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Settimo ciclo

Anno liturgico C (2021-2022)

Tempo di Avvento

I Domenica

(28 novembre 2021)

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Ger 33,14-16;  Sal 24;  1Ts 3,12-4,2;  Lc 21,25-28,34-36

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La Bibbia si conclude con un grido: “Lo Spirito e la sposa dicono: Vieni!… Amen. Vieni, Signore Gesù” (Ap 22,17.20). Riassume l’anelito di Dio per l’uomo e quello dell’uomo per Dio di cui tutte le Scritture sono intessute. L’incompletezza delle cose e l’insoddisfazione dell’uomo, a qualunque causa si addebitino, rimandano a quel grido. A noi percepirlo, perché dalle profondità del cuore proviene, eco della promessa del Signore di dare la vita per la quale siamo fatti.

Qui si innesta il tema della vigilanza del tempo di Avvento, tempo che è celebrato nelle sue tre dimensioni attorno alla figura di Gesù: a) l’evento della nascita di Gesù nella storia; b) il suo ritorno glorioso alla fine della storia; c) l’oggi della storia vissuto nel Signore che nasce e cresce nei cuori. Il colore viola dei paramenti liturgici richiama la fatica storica della rivelazione dello splendore del Cristo in e tra di noi, in attesa della letizia del Natale con la consuetudine di farci doni perché ci è stato fatto il Dono per eccellenza: Dio si è fatto uno di noi, la terra può vivere come il cielo. Proprio come diciamo nel Padre nostro: sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, cioè perché la nostra terra diventi tutta cielo.

Possiamo dare uno sguardo di insieme alla liturgia di oggi partendo dall’esortazione di Paolo ai Tessalonicesi: “Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi”. La lettera è il più antico documento letterario del Nuovo Testamento, scritta da Paolo verso l’anno 51, appena una ventina d’anni dopo la morte e risurrezione di Gesù. La generosità degli inizi con la partecipazione entusiasta alla carità di Dio rivelata in Gesù, che tutti coinvolge trasformando la vita, si riflette nella fede nell’imminenza del ritorno di Gesù. Il mistero è percepito come nella sua globalità e nella sua estensione.

La liturgia rielabora quell’esperienza proclamando Dio come colui che mantiene le promesse. Lo diciamo nella colletta: “Padre santo, che mantieni nei secoli le tue promesse”; lo annuncia il profeta Geremia: “io realizzerò le promesse di bene che ho fatto” (da notare che, quando Geremia annuncia il volere di bene di Dio nel realizzare le sue promesse, si trova incarcerato perché aveva predetto la conquista di Gerusalemme da parte dei Babilonesi). Il salmo responsoriale si apre sulle intenzioni di Dio che parlano al nostro cuore: “Il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza”. Il testo ebraico è ancora più eloquente: “Il segreto (l’intimità) del Signore è per chi lo teme”. Come a dire: le vie del Signore che chiediamo di conoscere sono la verità del suo amore, che in Gesù si è reso toccabile. Non c’è evento nella nostra vita che possa cancellarlo o soffocarlo o far desistere il Signore dal suo amore. Temere lui vuol dire non impedire al cuore di vivere di quel suo desiderio di amore per noi. Non è proprio agevole né per nulla scontato accettare che i sentieri di Dio nei nostri confronti siano amore e fedeltà. Ma il Signore Gesù, nato nella nostra storia, è lì a proclamarlo, a ricordarcelo, a far risplendere il suo amore perché ci conquisti e ci acquieti, ciascuno e tutti insieme.

La vigilanza serve a questo: a tenerci desti all’amore del Signore. E l’uomo è colui che alza il capo per essere capace di vedere le promesse di Dio, di vederle compiersi nel suo cuore. Per tutto l’avvento risuonerà l’esortazione: ‘vegliate e pregate’, come a dire: abbiate un occhio acuto e un cuore ardente. Non si tratta solo di un esercizio di intelligenza (vegliate!) ma di un processo di confidenza (pregate!). Un antico saluto tra i guerrieri degli indiani Hopi suonava: sta’ attento a che la tua testa resti aperta verso l’alto! Tenere aperta la testa verso l’alto significa allora superare la paura, perché il Dio che siamo chiamati a conoscere è un Dio di amore per noi. Attende solo – anche Dio attende! – di incontrare cuori aperti alla sua promessa, fiduciosi di vedere il bene che la sua promessa rivela.

Del resto, è caratteristico che l’anno liturgico finisca e cominci con la stessa lettura evangelica del cap. 21 di Luca. Ciò che si attende per la fine è lo stesso di ciò che si contempla per l’inizio. Ciò vuol dire che tutta la storia riceve senso a partire da un unico punto: la realtà del Signore Gesù nel suo amore per noi. Se il canto all’alleluia proclama: “Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza”, vuol dire che possiamo vivere la nostra storia nell’attesa della rivelazione dell’amore di benevolenza del Signore per i suoi figli! Attesa, che non si riferisce solamente al premio finale, ma al desiderio di godibilità, nel tempo, di quella rivelazione, nella quale si incontrano e si consumano due desideri, quello dell’uomo e quello di Dio.

Ancora un’annotazione. L’antifona alla comunione riprende un versetto del brano evangelico coniugandolo secondo una certa dinamica: “Vegliate e pregate in ogni momento per essere degni di comparire davanti al Figlio dell’uomo”. Sempre per dire che se il nostro cuore intercetta il desiderio di Dio per noi, allora il Signore Gesù appare davanti a noi come il sigillo e la figura di quell’amore di benevolenza di Dio, su cui è costruito il mondo e di cui è intessuta la vita. Comparire davanti al Figlio dell’uomo significa riconoscersi destinatari e soggetti di quell’offerta di amore, che trasfigura il mondo e rende la vita desiderabile e godibile. La liturgia di oggi insiste semplicemente sul fatto di imparare a intercettare il desiderio di Dio; non pone prerequisiti particolari. Una volta però che il cuore percepisce quel desiderio, diventa capace di percorrere una strada, di sopportare la fatica del cammino che lo condurrà a condividere gli stessi sentimenti di Dio nel Suo desiderio di comunione con gli uomini. Le prossime domeniche illustreranno per dove si snoda quel cammino.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  Ger 33,14-16

Dal libro del profeta Geremia

Ecco, verranno giorni – oràcolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda.

In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.

In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 24

A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,

insegnami i tuoi sentieri.

Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,

perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,

indica ai peccatori la via giusta;

guida i poveri secondo giustizia,

insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà

per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.

Il Signore si confida con chi lo teme:

gli fa conoscere la sua alleanza.

Seconda Lettura  1 Ts 3,12-4,2

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.

Vangelo  Lc 21,25-28,34-36

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saran­no segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le po­tenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nu­be con grande potenza e gloria.

Quando cominceranno ad accadere queste cose, risol­levatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.

State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’im­provviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Ve­gliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di com­parire davanti al Figlio dell’uomo».