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Ottavo ciclo

Anno liturgico B (2023-2024)

Tempo di Avvento

IV Domenica

(24 dicembre 2023)

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2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16;  Sal 88 (89);  Rm 16,25-27;  Lc 1,26-38

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La liturgia dell’avvento ci ha accompagnato nell’attesa del Signore che viene con le testimonianze dei profeti e di Giovanni Battista. Ci ha introdotti nel mistero dell’amore di Dio, che contempleremo nel Bambino di Betlemme, attraverso immagini straordinarie. Il Signore che viene, lo stesso che verrà alla fine dei tempi, è il padrone che si mette a servire i suoi servi: ci rende partecipi del suo segreto di amore lungo tutto il corso delle nostre vite (prima domenica). È lui il più forte, colui che ha detronizzato il diavolo dal suo potere sugli uomini: con la sua estrema mitezza e umiltà, da ritenersi ancor meno di uno schiavo in modo che il suo amore splendesse senza ombre di alcun tipo, non ha offerto alcun appiglio nella sua umanità al nefasto potere del diavolo (seconda domenica). È lui la luce, che è vita per gli uomini, da liberarci dalla tristizia del diavolo e farci vivere nella letizia di un amore che non si fa calpestare da nulla, aprendo l’anima alla preghiera incessante e alla gratitudine (terza domenica). E oggi, quando ormai il testimone per eccellenza è la stessa Vergine madre sua, tutto si concentra sulle parole dell’angelo a lei e di lei all’angelo: “Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te” e “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. L’annuncio è di letizia, la risposta è di disponibilità piena a quella letizia.

Sembra che l’evangelista Luca intenda presentare Maria come l’arca dell’alleanza del tempio di Sion, sede della presenza del Signore in mezzo al suo popolo. Per questo l’angelo evoca l’ombra della nube che copriva il tempio, come aveva coperto la tenda del convegno nel deserto (cfr Es 33,7-11). Dalle parole dell’angelo possiamo cogliere due aspetti del mistero che veniva annunciando. Il saluto “rallègrati” si ricollega alle profezie per la Vergine di Sion che poteva vedere lo scendere in campo del suo Re e Salvatore contro i suoi nemici (Sof 3,14), consolando il suo popolo (Is 49,13), mostrando le cose grandi che il Signore operava per il suo popolo (Gioele 2,21) e venendo ad abitare in mezzo al suo popolo (Zac 2,14). Lei, la Vergine Maria, diventava la letizia del suo popolo perché il Signore veniva a prendere dimora e contemporaneamente, sempre secondo le profezie, la letizia di tutti i popoli perché il Signore aveva deciso di estendere a tutti la sua salvezza.

Per questo lei riceve il ‘nome nuovo’, quello che esprime tutta l’iniziativa d’amore di Dio per il suo popolo e per tutte le genti: “piena di grazia”, “ricolmata di ogni grazia”. Non soltanto lei esprimeva tutta la grazia di amore e misericordia che Dio le aveva riservato perché potesse farsi uno di noi, ma con lei il tempo è colmato di grazia, della grazia della dimora di Dio in mezzo ai suoi figli. Quel ‘nome nuovo’ è ciò che costituisce la firma di garanzia dell’amore di Dio per noi, quell’amore che Gesù poi, con la sua vita e il suo insegnamento, con la sua morte e risurrezione, manifesterà in tutto il suo splendore.

In questo si compie la profezia davidica, come leggiamo nella prima lettura: “Il Signore ti annuncia che farà a te una casa”. E che il salmo responsoriale 88/89 riprende con la sottolineatura della fedeltà perenne di Dio a questa sua volontà di bene per noi: “È un amore edificato per sempre … gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele”. Con la ‘dimora di Dio’ nel seno della Vergine, nostra sorella, quella volontà di bene di Dio suona assoluta, radicale, totale: dall’umanità Dio non potrà più togliersi o essere tolto. E siccome questa volontà di bene è fonte di letizia per l’uomo, quando l’uomo cercherà la letizia al di fuori di questa volontà di bene resterà sulla sua fame.

