V Domenica – T.Q.

Anno liturgico A (2016-2017) – Tempo di Quaresima – V Domenica – (2 aprile 2017)

Gesù, che ha appena saputo della malattia mortale del suo amico Lazzaro, non si muove subito: “Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Quando Marta, davanti al sepolcro del fratello, ricorda a Gesù il fetore dei morti, si sente dire: “Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?”. Sembra che la domanda di fondo che serpeggia per tutto il brano non sia: perché la morte?, ma: perché Dio ritarda? Perché Dio non impedisce la morte? Gli amici della famiglia di Lazzaro così pensano.

Quale paternità spirituale? Rileggere la Tradizione per interpretare l’oggi

Documenti – Vita spirituale – Quale paternità spirituale? Rileggere la Tradizione per interpretare l’oggi – (30 marzo 2017)

Ecco la parola chiave: ‘cogliere lo splendore e la potenza’ di quello che abbiamo ricevuto, di quello che crediamo, di quello che vorremmo fare, di quello che pretendiamo annunciare. Rispetto al tema della paternità spirituale mi sono proposto di illustrare appunto quello che la grande tradizione ci ha lasciato in eredità.

IV Domenica – T.Q.

Anno liturgico A (2016-2017) – Tempo di Quaresima – IV Domenica – (26 marzo 2017)

Il brano di oggi, nella prospettiva battesimale nella quale la chiesa lo proclama, può essere accostato da vari punti di vista. Consideriamo la persona del cieco nella sua progressiva apertura alla fede. Non è lui a chiedere la guarigione: l’iniziativa è di Gesù. Lui ha fiducia e va a lavarsi alla piscina di Siloe […]. Siloe significa piuttosto ‘chi invia [le acque]’e Giovanni, rendendolo al passivo, ‘Inviato’, indica che la nostra guarigione si trova in Gesù, che poco prima si era definito ‘inviato’ dal Padre, v. 4). Nelle parole del cieco guarito Gesù è indicato prima come ‘quell’uomo che si chiama Gesù’, poi ‘un profeta’, poi ‘che è da Dio’ e infine, davanti alla domanda di Gesù che lo va a cercare dopo che è stato cacciato dai farisei: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?”, risponde: “Io credo, Signore!”.

III Domenica – T.Q.

Anno liturgico A (2016-2017) – Tempo di Quaresima – III Domenica – (19 marzo 2017)

La liturgia quaresimale indica i percorsi della conversione del cuore con le domande di fondo essenziali. Una di queste domande, forse non sempre espressa, ma continuamente serpeggiante nel cuore, è quella del popolo di Israele, esasperato nel deserto dalla fame e dalla sete: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?” (Es 17,7). La domanda del popolo non è provocatoria o irriverente; semplicemente, è angosciante: il Signore è con noi? Ogni prova fa emergere il dubbio: ma Dio vuole davvero il nostro bene? L’insinuazione dell’antico serpente disturba i sogni di felicità dell’uomo.

II Domenica – T.Q.

Anno liturgico A (2016-2017) – Tempo di Quaresima – II Domenica – (12 marzo 2017)

Una duplice tensione anima la liturgia: a) proclama l’evento della trasfigurazione di Gesù per esaltarne la tensione alla Pasqua, tensione che Gesù vive in se stesso e nella sollecitudine per i suoi discepoli perché imparino a fidarsi di Dio; b) fa emergere la tensione che lavora il cuore dell’uomo nel suo desiderio di vedere il volto di Dio e saziare la sua nostalgia. […] Il punto di convergenza delle due tensioni non riguarda però il vedere, ma l’ascoltare. Il racconto della trasfigurazione ha il suo culmine nella voce: “Questi è il mio Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo” e nella consegna del silenzio. Come a sottolineare che, se il racconto è per gli occhi, lo scopo che ne costituisce la ragione è per gli orecchi, con l’evidente conseguenza che soltanto ascoltando si potrà vedere.