cosa, allora siete attenti all’appello di Dio, all’invito del suo cuore, che è quello di farci fare esperienza della sua volontà di benevolenza nei nostri riguardi attraverso gli eventi della nostra vita, che così diventa storia sacra, storia dell’incontro dei nostri affetti, di noi e di Dio; benevolenza, che si è manifestata in Gesù, di cui siamo chiamati a vedere il Volto e nella cui compagnia siamo invitati a camminare. A dire il vero, al rendere grazie Paolo unisce l’essere sempre lieti e il pregare ininterrottamente. Le tre cose insieme segnalano che il cuore ha presagito la presenza del suo Salvatore, che l’ha riconosciuto e al quale volgerà tutto il suo desiderio.

XXVII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXVII Domenica (6 ottobre 2019)

Per questo il profeta contrappone la mancanza di fede all’animo non retto. Il salmo invece descrive questa ‘non rettitudine’ come ‘durezza’ di cuore. È la lezione che hanno imparato per esperienza i nostri padri. Isacco Siro contrappone la mancanza di fede che genera orgoglio, alla fede a cui segue l’umiltà, da Dio viene la misericordia mentre dalla mancanza di fede la paura, tutto ciò che si muove in noi proviene da una di queste due ragioni: o dalla durezza di cuore o dalla fede in Dio.

XXVI Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXVI Domenica (29 settembre 2019)

La parabola di oggi illustra in negativo quello che la parabola dell’amministratore disonesto illustrava in positivo: “Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’ essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne”. La costatazione di fondo può essere riassunta così: il povero ha bisogno del ricco in vita, il ricco ha bisogno del povero in morte. Guai a non accorgersi di questo bisogno!

XXV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXV Domenica (22 settembre 2019)

[…] invece di consacrare la vita ai beni, consacrerà i beni alla vita e ciò avverrà nella disponibilità a condividerli. In particolare, la scaltrezza si giocherà sul fatto che, non potendo rabbonire direttamente il padrone perché l’ammanco sarà risultato insolubile, si cercherà di carpire la sua lode con il condonare i debiti ai compagni. La parabola può essere letta come un’illustrazione della richiesta del Padre Nostro: ‘rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori’. La scaltrezza della santità sta non nel fatto di rispondere davanti alle proprie mancanze con il tentativo, impossibile, data l’ampiezza dell’ammanco, di saldare i propri debiti, bensì nel fatto di condonare i debiti altrui per trovare ancora il favore del padrone.

XXIV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXIV Domenica (15 settembre 2019)

Gesù non si cura degli angeli (le 99 pecore al sicuro, secondo l’interpretazione dei Padri) ma va in cerca dell’uomo peccatore e la sua gioia sta proprio nel farsi carico dell’uomo che ha ritrovato tanto da condividerla con gli angeli. Gesù non può disinteressarsi della sua immagine che struttura il cuore dell’uomo (la moneta che porta l’effigie del re) tanto da darsi pena per ciascuno di noi finché quell’immagine possa tornare al suo splendore.

XXIII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXIII Domenica (8 settembre 2019)

“Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me” indica chiaramente dove sta il nesso di valore. Non si tratta semplicemente di portare la croce, ma di portarla nello stesso cammino di Gesù; non si tratta di resistere alle afflizioni di ogni genere, ma di viverle nell’ottica della testimonianza di Gesù per far risplendere l’amore di Dio. Non è il dolore ad essere redentivo, ma l’apertura all’amore di Dio che rende redentivo lo stesso dolore.

XXII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXII Domenica (1° settembre 2019)

E l’umiltà non consiste nel farsi piccolo per essere riconosciuto poi (sarebbe una furbizia raffinata!), ma piuttosto nel vedere così grande l’invito alla vita da non sentirsene neppure degno. Non mi faccio piccolo ora per essere esaltato dopo, ma sono piccolo perché troppo grande è il dono ricevuto. Più mi sento piccolo, più vuol dire che colgo la grandezza di colui che mi invita. È questo l’atteggiamento che apre le porte dei cieli, che attira all’anima i doni celesti, i doni della vita in abbondanza, di cui il banchetto è l’immagine.

XXI Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXI Domenica (25 agosto 2019)

Il Regno non si impone, non è evidente, non è scontato (cfr. Lc 17,21; Gv 14,22), soltanto i violenti se ne impadroniscono (cfr Mt 11,12), soltanto cioè coloro che alle preferenze di Dio non sostituiscono le proprie, ai pensieri di Dio non sostituiscono i propri, alla misericordia di Dio non oppongono la loro giustizia. E per questo Gesù dice: “Sforzatevi”. Acconsentite, cioè, alla forza dello Spirito.