Potremo mai partecipare alla letizia dell’annuncio, alla gioia dell’attesa, senza essere in qualche modo come Maria la quale proclama di sé: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”? Lei è serva perché il desiderio di Dio di abitare in mezzo ai suoi figli finalmente si compia. È serva perché tutto in lei e di lei è spazio di dimora di Dio in mezzo ai suoi figli. È serva dell’amore di Dio che vuole manifestarsi ai suoi figli e lei non offre alcun appiglio, nella sua umanità, al potere del diavolo che lavora per chiudere gli uomini all’esperienza dell’amore di Dio.

In lei si realizza quello che l’antifona di ingresso canta: “Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto: si apra la terra e germogli il Salvatore” (cf. Is 45,8). Il passo di Isaia è citato secondo la versione latina della Volgata di s. Girolamo che interpreta in chiave messianica l’invocazione del profeta: “le nubi facciano piovere la giustizia … si apra la terra e produca la salvezza”.

Il desiderio di Dio di abitare con gli uomini, di prendere dimora fra gli uomini, di farsi dimora degli uomini, finalmente si compie. E la Vergine vi acconsente, acconsente a che il disegno di Dio si compia in tutto il suo splendore. Il suo acconsentire rivela tutta la purità e sincerità del suo cuore: non sa come si realizzerà il disegno di Dio, ma vi acconsente; non sa cosa le sarà richiesto, ma vi acconsente. Nello stesso tempo, rivela tutta l’intimità del suo cuore, che comunque sta dalla parte di Dio, è un tutt’uno con il sentire di Dio, non cerca altro sentire se non quello stesso di Dio. In effetti, quando il sentire interiore è profondo, il rapporto è potente e quando il sentire tocca le radici del cuore, l’intimità è compiuta: nessun estraneo avrà più accesso in quello spazio. Da quell’intimità mai più si allontanerà e permetterà così che la gioia di Dio e dell’umanità si compia. Il prodigio della concezione e della nascita del Figlio, di cui lei sola conosce il mistero, conferma quell’intimità, non la crea. La fede non ci strappa dalla nostra umanità, ma l’avvalora, la compie nella sua dignità e nei suoi aneliti.

Se è Dio che prepara una casa all’uomo, non la può preparare senza l’uomo. Il Bene che Dio vuole all’uomo non può non tendere a che l’uomo lo possa anche godere e come l’uomo può goderlo se non l’accoglie in libertà di cuore? É il mistero stesso dell’apparizione della gloria di Dio. Se Dio apparisse con la sua gloria in modo da piegare l’uomo sconvolgendo l’universo, non sarebbe il vero Dio perché avrebbe bisogno di ‘apparire’ Dio. Ma Dio è Dio perché non ha bisogno di dimostrarlo. E se appare la gloria di Dio è perché l’uomo possa risplendere del suo fulgore. Ma se l’uomo chiude il cuore, luogo da cui unicamente può risplendere quel fulgore, come può vedere la sua gloria? E ancora, se il cuore non coglie la promessa di vita e quel fulgore di gloria nella parola del Signore, come può riconoscere lo stesso Signore nei poveri in cui si confonde?

È il mistero del Natale del Signore, a Betlemme come nei cuori, allora come adesso, ora come in futuro. Possano i nostri cuori riconoscere in quel Bambino, portato dalla Vergine, il Salvatore, nella sua parola la promessa di vita per noi, nelle sue sofferenze i segni del suo amore, nel suo esserci la grazia per noi, capace di diventare la grazia per tutti.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]

Prima Lettura  2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16

Dal secondo libro di Samuèle

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».

Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.

La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».

Salmo Responsoriale  Dal Sal 88 (89)

R. Canterò per sempre l’amore del Signore.

Canterò in eterno l’amore del Signore,

di generazione in generazione

farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,

perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;

nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». R.

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,

ho giurato a Davide, mio servo.

Stabilirò per sempre la tua discendenza,

di generazione in generazione edificherò il tuo trono». R.

«Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,

mio Dio e roccia della mia salvezza.

Gli conserverò sempre il mio amore,

la mia alleanza gli sarà fedele». R.

Seconda Lettura  Rm 16,25-27

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli,

a colui che ha il potere di confermarvi

nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,

secondo la rivelazione del mistero,

avvolto nel silenzio per secoli eterni,

ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti,

per ordine dell’eterno Dio,

annunciato a tutte le genti

perché giungano all’obbedienza della fede,

a Dio, che solo è sapiente,

per mezzo di Gesù Cristo,

la gloria nei secoli. Amen.

Vangelo  Lc 1,26-38

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.

Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.