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Settimo ciclo

Anno liturgico A (2019-2020)

Tempo di Avvento

I Domenica

(1° dicembre 2019)

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Is 2,1-5;  Sal 121;  Rm 13,11-14;  Mt 24,37-44

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Nell’ultima settimana dell’anno liturgico, la trentaquattresima, la chiesa ci ha accompagnati con questa antifona alla comunione: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo” – sono le ultime parole del vangelo di Matteo – e con la preghiera dopo la comunione: “O Dio, che in questi santi misteri ci hai dato la gioia di unirci alla tua stessa vita, non permettere che ci separiamo mai da te, fonte di ogni bene”.

Con l’inizio del nuovo anno liturgico, l’Avvento, quando la Chiesa ci invita alla vigilanza, allude alla capacità del cuore e dell’intelligenza di percepire proprio la ‘presenza’ del Signore Gesù che tutto attira a sé e al suo regno per consegnarlo nelle mani del Padre. Avvento non significa primariamente attesa, ma presenza. Il periodo liturgico dell’Avvento non è un’attesa della nascita di Gesù a Betlemme, ma la tensione a una capacità di sensazione, di intuizione cordiale della compagnia di Gesù che opera continuamente perché il suo regno conquisti i cuori e la storia. E se di attesa si parla, si tratta dell’attesa della manifestazione del Signore Gesù al nostro cuore.

Il profeta Isaia rivela la presenza nella storia di un movimento opposto a quello della torre di Babele, allorquando le genti si sono disperse sulla terra senza più comprendersi. La visione del profeta rivela che le genti tornano a riunirsi, verso l’alto. È la forza della parola del Signore che muove all’unità elevando. Si tratta della verità espressa dalla colletta: “O Dio, Padre misericordioso, che per riunire i popoli nel tuo regno hai inviato il tuo Figlio unigenito, maestro di verità e fonte di riconciliazione, risveglia in noi uno spirito vigilante, perché camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore fino a contemplarti nell’eterna gloria”. Ecco descritto il movimento tipico della rivelazione: verità per la riconciliazione, verità in vista della riconciliazione. Gesù è inviato per mostrare al mondo la grandezza dell’amore del Padre e per riunire i figli di Dio dispersi. La verità riguarda la testimonianza di un amore, la riconciliazione lo scopo di quella testimonianza. Non è però un movimento troppo visibile; è necessaria una buona vigilanza, un’attenzione che non venga mai meno, che sia tesa a scoprire e favorire quel movimento, liberi dalle cose e dai desideri contrari, pieni di amore per non subire il fascino mortificante di una concentrazione su di sé.

Per questo s. Paolo ci esorta alla vigilanza scuotendoci dal sonno e invitandoci ad affrontare la vita rivestendoci dell’umanità di Gesù che ha vissuto in pienezza quel movimento di verità e riconciliazione, che ci fa intimi del Padre e solidali tra di noi. La vigilanza a cui ci invita la liturgia è così finalizzata ad uno scopo preciso: essere in condizione di realizzare la vocazione all’umanità che il Signore Gesù vive nel suo splendore originario. Paolo dichiara: “Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo”, per vivere la storia nella benevolenza, senza paure, tanto da essere addirittura custoditi da una armatura di luce: “indossiamo le armi della luce”. Luce, che consiste nell’assumere il principio della riconciliazione come unico fondamento dell’agire. Si esercita vigilanza nello spirito quando ci si sforza di radicarci sempre più autenticamente, sempre più profondamente, sempre più concretamente, in quella riconciliazione di cui Dio ci ha fatto dono, in Cristo, in modo da estenderla a tutto in noi e a tutti dovunque. La vigilanza ha senso nello stare fermi in quell’unico punto: se Dio ha fatto grazia di Sé a noi, allora anche noi possiamo fare grazia di noi a tutti. E così il mondo tornerà a risplendere, perché ognuno potrà sperimentare quello che dice il salmo: “il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza” (Sal 24,14), da intendere, come del resto suggerisce lo stesso testo ebraico del versetto: il segreto (o l’intimità) del Signore, cioè la sua offerta di benevolenza nel dono di Sé che ci fa, vale per chi ne fa il punto fermo della sua vita e ha posto tutta l’attesa del suo cuore nel condividerne la gioia con tutti.

L’avvertimento di Gesù ai suoi discepoli: “Vegliate dunque” riguarda la tensione del cuore, come dicesse: non fate come al tempo di Noè quando, nonostante fosse avvertita, la gente non si avvide di nulla; scopritela, avvertitela, viveteci dentro, fatevene la ragione del vivere. E quando aggiunge ‘tenetevi pronti’ l’allusione evidente, come del resto suggeriscono le parabole del padrone che torna dalle nozze, è al servizio vicendevole perché tutti possano vedere lo splendore del regno e la manifestazione del suo amore. L’avvertimento contiene questa sfumatura, come ne dà testimonianza una mistica del sec. XIII, Hadewijch di Anversa: “Chi vorrà alleggerire la pena [l’inquietudine di non amare mai abbastanza] dovrà mettere tutto il suo cuore ad essere costantemente fedele in ogni circostanza. Soffrirà volentieri ogni pena per l’Amore … preferirà pazientare al di là delle sue forze perché non manchi nemmeno una virgola a ciò che è dovuto all’Amore”. In altre parole, il vegliare e il tenersi pronti riguarda la manifestazione del Signore nel suo amore per noi e nel nostro amore per i fratelli in ogni circostanza, in ogni dettaglio della vita.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  Is 2,1-5

Dal libro del profeta Isaia

Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.

Alla fine dei giorni,

il monte del tempio del Signore

sarà saldo sulla cima dei monti

e s’innalzerà sopra i colli,

e ad esso affluiranno tutte le genti.

Verranno molti popoli e diranno:

«Venite, saliamo sul monte del Signore,

al tempio del Dio di Giacobbe,

perché ci insegni le sue vie

e possiamo camminare per i suoi sentieri».

Poiché da Sion uscirà la legge

e da Gerusalemme la parola del Signore.

Egli sarà giudice fra le genti

e arbitro fra molti popoli.

Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,

delle loro lance faranno falci;

una nazione non alzerà più la spada

contro un’altra nazione,

non impareranno più l’arte della guerra.

Casa di Giacobbe, venite,

camminiamo nella luce del Signore.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 121

Andiamo con gioia incontro al Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:

«Andremo alla casa del Signore!».

Già sono fermi i nostri piedi

alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù,

le tribù del Signore,

secondo la legge d’Israele,

per lodare il nome del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,

i troni della casa di Davide.

Chiedete pace per Gerusalemme:

vivano sicuri quelli che ti amano;

sia pace nelle tue mura,

sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i miei amici

io dirò: «Su di te sia pace!».

Per la casa del Signore nostro Dio,

chiederò per te il bene.

Seconda Lettura  Rm 13, 11-14a

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.

La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.

Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.

 

Vangelo  Mt 24, 37-44

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».