XVIII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo Ordinario – XVIII Domenica (31 luglio 2022)

Delle due condizioni che caratterizzano la condizione dell’uomo su questa terra, la precarietà dei beni e la fugacità del tempo, il brano evangelico di oggi sottolinea la seconda. Lo rivela molto bene il salmo responsoriale, il salmo 89, che ho imparato ad evocare quando si celebrano le esequie. “Tu fai ritornare l’uomo in polvere, quando dici: «Ritornate figli dell’uomo»”. Per questo si chiede: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore”. Ed è proprio in seguito a questo insegnamento che possiamo sperare: “Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio”. Potremmo spiegare: chi confida nelle cose si percepisce come eterno e l’ansietà rispetto ai beni della vita, con l’affanno per il cuore che porta, deriva dalla illusione per questa supposta eternità. Gesù lo rimarca chiaramente e la risposta a quell’ansietà che divora e prostra il mondo si trova nelle parole riportate poco dopo il brano di oggi: “Cercate piuttosto il suo regno e queste cose vi saranno date in aggiunta”.

XVII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo Ordinario – XVII Domenica (24 luglio 2022)

L’insistenza della preghiera, sottolineata dalla parabola e dall’esortazione di Gesù a chiedere, a cercare, a bussare, allude al fatto che la vita non si ottiene per conquista, ma per grazia. La drammaticità della logica della preghiera (ottieni se chiedi, non necessariamente ciò che chiedi) è la drammaticità di una relazione d’amore, espressa proprio dalla preghiera di quel Giusto di cui viene detto: “Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì” (Eb 5,7-8). Quel ‘venne esaudito’ non ha comportato il fatto di essere salvato dalla morte, ma il fatto di non essere vincolato dalla morte, per cui ha trovato vita nella morte e ha potuto farci dono della vita che non è più mortificabile.

XVI Domenica T.O.

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo Ordinario – XVI Domenica (17 luglio 2022)

Quando Gesù fa l’elogio di Maria, rivela la natura vera del servizio di Marta. In effetti, due sono gli aspetti dell’ospitalità: la sollecitudine nel servizio e l’intimità con l’ospite. Dei due, la parte buona è l’intimità, nel senso che è l’intimità la forza e la finalità della sollecitudine, la quale serve a dare concretezza all’intimità. Tutto converge verso l’intimità. Ma la domanda vera per noi può suonare così: posso godere l’intimità senza esser preso dalla sollecitudine? Nel rapporto tra le due sorelle, che simboleggiano tutta la chiesa considerata unitariamente nelle sue molteplici manifestazioni di doni e carismi, Maria deve ringraziare Marta: può stare con il Signore senza che il Signore sia privato del dovuto onore; e Marta può ringraziare Maria: può onorare il suo Signore senza che il Signore sia lasciato solo.

XV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo Ordinario – XV Domenica (10 luglio 2022)

Se consideriamo invece la discussione/incontro con il dottore della legge, al quale Gesù risponde con la domanda chiave della parabola del buon samaritano, possiamo subito notare questo. Gesù e lo scriba sono d’accordo nella solenne affermazione biblica che amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo fa accedere alla vita eterna. Non pensano però allo stesso modo. Affermano la stessa cosa, ma non pensano allo stesso modo. La differenza dei loro orizzonti interiori è data essenzialmente da questo: il dottore della legge oggettiva il comandamento, Gesù lo radicalizza; il dottore della legge interviene a livello della mente, Gesù a livello del cuore.

XIV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2021-2022) – Tempo Ordinario – XIV Domenica (3 luglio 2022)

La letizia evangelica è una letizia esigente. Ma la vera radice di quella letizia è rivelata da Gesù quando firma la gioia dei discepoli con la sua esultanza […] È all’intimità di quella rivelazione che il discepolo attinge per fondare le ragioni di un vivere che si strutturano come radici di umanità nuova. E la sua forza sta tutta nella fiducia delle parole di Gesù: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc 12,32)! Non è conquista nostra, non attiva meccanismi di rivendicazioni o esibizioni, non comporta grandezze umane che dividono; solo una gratitudine immensa, uno stare solidali con i sentimenti di benevolenza di Dio per tutta l’umanità.