XX Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XX Domenica (18 agosto 2019)

In riferimento all’azione del ‘fuoco divorante’ Gesù mette in guardia contro una visione irenica della vita del discepolo: “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione” (v. 51). Se il fuoco di Dio distrugge le divisioni nel nostro cuore, allora vuol dire che il cuore non deve più temere le altre divisioni, sebbene dolorose e non volute. Non è possibile tenere insieme tutto. E il cuore deve sentire che, per restare compatto in ciò che ha di più essenziale, non può disperdere tale compattezza in ciò che risulta meno essenziale o addirittura occasionale. È un discorso duro e non per nulla Gesù parla anche di essere venuto a portare la spada, simbolo appunto delle divisioni. Ma è inevitabile. È la legge dell’amore, del fuoco che arde dentro. L’esperienza ci farà capire fino in fondo che solo così viene salvaguardata la libertà e la gratuità dell’amore. Come a dire: la carità non equivale ad una buona intesa; è disposizione al martirio. Lo è stato per Gesù, lo sarà di noi. Ed è una legge di vita.

XIX Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XIX Domenica (11 agosto 2019)

La vigilanza evangelica è in rapporto ad altro. Se al Padre è piaciuto darci il suo regno nel Figlio che lo rivela, allora tutto va giudicato in funzione di quella verità. E tanto più quella verità parla al cuore, tanto più il cuore vivrà di quella verità. Come a dire: tanto più il cuore vedrà la bellezza del Figlio di Dio, tanto più la vedrà nei figli degli uomini per cui si metterà a servirli.

XVIII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XVIII Domenica (4 agosto 2019)

L’uomo cerca i beni di questo mondo per vivere bene, ma – ricorda Gesù – il vivere bene non dipende dai beni di questo mondo. […] Non si tratta però di scegliere tra la povertà evangelica e la ricchezza, ma tra l’avidità e la solidarietà: “Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio”. Ecco la domanda meglio posta: come arricchire davanti a Dio? I beni di questo mondo, di cui abbiamo assoluto bisogno per vivere, portano vita se ci fanno arricchire presso Dio, ci rimandano cioè alla confidenza in Lui e alla solidarietà in umanità perché Lui sia benedetto come Padre di tutti. […] Riusciamo ancora a sognare cosa possa comportare l’invito: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo” (Mt 25, 34)?

XVII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XVII Domenica (28 luglio 2019)

Se Gesù insegna il Padre nostro, vuol dire che ciò che rendeva singolare la sua preghiera era l’intensità di intimità con quel Padre di cui custodiva i comandamenti, di cui annunciava la prossimità, di cui svelava il volto, di cui mostrava la verità nell’amore all’uomo e di cui suscitava la nostalgia in questo mondo.

XVI Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XVI Domenica (21 luglio 2019)

Abramo si era lamentato con Dio perché, appena circonciso, dolorante, non avrebbe potuto soddisfare il comandamento dell’ospitalità e allora Dio stesso decide di fargli visita. La figura di Maria ai piedi di Gesù apre alla stessa visione. Ma quella visione è percepibile se il cuore avverte la natura del suo ascoltare, tutto teso a godere la verità dell’amore del suo Dio che la nutre e la ristora. Così, la sua figura è figura di ogni discepolo, la figura di ogni lettore/ascoltatore della Parola di Dio. Corrisponde all’invito di Gesù: “cercate invece, anzitutto, il regno di Dio” (Mt 6,33); “cercate piuttosto il suo regno”, Lc 12,31). Quell’anzitutto, per prima cosa, piuttosto corrisponde al “di una cosa sola c’è bisogno”, una cosa sola è necessaria.

XV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XV Domenica (14 luglio 2019)

Ogni parabola è un’illustrazione dell’agire di Dio, una raffigurazione dei sentimenti e dell’agire di Gesù, venuto a rivelare l’amore di Dio agli uomini. Il buon samaritano è Lui stesso, che ha lasciato le 99 pecore (gli angeli) al sicuro ed è venuto a cercare la pecora (l’uomo) perduta. Così, l’agire in compassione fa ereditare la vita eterna perché assimila a Dio, rende simili al Cristo e ne svela al nostro cuore la bellezza. L’esito del comandamento dell’amore al prossimo non è semplicemente di far star bene il prossimo, se possibile, ma di ottenerci la rivelazione del volto di Dio, compimento dei desideri del nostro cuore.

XIV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XIV Domenica (7 luglio 2019)

Atanasio collega l’aspetto terribile dell’agire di Dio nei confronti degli uomini: “come è ineffabile la tua incarnazione!”. Agostino si fa interprete dell’invito ‘Venite’ suggerendo: “Non insultate quanti sono fuori dalla Chiesa: Dio può farli entrare”. Origene insiste sull’insondabilità dei pensieri di Dio a favore degli uomini: “Tutto ciò che l’uomo potrà dire, non assomiglia ai pensieri di Dio: questi lo riempiono di stupore”.

