XVII Domenica T.O.

Anno liturgico B (2023-2024) – Tempo Ordinario – XVII Domenica (28 luglio 2024)

È interessante costatare che la prima lettura, che riporta il miracolo della moltiplicazione dei pani ad opera del profeta Eliseo, è commentata con il salmo 144 (145), salmo che nell’interpretazione dei Padri è letto sulla falsariga della preghiera del Padre Nostro secondo le tre invocazioni: venga il tuo regno, dacci il pane quotidiano, liberaci dal male. Lo esplicita bene Cipriano di Cartagine: “Noi chiediamo che il regno di Dio sia ricreato in noi, così come chiediamo che anche il suo nome sia santificato dentro di noi. Aggiungiamo anche questo: ‘Sia fatta la tua volontà’, non perché Dio faccia ciò che vuole ma perché noi possiamo realizzare ciò che Dio vuole. La volontà di Dio è quella che Cristo ha compiuto e insegnato. L’umiltà nella vita, la fermezza nella fede, l’onestà nel comportamento, la misericordia nelle opere di bene, il non saper offendere e il saper sopportare l’offesa ricevuta, essere in pace con i fratelli”.

XVI Domenica T.O.

Anno liturgico B (2023-2024) – Tempo Ordinario – XVI Domenica (21 luglio 2024)

Se Gesù prova compassione è perché sa che può dire: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28). E ancora, perché sa che il cuore dell’uomo è angosciato e cerca riposo e, se non lo trova, è perché si illude di trovarlo fuori di Lui. Così quando, mosso dalla sua compassione, Gesù invita i discepoli a pregare perché il Padre mandi operai nella sua messe, come riporta il passo di Mt 9,36-38, fa pregare non solo perché mandi tanti operai, ma soprattutto perché ne mandi di quelli che si muoveranno spinti dalla stessa sua compassione. Gli operai, che lavorassero in questa messe immensa, senza essere il riflesso di questo amore e di questa compassione, non favorirebbero il ristoro del cuore degli uomini. Del resto, come diventare il riflesso dell’amore e della compassione di Dio per gli uomini, senza stare in disparte con Gesù, senza godere la sua compagnia, senza la preghiera?

XV Domenica T.O.

Anno liturgico B (2023-2024) – Tempo Ordinario – XV Domenica (14 luglio 2024)

Il gesto dello scuotere la polvere dai piedi, quando non dovessero essere accolti – gesto che era comune al pio israelita quando saliva in pellegrinaggio a Gerusalemme proveniente da territori pagani e non voleva contaminare il sacro suolo d’Israele -, assume allora il significato: la pace che non avete accolto voi, non ha lasciato noi; avete la possibilità di rifiutarla, ma non avete il potere di fermarla perché sarà rivolta ad altri; e se resta a noi, se è condivisa da altri, è perché prima o poi la possiate desiderare anche voi; non temete, sarà sempre vostra eredità. La forza dell’annuncio evangelico sta in questo potere della pace di Dio che raggiunge tutti. La responsabilità dei discepoli sta appunto nel far vedere la loro vita confermata da quella pace perché possa apparire davvero desiderabile.

XIV Domenica T.O.

Anno liturgico B (2023-2024) – Tempo Ordinario – XIV Domenica (7 luglio 2024)

L’episodio della predicazione di Gesù a Nazaret illustra bene la premura di Dio. La scena è racchiusa da due identici sentimenti di valore diametralmente opposto. Si apre con la meraviglia, sospettosa, diffidente, che si tramuta poi in ostilità da parte degli ascoltatori presenti nella sinagoga e si chiude con la meraviglia, dispiaciuta, di Gesù che si vede costretto a fuggire. Marco conclude: “E si meravigliava della loro incredulità”. Una meraviglia, quella di Gesù, però, che non si tramuta in ostilità con la sua fuga, bensì in tenacia e immaginazione per creare nuove occasioni, fino alla fine, come il resto del racconto evangelico proverà, perché i cuori finalmente si aprano all’amore del Padre testimoniato da lui e dalla sua attività ovunque.
Noi non ci accorgiamo che spesso la nostra incredulità nasconde una cattiva idea di Dio. A dire il vero non si tratta realmente di una mancanza di fede, ma di diffidenza, di riserva mentale.

XIII Domenica T.O.

Anno liturgico B (2023-2024) – Tempo Ordinario – XIII Domenica (30 giugno 2024)

La conclusione del brano della Sapienza andrebbe così inteso: “Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e quelli della sua parte la sperimentano”. E il versetto precedente: “Dio ha creato l’uomo con incorruttibilità, lo ha creato a immagine della propria eternità”, intendendo: l’eternità è la perfetta felicità perché senza possibilità di corruzione. Così, quelli che sono tratti dalla parte del diavolo sperimentano la morte. E qui morte non allude alla morte biologica, ma alla morte spirituale, alla mortificazione del cuore che non conosce più l’amore e subisce la mortificazione dell’essere. Si tratta della conclusione del ragionamento degli empi, introdotto con le parole: “Dicono fra loro sragionando” e definito: “Hanno pensato così, ma si sono sbagliati; la loro malizia li ha accecati. Non conoscono i misteriosi segreti di Dio …” (Sap 2,1.21-22).