Domenica delle Palme e della Passione del Signore

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Quaresima – Domenica delle Palme – (10 aprile 2022)

La vicenda di Gesù è colta come un rinunciare alla gloria divina per assumere fino in fondo la nostra umanità. Non solo, ma Gesù vive la sua umanità nello stesso movimento di svuotamento, di rinuncia cioè alla gloria, perché da uomo si fa servo, da servo schiavo e schiavo degli schiavi (a questo allude la lavanda dei piedi). Due sono i momenti nevralgici del racconto della passione: al Getsemani, quando Gesù si affida al Padre nella sua tristezza di morte senza neanche potere avere il sostegno dei suoi tre amici, che non reggono al dramma e si addormentano invece di vegliare; sulla croce, quando Gesù affida al Padre tutti prima di morire: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.

V Domenica

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Quaresima – V Domenica – (3 aprile 2022)

Il collegamento con l’episodio narrato dal vangelo della peccatrice perdonata va colto nella profondità e densità della parola di Gesù alla donna: “[…] neanch’io ti condanno”. Ecco, la sublimità della conoscenza del Cristo, di cui parla s. Paolo, deriva da qui, dal suo perdono rigenerante. E non per nulla, il testo giovanneo continua con il presentare Gesù come luce, luce che rende leggerezza e spaziosità al cuore oppresso dal male, ridandogli la possibilità di accogliere e vivere l’amore di Dio.
Quando Gesù si rivolge alla peccatrice chiamandola ‘donna’, dobbiamo ricordare che il vangelo di Giovanni riporta questa espressione altre quattro volte, due rivolte a sua madre (a Cana e sotto la croce), una alla samaritana e una alla Maddalena (nel giardino, da risorto). Quel termine pesca, quanto a tenerezza, proprio nel cap. 43 di Isaia, che la liturgia richiama.

IV Domenica

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Quaresima – IV Domenica – (27 marzo 2022)

[…] il pentimento del figlio minore, che si risolve nel tornare dal padre, senza affogare in sentimenti di indegnità e disperazione: “ritornò in sé e disse …. Si alzò e tornò da suo padre”. Tornare non significa riprendere la situazione prima del peccato, come se si trattasse di una questione tra me e me, ridando forza eventualmente agli ideali abbandonati. In termini psicologici, il nostro super-io non alimenta mai la vita del cuore. Significa tornare all’amore benevolente di Dio, che ha temuto per la nostra incolumità e ha premura che noi stiamo bene. Tutti i segni di premura del padre verso il figlio che è tornato (il vestito, l’anello, i sandali) alludono alla benevolenza del suo amore che non aspetta altro se non di riversarsi. Il pentimento ha a che fare con il ritrovare le energie del cuore per vivere la vita nella gioia.

III Domenica

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Quaresima – III Domenica – (20 marzo 2022)

Quando Gesù espone la parabola del fico sterile, l’allusione è proprio a questa premura eterna di Dio di cui Gesù porta suprema testimonianza. Dante, nel canto XXVI del Paradiso, chiama Dio Padre ‘l’ortolano etterno’ che ha cura di tutte le sue piante, che sono i suoi figli [Le fronde onde s’infronda tutto l’orto // de l’ortolano etterno, am’io cotanto // quanto da lui a lor di bene è porto]. Questi non danno il frutto sperato e quindi prega il contadino (=Gesù) di tagliare la pianta di fico sterile. Ma il contadino insiste: lascialo ancora un anno, la curerò, le zapperò attorno, la concimerò e porterà frutto. Ha predicato tre anni, ma non si sono convertiti. L’anno di grazia supplementare, oramai, è il tempo della storia che durerà fino alla fine del mondo, nell’attesa che si manifestino i frutti della morte e risurrezione del Figlio.

II Domenica

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Quaresima – II Domenica – (13 marzo 2022)

Appena intrapreso il cammino quaresimale, la chiesa si premura di rinsaldare la fede dei credenti con il racconto della trasfigurazione di Gesù sul Tabor. Da notare subito come il brano sia incastonato tra due annunci della passione, a sottolineare che il Figlio di Dio risorto e il Figlio dell’uomo che soffre devono stare insieme nella fede dei discepoli. La consegna del silenzio riguarda proprio la natura della gloria di Gesù. Non si tratta di parlare di Gesù in termini di divinità gloriosa e potente, ma in termini pasquali: colui che ha sofferto la passione è colui che viene esaltato con la risurrezione. E questo non poteva essere colto che alla conclusione della storia di Gesù. La cosa ha un risvolto potente, che non è mai assimilato una volta per tutte dai credenti. La profezia di Daniele sul figlio dell’uomo: “Gli furono dati potere, gloria e regno: tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto” (Dn 7,14) risponde all’essenza di quel silenzio perché l’unico potere di vittoria che Gesù si arroga è quello dell’amore crocifisso. Tanto da far dire al papa Leone Magno: “è più importante pregare per la pazienza che per la gloria”.

I Domenica

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo di Quaresima – I Domenica – (6 marzo 2022)

La penitenza quaresimale è diretta proprio contro l’illusione del potere esercitato in tutte le sue forme perverse, che derivano dall’illusione di scegliere Dio senza stare dalla parte degli uomini o di scegliere l’uomo senza stare dalla parte di Dio. E lo scopo del vincere l’illusione lo rivela assai bene s. Francesco nel commentare il Padre Nostro: “sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra: finché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore. E con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché amiamo il nostro prossimo come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e compatendoli nei mali e non recando offesa a nessuno”. È l’illusione infranta, la libertà acquisita, lo spazio nuovo in cui agire da figli di Dio.