XIII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – VIII Domenica (3 marzo 2019)

Quando Gesù, in un crescendo di espressioni perentorie che illustrano le condizioni per seguirlo, afferma: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio” rivela una grande verità per il cuore dell’uomo. L’uomo, è vero, non è degno del Regno, ma adatto, sì. Il che significa che la misura del cuore dell’uomo è proprio il Regno. Il dramma dell’uomo consiste proprio in un giudizio cattivo su di sé, che nasconde un cattivo giudizio su Dio: non ci si ritiene adatti ai misteri di Dio (si veda At 13,46)! E quando l’uomo non accoglie umilmente questa verità si fa violenza e la eserciterà su tutti; sarà in preda del tormento della morte e il mondo è prostrato dagli effetti di tale tormento.

VIII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – VIII Domenica (3 marzo 2019)

Il brano di oggi segue l’illustrazione del criterio di discernimento del bene che Gesù ha appena spiegato: quale grazia devono mostrare i discepoli nel loro agire? Il loro agire dove deve pescare? Cosa deve far splendere? Gesù racconta la parabola dei due ciechi che cadono nel fosso se non saranno guidati. E formula il principio: “Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro” (Lc 7,40). Poi aggiunge l’invito a non guardare al difetto, piccolo, del fratello senza aver prima considerato il difetto, grande, di noi stessi, se non si vuole essere ipocriti. Sul principio: “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (Lc 7,45).

VII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – VII Domenica (24 febbraio 2019)

Gesù continua a parlare ai suoi discepoli illustrando la potenza e l’estensione della dinamica che l’incontro con lui ha messo in moto. Fa vedere la qualità di vita per coloro che possono godere della beatitudine loro promessa perché ‘ascoltano’, non semplicemente odono, ma lasciano entrare in cuore le parole ascoltate aderendovi.

VI Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – VI Domenica (17 febbraio 2019)

Nei termini delle beatitudini, la parola di Gesù si può intendere: chi cerca la sua felicità senza che la Mia gioia lambisca il suo cuore resterà nella fame e nel pianto; chi vuole a tutti i costi la sua felicità, solo calcolando come una eventuale aggiunta il dono della Mia gioia, finirà per trovarla traditrice e si troverà ingannato dai suoi fratelli e perderà la sua integrità. Perché la felicità di cui parla Gesù, quella alla quale anela profondamente, sebbene con mille contraddizioni, il nostro cuore, ha a che fare con la scoperta della prossimità di Dio che in Gesù rivela tutto il suo mistero di amore e accondiscendenza per noi e che sana i nostri cuori.

V Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – V Domenica (10 febbraio 2019)

Dal racconto degli altri vangeli sembra che Gesù chiami i suoi apostoli come all’improvviso, semplicemente invitandoli a seguirlo. Luca invece si premura di indicare la circostanza in cui tale chiamata avviene. Pietro e i suoi compagni già conoscevano Gesù, lo ritenevano ‘il Maestro’, ma continuavano a fare la loro vita di sempre. In questa occasione succede qualcosa di assolutamente straordinario. Non mi riferisco solo al miracolo della pesca, ma a quello che avviene nel cuore dei futuri apostoli, tanto da indurli a: “lasciarono tutto e lo seguirono”.

IV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – IV Domenica (3 febbraio 2019)

Accogliere la potenza di salvezza è farsi toccare dall’amore di Dio, come dirà s. Giovanni nella sua prima lettera: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1Gv 4,19). Senza essere mossi a questo amore e da questo amore, la parola proclamata, che di quel mistero è cifra, resta impenetrabile, anzi, suscita fastidio quando non indifferenza. È esattamente il caso degli ascoltatori di Nazaret.

III Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – III Domenica (27 gennaio 2019)

Nel racconto di Luca Gesù, dopo il battesimo al Giordano, pieno di Spirito Santo, viene sospinto nel deserto per esservi tentato e ritorna in Galilea con la potenza dello Spirito. Gesù si presenta come colui cui, avendo vinto il maligno, avendo cioè accettato di condursi come Messia secondo i segreti di Dio, può applicarsi la profezia di Isaia che esprimeva tutta la benevolenza di Dio per il popolo. Gesù si presenta come l’Inviato, capace di dare compimento alle promesse di Dio.

II Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – II Domenica (20 gennaio 2019)

Giovanni usa il termine ‘segno’ e non ‘miracolo’ in riferimento ai gesti simbolici di Gesù per indicare che in lui ha luogo l’evento escatologico, il compimento delle promesse di Dio. Il lettore del vangelo sa che verrà introdotto all’esperienza degli apostoli: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14).