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Settimo ciclo

Anno liturgico B (2020-2021)

Tempo di Avvento

IV Domenica

(20 dicembre 2020)

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2 Sam 7,1-5.8b-12.14a.16;  Sal 88;  Rm 16,25-27;  Lc 1,26-38

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Nei giorni che precedono il Natale la liturgia interroga tutti i brani evangelici che si riferiscono alla nascita di Gesù come a predisporci all’evento nella giusta prospettiva. Prepara i cuori al mistero che si svelerà. La quarta domenica di avvento viene proclamato il brano dell’annunciazione dell’angelo Gabriele. Il brano è introdotto da una precisazione temporale singolare. Il mistero principale riguarda la concezione verginale di Gesù, ma il testo si premura di collocarlo temporalmente rispetto a un altro evento, la concezione di Giovanni Battista. Da sei mesi Giovanni Battista cresce nel seno di Elisabetta. Questo significa che la nascita del Salvatore viene a coronare tutta una serie di interventi salvifici di Dio per il suo popolo. Sarà come il compimento di tutta l’azione salvifica di Dio nella premura per il suo popolo.

Il brano può essere ascoltato nella successione di cinque passaggi con una sorprendente conclusione. Ogni passaggio comporta una sua caratteristica specifica. Anzitutto il saluto dell’angelo. Il testo aveva già ricordato il nome della giovane a cui Gabriele è mandato, ma nel salutarla l’angelo usa un altro nome. La chiama ‘piena-di-grazia’. Un termine di alta consistenza, nel senso che denota tutto l’amore che la riguarda, tutti i doni di cui è arricchita, tutta la bellezza che la sua persona esprime. È perciò normale che la giovane si turbi. È il secondo passaggio. Anche questo turbamento parla della sua bellezza proprio perché mai esibita. A questa bellezza corrisponde la confessione finale: sono semplicemente serva, nulla di più. Ma l’angelo l’assicura, ecco il terzo passaggio. Le si rivolge con il suo nome, Maria e le parla nella sua lingua. Sa che conosce le Scritture, che attende la manifestazione del regno di Dio, che ama il suo Dio e ne ascolta intimamente le parole. Le parole in bocca all’angelo sono le stesse che usa il profeta Natan davanti a Davide. Con la differenza che, per Davide, suonavano come la promessa di qualcosa che si sarebbe compiuto nel futuro, mentre, per la Vergine, erano l’annuncio del compimento dell’antica promessa. L’angelo arriva a toccarla nel movimento del suo cuore fedele al suo Dio, tutta dedita al suo Dio, in attesa della manifestazione del regno di Dio nel mondo. Segue quindi il momento della delucidazione: ma come può avvenire questo? Ed è a questo momento che l’angelo le dà un segno, informandola della sua anziana cugina che è in attesa. Quello che leggiamo come “nulla è impossibile a Dio”, in realtà suona: ‘nessuna parola resta senza compimento presso Dio’. È l’assicurazione di fede che le serviva. Perciò segue l’ultimo passaggio, la consegna: Ecco la serva del Signore! È tutta la sua gloria, la sua bellezza: essere puro spazio per il desiderio di Dio di abitare in mezzo a noi. Così si manifesterà tutto l’amore di Dio per l’umanità di cui lei è, non solo totalmente partecipe, ma anche radicalmente interceditrice. Tutti guarderanno a lei per poter vivere il suo stesso mistero: lasciare Dio abitare il proprio cuore.

La conclusione, nella sua asciuttezza, è straordinaria: “E l’angelo si allontanò da lei”. Non è una semplice annotazione di cronaca. Rivela un profondo mistero. Lei non avrà più visite di angeli. Sarà la sua fede a vedere nella cronaca quotidiana, spesso difficoltosa e imprevista, il dispiegarsi del disegno di Dio fino ad accompagnare la consegna suprema del suo Figlio: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46). L’annotazione corrisponde a quella segnalata appena dopo l’evento della visione misteriosa della gloria di Gesù sul Tabor: “E videro Gesù solo”. Vale a dire: videro Gesù come lo avevano sempre visto. La grandezza e vivacità della fede starà appunto nel vedere l’umanità di Gesù in tutta la sua concretezza come la rivelazione del suo essere Dio che salva. È scomparsa ogni gloria umana. Non c’è più nulla di glorioso nella discendenza di Davide che arriva fino a Giuseppe e Maria.

Il salmo 88 (89), a commento della promessa di Dio a Davide, e a maggior ragione a commento del compimento della promessa nella Vergine Maria, si apre con un’esplosione di lode per Dio che è fedele. Proprio la fedeltà di Dio, che si può ammirare negli interventi del passato a favore del suo popolo, è fondamento della fiducia nella potenza salvatrice del nostro Dio. Lo è stato per la Vergine, lo è per i discepoli di Gesù. Ma il contesto di realizzazione delle promesse di Dio, come lo è stato per la Vergine, così per i discepoli di Gesù, è sempre drammatico. Dramma, che traspare nell’annotazione: E l’angelo si allontanò da lei! La domanda che i credenti si fanno nel dramma della storia, anche se non è la stessa domanda della Vergine Maria, per quanto ne abbia condiviso la drammaticità: dov’è ora la potenza di Dio? Il salmo lo segnala molto bene. Dove vedere ora la potenza di Dio?

E la liturgia risponde: in quel bambino, nato dalla Vergine Maria! Se è vero che non c’è più nulla della gloria umana, è però vero che c’è tutta la gioia del cielo che oramai è riversata nel cuore degli uomini. Sarà quella gioia a pulire gli occhi per vedere tutto nella gloria dell’amore di Dio per l’uomo.

Forse la nostra indisponibilità ad accogliere la potenza rinnovatrice di tale letizia deriva dal fatto che non abbiamo coscienza di ciò che comporta una tale rivelazione, ci siamo stancati di attenderla. Paolo, nella sua lettera ai Romani, lo fa ben capire quando dice che questo mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, viene “ora manifestato mediante le scritture dei Profeti”. Se mai abbiamo indagato le scritture dei profeti o le profondità dei nostri cuori, come possiamo non commuoverci a quell’‘ora’ nella quale viene manifestato? Sarà il senso dell’adorazione davanti al bambino di Betlemme che domani contempleremo con le braccia aperte in attesa di tutti noi (tutte le statue del Bambino Gesù nel presepe rappresentano un bambino con le braccia aperte!).

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  2 Sam 7, 1-5.8b-12.14a.16

Dal secondo libro di Samuèle.

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».

Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.

Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.

La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 88

Canterò per sempre l’amore del Signore.

Canterò in eterno l’amore del Signore,

di generazione in generazione

farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,

perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;

nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,

ho giurato a Davide, mio servo.

Stabilirò per sempre la tua discendenza,

di generazione in generazione edificherò il tuo trono».

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,

mio Dio e roccia della mia salvezza”.

Gli conserverò sempre il mio amore,

la mia alleanza gli sarà fedele».

Seconda Lettura  Rm 16, 25-27

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani.

Fratelli,

a colui che ha il potere di confermarvi

nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,

secondo la rivelazione del mistero,

avvolto nel silenzio per secoli eterni,

ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti,

per ordine dell’eterno Dio,

annunciato a tutte le genti

perché giungano all’obbedienza della fede,

a Dio, che solo è sapiente,

per mezzo di Gesù Cristo,

la gloria nei secoli. Amen.

Vangelo  Lc 1, 26-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.