WORDPDF

Settimo ciclo

Anno liturgico B (2020-2021)

Tempo di Avvento

I Domenica

(29 novembre 2020)

___________________________________________________

Is 63,16b-17.19b; 64,2-7;  Sal 79;  1Cor 1,3-9;  Mc 13,33-37

___________________________________________________

L’invito che percorre tutto l’Avvento è ‘fate attenzione’, ‘vegliate’. L’invito riguarda la tensione dello sguardo puntato verso un unico punto. Volgete lo sguardo al Figlio dell’uomo che per voi ha patito, è morto, è risorto, sul quale giocare il desiderio del cuore, la responsabilità dell’agire e il segreto della vita. È caratteristico che il passo evangelico proclamato oggi: “Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!” (Mc 13,37) sia seguito immediatamente dal racconto della passione di Gesù.  La vigilanza, di cui ci è fatto comando, riguarda la capacità di cogliere la grandezza dell’amore di Dio che in Gesù si è manifestato in tutto il suo splendore. È quell’amore che ci salva dall’angoscia, che ci custodisce nell’agire e ci fa scoprire il segreto del vivere.

Nel racconto della passione, il vangelo riporta lo stesso invito di Gesù ai tre discepoli con cui si era accompagnato nell’orto del Getsemani: “Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate»” (Mc 14,34). E Matteo aggiunge: “restate qui e vegliate con me” (Mt 26,38). La motivazione? Il momento è terribile e Gesù (credo sia l’unica volta che Gesù chieda qualcosa ai discepoli e poi si lamenta che l’hanno lasciato solo!) ha bisogno di ‘compagnia’. Quella compagnia non è semplicemente per lui, ma per loro stessi perché sarà difficile per loro intravvedere l’opera di Dio nella sua passione e credere al suo amore salvatore. Forse memori di questo evento, alcuni codici antichi riportano l’invito di Marco alla vigilanza così: ‘vegliate e pregate’. La veglia è per la preghiera e la preghiera è per la visione di Dio nel suo donarsi a noi e per noi.

La lettura della storia da parte del profeta Isaia la dice lunga sul mistero di tale vigilanza. Il popolo di Israele ha riconosciuto l’intervento straordinario del suo Dio quando lo liberava dalla schiavitù dell’Egitto ma presto, di fronte alle nuove fatiche, se ne scorda. Vorrebbe trovare una scorciatoia per non penare più e si costruisce un dio su misura. Ma i nemici incalzano, le sciagure incombono, la paura serpeggia sempre e allora il popolo torna a invocare il suo Dio: “Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi … Siamo diventati da tempo gente su cui non comandi più, su cui il tuo nome non è invocato. Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,17-19). Proprio il grido che attraversa l’avvento: se tu squarciassi i cieli e scendessi! Solo che il grido non è più volto semplicemente a ottenere che Dio venga in mezzo a noi (la festa del Natale celebrerà appunto questa venuta nella carne del Figlio di Dio), ma è volto a cogliere nel nostro cuore la manifestazione del Figlio di Dio nella sua potenza di salvezza. Come invoca anche la preghiera del Padre nostro: venga il tuo regno, cioè venga in noi, si manifesti in noi il tuo regno.

Lo sottolinea il canto al vangelo riportando un versetto del salmo 84 (85), 8: “Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza”. Il testo del salmo continua: “Ascolterò che cosa dice [in me] il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo … Amore e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno”. Versetti che noi potremmo interpretare: una volta che il Signore è riconosciuto abitare nel nostro cuore perché cercato e accolto, ecco quello che avviene: il suo amore di misericordia risponderà alla verità del nostro riconoscerci peccatori; il bene che da lui procede si salderà al perdono vicendevole che ci farà vivere in pace. Così la nostra umanità si scoprirà trasfigurata dallo Spirito come l’umanità di Gesù, il testimone per eccellenza dell’amore del Padre per i suoi figli.

È esattamente quello che s. Paolo si augura per la comunità di Corinto quando dice loro: “La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi [in voi] così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo”. Ecco, la vigilanza che percorre il tempo dell’avvento non è semplicemente l’attesa di un evento ma la sensibilizzazione alla percezione di una Presenza che da dentro prorompe, si manifesta e contagia di letizia. L’invito è a oltrepassare la cronaca per intessere una storia, la storia d’amore di Dio con l’uomo.

