XXXIV Domenica T.O. – Cristo Re

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo Ordinario – XXXIV Domenica – Cristo Re (22 novembre 2020)

Il brano di oggi, che chiude l’anno liturgico, non è una semplice parabola, ma la visione di un giudizio profetico che ci fa contemplare nello stesso tempo, in uno sguardo d’insieme, la verità di questo mondo e quella del mondo futuro. Mette in scena la fondamentale chiamata comune alla premura vicendevole come senso del vivere. Tale chiamata risponde all’imprinting che sigilla la creazione: se il mondo è stato creato per amore, solo con l’amore trova il compimento, solo con l’amore se ne coglie il senso.

XXXIII Domenica T.O.

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo Ordinario – XXXIII Domenica (15 novembre 2020)

La parabola di oggi è incastonata tra la parabola delle dieci vergini, che invita a stare vigilanti e la parabola del giudizio finale, che rivela su cosa saremo giudicati nel nostro fare. La vigilanza è fedeltà nelle piccole cose e la fedeltà è la premura per il prossimo. A sottolineare la preziosità di quel ‘poco’ che l’uomo può realizzare, la parabola parla di una somma cospicua affidata e soprattutto della ricompensa: ‘entra nella gioia del tuo padrone’ (traduzione più letterale del ‘prendi parte alla gioia’).
La parabola dei talenti invita all’operare. Il padrone distribuisce i suoi beni per mettere gli uomini nella opportunità di giocare la loro vita, concepita nei termini di un esercizio di responsabilità. La domanda di accesso al mistero della parabola può essere la seguente: cosa è in gioco nella nostra operosità? In che cosa siamo servi? Servi per che cosa?

XXXII Domenica T.O.

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo Ordinario – XXXII Domenica (8 novembre 2020)

La pressante esortazione con cui si chiude la parabola: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora” (Mt 25,13) fa da eco al grido con cui ha inizio la proclamazione del vangelo sia sulla bocca di Giovanni Battista che di Gesù: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 3,2; 4,17). Matteo si fa premura del fatto che, una volta accolto il movimento di conversione e aver incontrato Gesù, non è scontato viverne la dinamica di salvezza che si è prodotta. Ci si può perdere in questioni di prestigio personale, di lotte fraterne, di supremazie rivendicate e, comunque, in negligenza e perdita di entusiasmo.

Tutti i Santi

Anno liturgico A (2019-2020) – Solennità e feste – Tutti i Santi – (1° novembre 2020)

La Chiesa mostra la forza di speranza che l’abita nella visione dei beati attorno all’Agnello. È lui ad attirare gli sguardi degli uomini che possono ormai contemplare la santità di Dio, che è splendore di amore immolato. Il mondo è uscito dall’amore di Dio, di esso è intessuto e percorso, di esso parla, ma quanta tenebra ce ne impediva la visione! Ora tutto è nella luce, tutto splende in verità.
È caratteristico che la visione dei santi descritta dall’Apocalisse sia commentata dal salmo 23 (24). La liturgia sfrutta solo la prima parte del salmo, quella in cui la santità è descritta come vittoria sulla menzogna, come innocenza di mani e di cuori. Ma il salmo continua con l’intronizzazione del re che entra glorioso per regnare.

XXX Domenica T.O.

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo Ordinario – XXX Domenica (25 ottobre 2020)

I comandamenti hanno dunque a che fare con l’esperienza di una storia sacra, di una nostalgia vicendevole tra Dio e l’uomo; non sono imperativi categorici o religiosi, ma alludono alla possibilità per noi di vivere e gustare quell’alleanza che ci precede e ci accompagna. I comandamenti rimandano ad un’esperienza gioiosa, che la colletta interpreta facendoci pregare: “O Padre, che fai ogni cosa per amore e sei la più sicura difesa degli umili e dei poveri, donaci un cuore libero da tutti gli idoli …”.

XXIX Domenica T.O.

Anno liturgico A (2019-2020) – Tempo Ordinario – XXIX Domenica (18 ottobre 2020)

Il tranello era ben orchestrato perché comunque Gesù rispondesse non poteva evitare di essere accusato. Se avesse acconsentito al versamento del tributo si sarebbe inimicata la gente, se avesse invitato a non versarlo si sarebbe contrapposto al potere romano. Gesù evita il tranello, ma non la questione e risponde: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, lasciando i suoi stessi avversari pieni di ammirazione.
Il senso della sua risposta è illuminato dal canto al vangelo, tratto da un passo della lettera ai Filippesi 2,15-16: “Risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita”. I credenti in Cristo devono al mondo la luminosità dell’annuncio evangelico…