XIII Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – XIII Domenica (2 luglio 2023)

L’esempio profetico è illustrato per sottolineare che, se la salvezza viene da Dio, allora vale la pena riferirsi a Dio in modo assoluto, senza assommargli anche i nostri interessi. Tanto più che l’assolutezza di Dio è compresa nei termini di una compassione viscerale, eterna, per i suoi figli, di cui cerca la comunione perché godano con lui del Bene di cui li investe. Ed è per questo che la seconda parte del brano illustra la dignità e l’onore che Gesù riserva ai suoi discepoli. Gesù non si confonde solo con il ‘povero’ a cui il vangelo va annunciato; si confonde pure con il discepolo che manda ad annunciare tanto da promettere che chiunque tratterà con onore il suo discepolo, riceverà la ricompensa stessa del discepolo.

XII Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – XII Domenica (25 giugno 2023)

La persecuzione è descritta nei tre ambiti delle relazioni: quelle familiari per gli affetti, quelle comunitarie per l’appartenenza, quelle civili per il rispetto. Gesù distingue tra quello che possono fare gli uomini e quello che può fare Dio. Gli uomini ti possono sottrarre l’affetto, ti possono ostracizzare, ti possono mettere in prigione e perfino ucciderti. Ma non hanno potere sull’anima. È la sottolineatura del brano di Geremia. La sua vita scaturiva dal legame con il suo Signore che gli aveva rapito il cuore. Così la sua supplica: “possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa” significa: che il povero, per paura del malvagio, non venga meno alla sua dignità, non desista dal fare il bene e non ceda al male. Alla vendetta degli uomini contro il giusto corrisponde la vendetta di Dio contro i malvagi. Da intendere: in modo che il giusto resti nell’intimità con il suo Dio e non ceda alla vendetta. La vendetta non appartiene al giusto.

XI Domenica T.O.

Anno liturgico A (2022-2023) – Tempo Ordinario – XI Domenica (18 giugno 2023)

Gesù “vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9,36). Così inizia il brano della costituzione dei dodici e del loro invio. Certo Matteo non si preoccupa della paradossalità delle prerogative degli apostoli: guarire gli infermi, risuscitare i morti, purificare (sanare) i lebbrosi, scacciare i demoni. Come si trattasse di qualcosa di normale! A Matteo non interessa sottolineare la straordinarietà di tali prerogative, ma quella di far rimarcare da dove quelle prerogative provengono: dalla compassione di Gesù. Il ministero degli apostoli sarà quello di far giungere a tutti, in ogni dove, in ogni circostanza di vita, il profumo e il potere sanante della compassione di Gesù. In questo far arrivare, far sentire, dare espressione alla compassione di Gesù si può avvertire che il regno di Dio è vicino.

Sacratissimo Cuore di Gesù

Anno liturgico A (2022-2023) – Solennità e feste – Sacratissimo Cuore di Gesù – (16 giugno 2023)

L’immagine del cuore di Gesù, spalancato sul mondo, che la ferita del colpo di lancia del soldato al calvario lascia intravedere, è espressa con le parole del salmo 33 riprese dall’antifona di introduzione: “Ma il disegno del Signore sussiste per sempre, i progetti del suo cuore per tutte le generazioni”. Ecco, i nostri pensieri sono mutevoli, i nostri progetti pure, ancor più i nostri desideri, ma ciò che Dio ha desiderato per l’uomo non viene mai meno. Percepire questo, significa cogliere e accogliere il segreto di amore che regge il mondo. Il fatto stesso che tale segreto possa essere svelato in tutto il suo splendore solo nel momento più drammatico della vita di Gesù la dice lunga sul fatto che quell’amore non sia scontato coglierlo e viverlo, per quanto desiderabile.

Corpus Domini

Anno liturgico A (2022-2023) – Solennità e feste – Corpus Domini – (11 giugno 2023)

Quando s. Agostino si domanda quale sia la virtù specifica dell’Eucarestia, non può che rispondere: “La virtù propria di questo nutrimento è quella di produrre l’unità, affinché, ridotti ad essere il corpo di Cristo, divenuti sue membra, siamo ciò che riceviamo”. In effetti, quando ci accostiamo alla comunione eucaristica, l’amen che il fedele risponde non significa: sì, credo che quel pezzo di pane sia il corpo di Cristo, ma, più in verità: sì, so che faccio parte di quel corpo e accetto di vivere come un corpo solo!
La sottolineatura è che, mangiando il Corpo di Cristo, rimaniamo in lui e lui in noi, con il corollario evidente che, rimanendo in lui, rimaniamo nel suo amore, cioè nell’amore del Padre per noi che la sua venuta tra noi ha rivelato nella sua umanità.