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Ottavo ciclo
Anno liturgico C (2024-2025)
Tempo di Quaresima

II Domenica di Quaresima
(16 marzo 2025)


Gen 15,5-12.17-18; Sal 26 (27); Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36


Il racconto della trasfigurazione prende senso per chi può dire con il salmo: “Il mio cuore ripete il tuo invito: ‘Cercate il mio volto!’. Il tuo volto, Signore, io cerco” (Sal 26/27,8). Reso nella versione latina con il trasporto dell’emozione: “Tibi dixit cor meum: exquisivit te facies mea; faciem tuam, Domine, requiram”. Dopo l’esortazione a seguirlo rinnegando se stessi e prendendo la croce, Gesù si mostra nella sua gloria estasiante, come a confermare che la fede in lui è ben riposta. Lo sguardo dei discepoli è rapito, come introdotto nel segreto della persona di Gesù, come già partecipi della gloria del mondo futuro.
La persona di Gesù è vista nella compagnia di Mosè ed Elia. I due sono percepiti come partecipi della gloria del Messia perché tutti e due sono stati assunti in cielo in modo misterioso. La tradizione ebraica conosce il racconto dell’assunzione di Mosè e di Elia si narra che è stato rapito in cielo su un carro di fuoco. Le risonanze per il cuore sono sconfinate. Al di là del fatto che Gesù non può essere accolto se non a partire dalle Scritture e che le Scritture si aprono proprio con lui, è sottolineata la tipica dinamica del cuore: si vede se si ascolta e si ascolta per vedere. L’ascoltare commosso del cuore produce la visione, non viceversa. D’altra parte, se si ascolta è per vedere colui che ci introduce nell’amore, vedere il volto di colui al quale il nostro cuore anela. Quello che proclama la voce dalla nube: “Ascoltatelo!”. Lui, l’eletto, l’Amato, ha ascoltato il Padre nel suo essere inviato al mondo come testimone dell’amore del Padre per i suoi figli. Noi siamo invitati ad ascoltare il Figlio nel nostro essere inviati al mondo per testimoniare la grandezza del suo amore. Cercare di ascoltare Gesù, di seguirlo mettendo in pratica le sue parole, è come entrare anche noi nella stessa compiacenza che gode da parte del Padre, compiacenza che in altro non consiste se non nel godimento di una vita che è diventata tutta espressione di amore, tanto che non si vuole altra vita se non quella che provenga e conduca a quell’amore, capace di far risplendere anche il volto degli uomini. Qui si comprende perché il cammino quaresimale sia lotta per oltrepassare ogni forma di egoismo e far vivere il cuore del desiderio del Cristo. Egoismo è tutto ciò che ci impedisce di essere toccati dall’amore di Dio, tutto ciò che si sovrappone al desiderio del Cristo rinnegandolo e, di conseguenza, rinnegando il nostro stesso cuore nel suo anelito profondo e dividendoci dai fratelli.
Due dettagli del racconto di Luca sono significativi. Gesù sale sul monte per pregare. Nei vangeli si parla di tre montagne particolari: quella della visione dall’alto monte nella tentazione del deserto, quella dell’ascensione quando Gesù si sottrae alla vista dei discepoli e questa della trasfigurazione. Il momento è di preghiera. La cosa sottolinea che si tratta della rivelazione di Dio al cuore dell’uomo. Di per sé, la rivelazione non riguarda la visione della gloria, ma il senso, ancora misterioso, di quella gloria: “e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme”. Quello che Pietro non può ancora comprendere, nel trasporto meraviglioso che vive tanto da descriverlo come ‘fuori’ di sé, è il fatto che non può eternizzare quel momento di rivelazione (“Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosé, una per Elia”). Sarà chiamato invece a contemplarlo segretamente in quel ‘Gesù solo’, proprio quello che vedeva in carne e ossa, nella quotidianità, come viene annotato alla fine dell’evento: “Appena la voce cessò, restò Gesù solo”.
È questo l’altro dettaglio prezioso. Tutto si concentra in quel ‘restò Gesù solo’. Non è la conclusione dell’evento, ma l’indicazione della prospettiva che accompagnerà i discepoli fino alla Pasqua. Non vedranno più di Gesù la sua gloria estasiante, ma saranno chiamati a vedere la sua gloria proprio nel suo essere vilipeso e crocifisso appunto come il ‘re della gloria’. È proprio quel maestro, è proprio lui il Figlio di Dio che annuncia agli uomini la volontà del Padre e l’evangelo del Regno. I discepoli non possono ancora comprendere che fin dalla creazione del mondo il colloquio tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo verte sull’immolazione dell’agnello, figura dell’amore che Dio riversa sul mondo e di cui la gloria della trasfigurazione è l’allusione misteriosa. Sanno solo che quel Figlio, l’Eletto, è degno di Dio, custodisce il segreto di Dio per l’uomo e attendono di conoscerlo per davvero imparando ad ascoltarlo, ad ascoltarlo per seguirlo e a seguirlo per ascoltarlo finché si manifesti finalmente al cuore. Il senso della paura che prende i discepoli è appunto il segno del desiderio e del rischio insieme che caratterizza l’avventura dell’uomo toccato dall’incontro con Dio.
Da notare che il brano della trasfigurazione è incastonato tra due annunci della passione, a sottolineare che il Figlio di Dio risorto e il Figlio dell’uomo che soffre devono stare insieme nella fede dei discepoli. La consegna del silenzio riguarda proprio la natura della gloria di Gesù. Non si tratta di parlare di Gesù in termini di divinità gloriosa e potente, ma in termini pasquali: colui che ha sofferto la passione è colui che viene esaltato con la risurrezione. E questo non poteva essere colto che alla conclusione della storia di Gesù. La cosa ha un risvolto potente, che non è mai assimilato una volta per tutte dai credenti. La profezia di Daniele sul figlio dell’uomo: “Gli furono dati potere, gloria e regno: tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto” (Dn 7,14) risponde all’essenza di quel silenzio perché l’unico potere di vittoria che Gesù si arroga è quello dell’amore crocifisso. Tanto da far dire al papa Leone Magno: “è più importante pregare per la pazienza che per la gloria”.


I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]

Prima Lettura
Dio stipula l’alleanza con Abram fedele.

Dal libro della Gènesi
Gn 15,5-12.17-18

In quei giorni, Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo».
Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò.
Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono.
Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram:
«Alla tua discendenza
io do questa terra,
dal fiume d’Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Salmo 26 (27)

R. Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? R.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco. R.

Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. R.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R.

Seconda Lettura
Cristo ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fil 3,17-4,1
Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo
Lode e onore a te, Signore Gesù!

Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!». (Cf. Mc 9,7)

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo
Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.
Dal vangelo secondo Luca
Lc 9,28b-36
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.
Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Parola del Signore.