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Ottavo ciclo

Anno liturgico C (2024-2025)

Tempo di Pasqua

Pentecoste

(8 giugno 2025)

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At 2, 1-11;  Sal 103 (104);  Rm 8, 8-17;  Gv 14, 15-16. 23-26

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L’antifona di ingresso della messa vigiliare di Pentecoste definisce la fede in Gesù come un’esperienza di amore nello Spirito: “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi” (cfr. Rm 5,5; 8,11). E sempre riferendoci al capitolo 8 della lettera ai Romani, Paolo descrive la liberazione della creazione dalla schiavitù della corruzione in questi termini: ‘… per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio’ (Rm 8,21). Ciò significa che l’effetto caratteristico della fede in Gesù per coloro che si lasciano guidare dal suo Spirito è il ritrovare la libertà della dignità dei figli di Dio, come è Gesù.

Nella settimana che precede la festa, la chiesa aveva fatto pregare: “Venga su di noi, o Padre la potenza dello Spirito Santo perché aderiamo pienamente alla tua volontà e la possiamo testimoniare con una degna condotta di vita” (colletta lunedì) e “Il tuo Spirito, o Signore, infonda con potenza i suoi doni, crei in noi un cuore a te gradito e ci renda conformi alla tua volontà” (colletta giovedì). Si tratta di ritornare alla dignità dei figli di Dio, dignità che vediamo splendere nel Figlio di Dio fatto uomo, la cui testimonianza si risolve nel mostrare la grandezza dell’amore del Padre per noi. Ebbene, Colui che si fa promotore in noi di questa ‘conoscenza del Figlio di Dio fatto uomo’ è proprio lo Spirito Santo. Evidentemente, non si tratta di semplice conoscenza, di venire a sapere, ma di restarne inglobati, di restarne incendiati.

È caratteristico che rispetto all’azione dello Spirito Santo Gesù sottolinei la ‘totalità’. Gesù confida ai discepoli che lo Spirito insegnerà ogni cosa, che ricorderà tutto ciò che lui ha detto, che guiderà a tutta la verità. Il ‘tutto’ è in rapporto alla comunione che realizzerà tra il credente e il suo Signore, tra i credenti e con tutti gli uomini, perché tutti conoscano la grandezza dell’amore del Padre. Il sottinteso della promessa di Gesù è che nulla e nessuno potrà privare i discepoli di quell’amore. La testimonianza, di cui è fatto comando ai discepoli, ha appunto come contenuto la comunione che si allarga a tutto e a tutti. Qui risalta quello per cui Gesù ha pregato: perché la sua gioia sia in loro piena, in quanto lui ha vinto il mondo. Se i discepoli sono inviati al mondo, come lui è stato inviato nel mondo, i discepoli, come lui, non sono del mondo. Non sono del mondo in quanto discepoli di Gesù, in quanto hanno come fonte di senso la parola di Dio che Gesù ha loro aperto, in quanto sono guidati dallo Spirito che li riempie di gioia per lo splendore della presenza di Gesù nei cuori.

Quell’essere inviati e quel non essere del mondo accompagneranno i discepoli secondo la disponibilità all’azione dello Spirito che è stato effuso su di loro. Delle due immagini caratteristiche della Pentecoste, le lingue che compaiono sul capo degli apostoli e il fuoco di cui si prega “Vieni, santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore”, il fuoco esprime la cifra del colloquio eterno tra il Padre e il Figlio nel loro amore per noi.  Si tratta della condivisione di un segreto capace di far ardere il cuore. Collegare l’invio dello Spirito alla memoria di Gesù, che compie la volontà di bene di Dio per noi, significa ridare al cuore dell’uomo la percezione della verità del fuoco dell’amore di Dio e della sua dignità di figlio. Se tale è la percezione del cuore, allora il cuore non potrà che vivere nell’onda di quell’amore che si estende a tutti, fino ai confini della terra. Qui va collegata la responsabilità della testimonianza, che non sarà più vissuta come impegno o dovere ma come sovrabbondanza: lo Spirito riempirà di Gesù i cuori fino a che tutta la sua verità risplenda e conquisti, me come tutti. La testimonianza è in funzione di uno splendore, non di un impegno!

