Pentecoste

Anno liturgico B (2020-2021) – Tempo di Pasqua – Pentecoste – (23 maggio 2021)

Aveva parlato in modo velato e poi si era spiegato, tanto che gli apostoli avevano concluso: adesso capiamo, adesso crediamo! E lui: ma se tra qualche ora mi lascerete solo e vi disperderete! La cosa strana è che proprio per quell’eventualità lui aveva parlato. E proprio perché aveva tenuto conto di quella eventualità le sue parole sono così rivelative. In sostanza Gesù dice: se prima, quando ero con voi, io stesso vi custodivo, ora, che me ne vado, sarà lo Spirito a custodirvi. Quello che ho fatto io, lo farà anche lui, vale a dire: custodirvi dal maligno in modo che non vi inganni e vi attiri nella sua orbita (intelligenza della parola); mostrarvi la grandezza dell’amore del Padre (fede in Gesù); disporvi, stando uniti a me, a mostrare a tutti quell’amore (amore vicendevole).

Ascensione del Signore

Anno liturgico B (2020-2021) – Tempo di Pasqua – Ascensione del Signore – (16 maggio 2021)

L’immagine più potente, che definisce il senso dell’ascensione, mi sembra sia quella descritta da s. Ambrogio nel commento del salmo 23, dove, incalzanti, si susseguono le grida dei custodi delle porte celesti: “Chi è questo re della gloria? … Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antichi ed entri il re della gloria”: “Angeli e arcangeli lo precedevano, ammirando il bottino fatto sulla morte. Sapevano che niente di corporeo può accedere a Dio e tuttavia vedevano il trofeo della croce sulla sua spalla: era come se le porte del cielo, che l’avevano visto uscire, non fossero più abbastanza grandi per riaccoglierlo. Non erano mai state a misura della sua grandezza, ma per il suo ingresso di vincitore occorreva una via più trionfale: davvero non aveva perso nulla ad annientarsi!”.

VI Domenica di Pasqua

Anno liturgico B (2020-2021) – Tempo di Pasqua – VI Domenica di Pasqua – (9 maggio 2021)

Gesù parla di amore, gioia e comandamento, ma nei versetti 9,10 e 11, si legge una specificazione singolare. “Rimanete nel mio amore”, in greco: nell’amore quello mio; “perché la mia gioia sia in voi”, la gioia quella mia; “questo è il mio comandamento”, il comandamento quello mio. È come se il testo volesse insistere sulla natura, sulla qualità di quell’amore, di quella gioia e di quel comandamento. Se Gesù intesse il suo discorso su tre come, è perché allude a ciò che lo caratterizza in proprio. Evidentemente il come non ha valore di paragone, quasi Gesù volesse additarci lui come esempio in modo da raggiungere l’uguaglianza di intensità con lui nell’amore. Sarebbe oltremodo presuntuoso per noi uomini. Non esprime uguaglianza, ma ragion d’essere, identità di movimento, natura del movimento. Gesù riferisce tutto al Padre, come se dicesse: tutta la compiacenza che il Padre ha posto su di me (si pensi al battesimo e alla trasfigurazione), io l’ho posta su di voi. Voi, in me, siete chiamati a entrare sotto questa compiacenza e a goderne i benefici. Tale compiacenza dura dall’eternità e lungo tutta la storia.

V Domenica di Pasqua

Anno liturgico B (2020-2021) – Tempo di Pasqua – V Domenica di Pasqua – (2 maggio 2021)

“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). In rapporto a cosa vale quel ‘fare’? La preghiera dopo la comunione sembra suggerire la direzione in cui guardare: “fa’ che passiamo dalla decadenza del peccato alla pienezza della vita nuova”. Tre i termini significativi: vita, nuova, pienezza. Quando Gesù si paragona alla vite e paragona noi ai tralci allude all’evento pasquale che aveva indicato poco prima, parlando ai discepoli della sua dipartita e del suo ritorno: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv 14,3). Quella vita, che lui ha donato e che diventa in noi radice di vita nuova perché ci fa partecipi della sua, è piena nel senso che non è più mortificabile da nulla. Vale a dire: l’amore del Padre, che Gesù ha fatto splendere nella e con la sua vita, viene immesso in noi in modo da essere anche noi inviati al mondo per mostrarlo nel suo splendore, stando radicati in Gesù.

IV Domenica di Pasqua

Anno liturgico B (2020-2021) – Tempo di Pasqua – IV Domenica di Pasqua – (25 aprile 2021)

“Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. […] allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto” (1Cor 13,12). È la tensione di intelligenza delle Scritture e della vita intera, oltre ogni psicologia o psichismo: conoscere come si è conosciuti. In altre parole, ciò che il paradiso svelerà sarà questo: un’esplosione di umanità allorquando tutto sarà visto percorso da questa abbondanza di amore, e precisamente in tutto ciò in cui si è espressa la nostra vita. Non solo tutto sarà consumato nell’amore ma che tutto è stato intriso di questo amore.

III Domenica di Pasqua

Anno liturgico B (2020-2021) – Tempo di Pasqua – III Domenica di Pasqua – (18 aprile 2021)

La dinamica segreta svelata risulta essere questa: se il cuore non arde non si apre. È la percezione di calore del cuore che dà intelligenza di ciò che viene detto. È costante l’annotazione della tradizione: senza fuoco le Scritture restano chiuse. Ascoltare senza sentir ardere il cuore non farà aprire nessuna porta. Luca usa lo stesso verbo ‘aprire’ per l’azione di Gesù tanto nei confronti delle Scritture, come i due discepoli ricordano commossi, quanto nei confronti della mente dei discepoli, come la fine del brano riporta: “Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture” […] Ciò significa che il segreto desiderio e del cuore e delle Scritture è sempre lui […] Vuol dire che sia il cuore che le Scritture non aspirano ad altro se non all’esperienza dell’amore di Dio.