Proprio come la preghiera della chiesa nell’avvento ci fa invocare insistentemente perché il cuore riconosca nel Signore Gesù l’opera di salvezza di Dio. Il ritornello, costante, della preghiera in questo periodo è dato dai due versetti presi dal Salmo 79: “risveglia la tua potenza e vieni a salvarci” (v. 3); “o Dio, fa’ che ritorniamo, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi” (v. 4, 8, 20). Perché si arrivi a godere di quello che lo stesso salmo proclama: “Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome” (v.19).

Ora, attendere la manifestazione del Signore non significa guardare al ritorno glorioso del Signore quando si chiuderanno i tempi e la sua parola giudicante svelerà tutta la verità. San Paolo, dicendo che una comunità credente ‘aspetta la manifestazione del Signore’, come lo stesso verbo greco indica, allude all’atteggiamento del cuore che vive ogni tempo e ogni circostanza in funzione dell’incontro con il Signore Gesù, percepito nella grazia della sua presenza. D’altra parte, chi riceve le parole del Signore, chi si sforza di metterle in pratica senza desiderare di poter percepire e vedere la presenza del Signore nella sua vita? Questo è appunto l’oggetto specifico della vigilanza, mentre la sua dinamica è la tensione a entrare nel processo della manifestazione del Signore al nostro cuore, nel concreto della nostra storia, manifestazione di cui la nascita di Gesù a Betlemme presenterà la realtà alla nostra portata. Se a livello dell’agire dell’uomo la vigilanza si risolve nella fatica di evitare il male e di compiere il bene, a livello del cuore si risolve in una memoria calda della presenza del Signore, in una memoria di eventi e parole che ci possono significare quella presenza, memoria che tenda a esplodere nella percezione della sua presenza. La vigilanza allora è il compito di responsabilità dei servi della parabola del vangelo in attesa del ritorno del loro padrone. Perché è nello splendore di quella presenza percepita che possiamo vivere fino in fondo la nostra vocazione all’umanità e tornare a far risplendere il mondo della luce di Dio.

Ma c’è ancora dell’altro. Se leggiamo il passo parallelo di Lc 12,37, veniamo a sapere come si manifesterà il Signore: “si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. L’accudire ai fratelli non è soltanto agire bene, ma partecipare al servizio divino dell’umanità. Come a dire: quando accogli il tuo fratello perché guardi al tuo Signore, il tuo cuore godrà dall’essere accudito dal suo Signore e non potrà non condividere con lui l’ansia di arrivare a tutti perché lo splendore della sua presenza prevalga comunque.

***

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  Is 63, 16b-17.19b; 64, 2-7

Dal libro del profeta Isaia

Tu, Signore, sei nostro padre,

da sempre ti chiami nostro redentore.

Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie

e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?

Ritorna per amore dei tuoi servi,

per amore delle tribù, tua eredità.

Se tu squarciassi i cieli e scendessi!

Davanti a te sussulterebbero i monti.

Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,

tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.

Mai si udì parlare da tempi lontani,

orecchio non ha sentito,

occhio non ha visto

che un Dio, fuori di te,

abbia fatto tanto per chi confida in lui.

Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia

e si ricordano delle tue vie.

Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato

contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.

Siamo divenuti tutti come una cosa impura,

e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;

tutti siamo avvizziti come foglie,

le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.

Nessuno invocava il tuo nome,

nessuno si risvegliava per stringersi a te;

perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,

ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.

Ma, Signore, tu sei nostro padre;

noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,

tutti noi siamo opera delle tue mani.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 79

Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvati.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,

seduto sui cherubini, risplendi.

Risveglia la tua potenza

e vieni a salvarci.

Dio degli eserciti, ritorna!

Guarda dal cielo e vedi

e visita questa vigna,

proteggi quello che la tua destra ha piantato,

il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,

sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Da te mai più ci allontaneremo,

facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Seconda Lettura  1 Cor 1, 3-9

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.

Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!

Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.

La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

Vangelo  Mc 13, 33-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.

Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».