La comparsa delle lingue a Pentecoste proclama: l’opera di Dio unisce tutti gli uomini. E l’opera di Dio è la verità del suo amore per gli uomini che in Gesù si è fatto visibile e accessibile. Il miracolo che a Pentecoste acquista una rilevanza fisica tanto che ognuno sente proclamare l’opera di Dio nella sua lingua nativa (= ogni lingua, ogni uomo, nella sua diversità, è chiamato a proclamare la stessa ed unica cosa), è lo stesso miracolo che è operato nei cuori dallo Spirito quando li convince a muoversi nella carità, aprendo la diversità alla comunione e facendo esperienza che così viene proclamato l’amore di Dio che riempie i cuori. Riconoscere, assecondare, favorire tale dinamica, significa aver ricevuto e agire nella potenza dello Spirito Santo.

L’aspetto singolare per i credenti è dato dal fatto che l’impegno della testimonianza consiste proprio in questa lingua di comunione. La verità che lo Spirito fa conoscere è prima di tutto la verità dello splendore dell’amore di Dio per gli uomini che in Gesù rifulge, ragione per la quale l’unione dei discepoli con il Cristo precede e fonda la carità che sono chiamati a usarsi vicendevolmente. Anzi, quella carità sarà segnale per il mondo perché testimonia la potenza della presenza del Signore nel mondo.

Mi piace sottolineare che nella messa del giorno di Pentecoste l’azione dello Spirito viene espressa con tre verbi: guida, insegna, ricorda. E si può interpretare:

Guida = fa scaturire quel principio di libertà di figli, non più asservito a nulla se non all’amore del Padre che in Gesù si manifesta e che è rivolto a tutti. La caratteristica di fondo di tale guida è che non avviene su imposizione o costrizione, ma secondo un’intimità di volere e di comunione, come Gesù descrive dicendo che “verremo a lui, e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).

Insegna = allude alla dinamica della fede. Non semplicemente istruisce, ma fa scaturire la vita dalla parola che viene accolta nel cuore. Come Gesù dice: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva” (Gv 7,37-38). Ogni parola di Gesù, essendo parola di verità, è anche parola di vita. Lo Spirito Santo è colui che apre per il nostro cuore la verità e la vita di ogni parola di Gesù, inesauribile nel suo mistero, facendo sì che la nostra parola diventi a sua volta segno di quella verità e di quella vita.

Ricorda = allude al mistero della rivelazione di Gesù, che non si riferisce semplicemente al contenuto delle sue parole, ma all’esperienza della vita trinitaria di cui sono rivelative. In effetti, lo Spirito, ottenutoci dalla passione gloriosa di Gesù, svela al nostro cuore il colloquio eterno tra il Padre e il Figlio a proposito della salvezza dell’uomo, il colloquio tra il Padre e il Figlio che vive la sua umanità nell’amore per gli uomini. Tutto questo ‘colloquio’ lo Spirito ha udito e ce ne rende partecipi. Così conosceremo la verità, vale a dire la grandezza dell’amore di Dio per l’uomo, che in Gesù si è fatto evidente, a noi accessibile, per la fede in lui. Ci farà gustare la promessa di Gesù: “Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15).

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura

Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare.

Dagli Atti degli Apostoli

At 2,1-11

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 103 (104)

R. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Benedici il Signore, anima mia!

Sei tanto grande, Signore, mio Dio!

Quante sono le tue opere, Signore!

Le hai fatte tutte con saggezza;

la terra è piena delle tue creature. R.

Togli loro il respiro: muoiono,

e ritornano nella loro polvere.

Mandi il tuo spirito, sono creati,

e rinnovi la faccia della terra. R.

Sia per sempre la gloria del Signore;

gioisca il Signore delle sue opere.

A lui sia gradito il mio canto,

io gioirò nel Signore. R.

Seconda Lettura

Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Rm 8,8-17

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.

Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Vieni, Santo Spirito,

riempi i cuori dei tuoi fedeli

e accendi in essi il fuoco del tuo amore.

Alleluia.

Vangelo

Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 14,15-16.23b-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Parola del Signore.