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Ottavo ciclo

Anno liturgico C (2024-2025)

Solennità e feste

SS. Trinità

(15 giugno 2025)

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Pr 8,22-31;  Sal 8;  Rm 5,1-5;  Gv 16,12-15

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Nel rito bizantino, la liturgia delle ore comincia con questa preghiera alla SS. Trinità: “Re celeste, Consolatore, Spirito di verità, tu che sei presente in ogni luogo e ogni cosa riempi, tesoro di beni e datore di vita, vieni e abita in noi, purificaci da ogni macchia, o Buono, le nostre anime. Santissima Trinità, abbi pietà di noi. Signore, purificaci dai nostri peccati. Sovrano, perdona le nostre colpe. Santo, visita e guarisci le nostre infermità a motivo del tuo Nome”. È la confessione di Dio nel suo amore per noi, che Gesù ci ha rivelato e di cui lo Spirito ci rende intimi e testimoni.

Gesù, che pur rappresenta per noi l’espressione stessa dell’amore (“li amò sino alla fine”, Gv 13,1), non si definisce mai come amore, termine che invece è riservato al Padre, come il saluto iniziale della liturgia eucaristica proclama: “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi”.

Se lo Spirito è detto ‘Consolatore, Spirito di verità’, lo è in rapporto alla verità che è Gesù, cioè, farà vedere il vero volto di Dio nella persona di Gesù, rivelatore del Padre, pieno di amore per gli uomini. Non per nulla Gesù emise lo Spirito dalla croce rivelando quanto è grande l’amore di Dio per l’uomo e abilitando l’uomo a vivere del suo stesso Spirito. Lo splendore di quell’amore manifestato da Gesù diventa così, per la potenza del suo Spirito, radice di vita in coloro che ne accolgono la testimonianza. Come dice Giovanni nel prologo del suo vangelo: “A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (Gv 1,12-13). E quando Gesù dice che lo Spirito guiderà alla verità tutta intera non allude tanto alla comprensione dei vari aspetti del mistero di Dio ma piuttosto al fatto che quella verità di rivelazione del vero volto di Dio, di cui Lui è il Testimone per eccellenza, risplenda in tutto il suo splendore, che quella verità conquisti i cuori interamente, che quella verità convinca i cuori della grandezza dell’amore di Dio, che l’esperienza di quell’amore ci sveli i suoi segreti.

Segreti, che attingono all’origine stessa della creazione, di cui costituiscono il fondamento e lo scopo, come il capitolo 8 del libro dei Proverbi suggerisce. Un’espressione è particolarmente suggestiva: “… io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo”. Il Padre trovava delizia nel Figlio e il Figlio trovava delizia nei figli dell’uomo. Come a dire che il colloquio eterno tra il Padre e il Figlio verte sulla salvezza dell’uomo, per il quale il mondo è creato, colloquio che lo Spirito svelerà al nostro cuore rendendocene partecipi. E la partecipazione avverrà stando sottomessi a tutti nel nome di Cristo, che rivela l’amore di Dio, perché la sottomissione ha a che fare con la delizia della Sapienza che presiede alla creazione per amore dell’uomo.

Se è Gesù che rivela compiutamente il desiderio di comunione con gli uomini da parte di Dio e compie il desiderio di comunione con Dio da parte degli uomini, allora ne deriva che la fonte della nostra dignità procede proprio dal fatto che Dio ha reso l’uomo degno dei suoi misteri. Il salmo 8 proclama: “Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?”. In cosa consiste la cura di Dio per l’uomo? Nel passo parallelo del salmo 144, v. 3, le antiche versioni greca e latina riportano: ‘Signore, che cos’è l’uomo, perché ti sia a lui fatto conoscere?’ (Domine, quid est homo, quoniam innotuisti ei?). La tradizione ha colto bene in cosa consiste la cura di Dio per l’uomo: Dio l’ha elevato alla sua conoscenza. Lo ricorda l’antifona alla comunione: “Voi siete figli di Dio: egli ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: ‘Abbà, Padre!’”. Non viene detto in generale: siamo tutti figli di Dio. Lo si proclama in senso ‘speciale’, secondo il significato del vangelo di Giovanni: A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio. Allude all’essere trovati in Cristo; allude a coloro che sono stati resi partecipi della delizia della Sapienza. E se tutti gli uomini sono figli di Dio lo sono in quanto tutti sono chiamati alla stessa esperienza, tutti sono destinatari della stessa offerta, tutti portano la ‘vocazione all’umanità’ secondo quel Figlio di Dio, che riceve tutte le compiacenze del Padre perché in Lui tutti siano riuniti nella stessa delizia.

L’immagine più suggestiva dell’amore del Padre, che Gesù testimonia e che lo Spirito ci riversa in seno, la ravviso in un dipinto di Nicoletto Semitecolo, un autore greco attivo in Italia nella seconda metà XIV secolo. Si tratta della Trinità che si trova nella Cattedrale di Padova, che mostra il Cristo crocifisso, senza la croce lignea, inchiodato alle mani del Padre. Cristo, ‘una cosa sola’ con il Padre (Gv 10,30), si lascia crocifiggere alla volontà di Dio di offrire un segno materiale e inequivocabile del suo amore per gli uomini. La sua sottomissione viene espressa come crocifissa sintonia di voleri personali e lo Spirito è proprio questa sintonia d’amore di cui ci fa partecipi.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura

Prima che la terra fosse, già la Sapienza era generata.

Dal libro dei Proverbi

Prv 8,22-31

Così parla la Sapienza di Dio:

«Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,

prima di ogni sua opera, all’origine.

Dall’eternità sono stata formata,

fin dal principio, dagli inizi della terra.

Quando non esistevano gli abissi, io fui generata,

quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua;

prima che fossero fissate le basi dei monti,

prima delle colline, io fui generata,

quando ancora non aveva fatto la terra e i campi

né le prime zolle del mondo.

Quando egli fissava i cieli, io ero là;

quando tracciava un cerchio sull’abisso,

quando condensava le nubi in alto,

quando fissava le sorgenti dell’abisso,

quando stabiliva al mare i suoi limiti,

così che le acque non ne oltrepassassero i confini,

quando disponeva le fondamenta della terra,

io ero con lui come artefice

ed ero la sua delizia ogni giorno:

giocavo davanti a lui in ogni istante,

giocavo sul globo terrestre,

ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 8

R. O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,

la luna e le stelle che tu hai fissato,

che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,

il figlio dell’uomo, perché te ne curi? R.

Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,

di gloria e di onore lo hai coronato.

Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,

tutto hai posto sotto i suoi piedi. R.

Tutte le greggi e gli armenti

e anche le bestie della campagna,

gli uccelli del cielo e i pesci del mare,

ogni essere che percorre le vie dei mari. R.

Seconda Lettura

Andiamo a Dio per mezzo di Cristo, nella carità diffusa in noi dallo Spirito.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Rm 5,1-5

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.

E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.

La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,

a Dio, che è, che era e che viene. (Cf. Ap 1,8)

Alleluia.

Vangelo

Tutto quello che il Padre possiede, è mio; lo Spirito prenderà del mio e ve lo annuncerà.

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 16,12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.

Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.

Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Parola del Signore.