Dedicazione della Basilica Lateranense

Anno liturgico C (2024-2025) – Solennità e feste – Dedicazione della Basilica Lateranense – (9 novembre 2025)

È caratteristico il fatto che l’espressione di Gesù: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” (Gv 2,19) sia ripresa come accusa e scherno ai piedi della croce: “Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!” (Mc 15,29). Sarà l’ultima richiesta di segno: scendere dalla croce! Ogni richiesta di segno in un’ottica di potenza rivela la cecità del cuore di fronte all’agire di Dio. Gesù non scenderà dalla croce per convincere: se l’amore non convince, non c’è potenza che lo possa ottenere. La conseguenza sarà che il luogo della presenza di Dio nel mondo oramai è l’umanità come il corpo che Gesù ha assunto. E tutti i comandamenti sono in funzione di far risplendere quella umanità. L’amore di Dio per l’uomo è così radicale da far rivelare la Sua gloria a partire da e dentro l’umanità. Qui è racchiuso il mistero della Chiesa.

Commemorazione di tutti i fedeli defunti

Anno liturgico C (2024-2025) – Solennità e feste – Commemorazione di tutti i fedeli defunti – (2 novembre 2025)

Applico alla celebrazione odierna quello che la Chiesa vive nella sua preghiera eucaristica: “Per mezzo del tuo Figlio, splendore d’eterna gloria, fatto uomo per noi, hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa. Con la forza del tuo Spirito continui a radunare in una sola famiglia i popoli della terra, e offri a tutti gli uomini la beata speranza del tuo regno. Così la Chiesa risplende come segno della tua fedeltà all’alleanza promessa e attuata in Gesù Cristo, nostro Signore” (Preghiera eucaristica V/D). Tra l’altro, la comune preghiera per i defunti, L’eterno riposo, pesca in uno scritto cristiano in aggiunta al libro di Esdra, conosciuto nella sua redazione latina come il quarto libro di Esdra, attribuendo al sacerdote-scriba Esdra la visione profetica delle nazioni che si convertono al Signore a formare il nuovo popolo di Dio. Vedendo i popoli venire alla fede promette loro il riposo messianico nella luce meravigliosa dell’amore di Dio (4Esd 2,34-35).

Tutti i Santi

Anno liturgico C (2024-2025) – Solennità e feste – Tutti i Santi – (1° novembre 2025)

È caratteristico che la Chiesa definisca la santità secondo le otto beatitudini. Non si tratta di un progetto realizzato, ma di una condivisione goduta: la gioia del Signore condivisa dai discepoli. Così la gioia è percepita nell’obbedienza all’amore. La visione del paradiso, con tutti i santi irraggiati dall’amore di Dio, parla di una realtà ultima ma vicina, più reale delle cose di tutti i giorni. Parla al cuore degli aneliti che lo assillano, delle radici che lo costituiscono, delle tensioni che lo lavorano, dei desideri che l’abitano.
Quello che viene contemplato è lo splendore della santità come manifestazione goduta dell’amore di Dio, sebbene spesso i nostri occhi siano così velati da non sentirne più il riverbero nella nostra storia quotidiana. Non abbiamo però altro modo di sconfinare nell’eterno se non quello di giocare la nostra vita terrena, secondo tutto lo spessore di dignità che comporta.

Il grande vagabondo apostolico

Beato Vladimir Ghika “Io sono, interamente, professore di speranza, malgrado tutto”. Potrebbe essere questa l’immagine caratteristica che illustra la personalità di questo santo, martire per la fede. Vladimir Ghika (1873-1954) viene dichiarato beato da papa Francesco...

XXX Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XXX Domenica – (26 ottobre 2025)

Se la parabola di domenica scorsa verteva sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi mai, quella di oggi, invece, svela la condizione e il frutto della preghiera. Luca introduce la parabola con queste parole: “Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri” (Lc 18,9). Di per sé il testo dice più semplicemente: ‘per alcuni che erano persuasi, che erano convinti di essere giusti’, tanto che il latino rende con ‘qui in se confidebant tanquam iusti’. Ciò significa che chi prega con questi sentimenti non ha coscienza di essere presuntuoso; sarà il giudizio della parabola a svelarne l’intima presunzione in modo da far venire alla luce il peccato nascosto, quello che rende la preghiera irricevibile da parte di Dio. Non solo, ma la parabola metterà in evidenza la stretta connessione che esiste tra il percepirsi giusti e il fatto di disprezzare gli altri. Anche questo collegamento non è evidente per la coscienza dell’orante, ma la parabola ne mostrerà l’esito perverso.