Capiago, corso di esercizi aperto a tutti. 8-14 luglio 2018
condotti da p. Elia Citterio
Riepilogo di tutti i link ai file audio suddivisi secondo le fasi in cui si sono svolti gli esercizi
[I titoli degli incontri, in arancione, sono link al file audio; i numeri dei paragrafi rimandano ai minuti del file audio]
9 luglio 2018 – prima meditazione
0′. 2Cor 8,9 e il suo contesto. Il verbo greco perìsseuo (“supererà”) è usato spesso in discussione con i farisei, che non erano né gretti, né meschini, ma uomini che non lasciavano fuori la parola di Dio in alcun aspetto della propria vita; solo che non riuscivano a gustare l’alleanza con Dio (perché si basavano sulla propria osservanza).
7′. Da ricco che era… ricco in rapporto a cosa? Ha lasciato ogni cosa che rispondeva all’affermazione di sé.
10’15”. Luca 9: Gesù decide di andare a Gerusalemme e l’evangelista usa dei termini profetici.
16’30”. L’apertura alla sua rivelazione non corrisponde al nostro entusiasmo. Commento di s. Chiara d’Assisi.
22’35”. Liturgia domenica XIII T.O. ciclo C. Nulla può distogliere Gesù dalla fedeltà al disegno di Dio. Quando esige certe condizioni dai discepoli non fa che esigere il principio della sua fedeltà.
26′. Il senso della missione è svelare il segreto di Dio! E con urgenza. Questo è l’essenziale (lasciando da parte i benefici e i successi).
30′. Chi cerca il proprio riposo prima di dare la sua anima non segue Cristo.
36’15”. L’intimità con il Padre non è giocata come Seconda Persona della Santissima Trinità, ma è giocata come figlio dell’uomo che condivide con il Padre l’amore per noi.
40′. Il Vangelo non è un ideale; è una radice.
42′. Il nostro cuore è strutturato sul regno di Dio. La povertà di cui parliamo è l’unica opportunità per essere nuovamente fioriti.
9 luglio 2018 – seconda meditazione
0′. Madre della sapienza: gustare quello che il nostro cuore desidera.
1′. La sincerità in rapporto alla Fede; presentarci a Lui con confidenza. Marco 2, 1-12: il paralitico. Nessuno parla (né il paralitico, né i quattro che lo portano) e nessuno ringrazia. Inoltre Gesù non fa quello per cui lo hanno portato.
8′. Proclamato nella domenica VII del T.O. ciclo B.
12′. La sincerità è l’apertura alla novità di Gesù e la novità è il perdono dei peccati (non la guarigione). Percepiamo il senso della santità di Dio che ci perdona i peccati? A noi più che questo interessa che il Signore sistemi i nostri guai! Non ci interessa guarire dalla vera malattia. noi non riusciamo a bucare la folla (come gli amici del paralitico) dei pensieri, azioni, sensazioni che affollano il nostro cuore.
18′. Il valore simbolico dell’essere “calato”. I fratelli sono sempre “provvidenziali”, nel bene e nel male (dimensione ecclesiale del vivere la fede e vivere nella fede).
22′. Figlio dell’uomo. Secondo la profezia di Daniele l’attività specifica del figlio dell’uomo è quella di creare il popolo santo dell’Altissimo. Giovanni 11,49-53: riunire i figli di Dio dispersi.
28′. “La vostra pace ritorni a voi”, se non accade vuol dire che la pace non proveniva da un dono del Signore.
33′. Isaia 43,18-25: “il popolo che io ho plasmato per me”. Ogni remissione dei peccati si deve tradurre in fraternità. ll popolo che “continuamente” conquista al suo amore.
38′. Di Dio noi conosciamo sicuramente solo questo: cancella sempre le nostre trasgressioni. Salmo 40 (LXX).
43′. Non c’è afflizione che possa separarci da Lui e dai fratelli; questa è la Fede sincera.
10 luglio 2018 – prima meditazione
0′. Uscire dall’individualismo della preghiera. a) In cosa consiste la novità dell’insegnamento di Gesù?; b) salmo 149. L’atteggiamento opposto all’individualismo.
2′. La novità di Gesù: come ascoltare la Parola? Marco 1,21-22.27 è collegato al brano del Deuteronomio che si legge nella liturgia della IV domenica T.O. ciclo B. Le Scritture costituivano la trama dei propri pensieri.
8′. La disposizione del cuore ad ascoltare “colui che parla con autorità”. Uno dei qualificativi del Messia era: il profeta. Mosè lo definisce pari a sé. Intende sia che parla con Dio “bocca a bocca”, sia che in Numeri 12,3.8 Mosè è definito uomo assai mite e umile. Da notare che in tutto il Pentateuco il termine umile si trova solo qui.
12’30”. Gli Ebrei si ritenevano l’unico popolo che ascolta la Parola (non le divinazioni) come qualifica del popolo eletto. E i discepoli di Gesù sono coloro che ascoltano la sua Parola.
16′. Abbiamo ancora la percezione che la Parola di Dio brucia? Come il popolo che chiese una mediazione?
19’30”. Ascoltare è un fare. In ogni parola da lui pronunciata, in ogni azione da lui compiuta, si apre l’accesso anche per noi all’intimità da lui goduta. E’ la grandezza della rivelazione di Gesù.
29′. Se perdiamo la novità di Gesù non sapremo resistere alle afflizioni della vita, non solo, ma se non la capiamo, la Fede ci chiude in noi stessi e alla fine mandiamo a quel paese la stessa Fede.
33′. “A me è stato dato ogni potere”. Potere significa che è l’unico che può far conoscere il volto di Dio.
37′. Quando Gesù è sulla croce non invoca Dio per sé.
10 luglio 2018 – seconda meditazione
0′. Salmo 149 e salmo 51 (miserere). Quando preghiamo avvertire che non siamo soli: preghiamo dentro l’assemblea dei fedeli. I salmi non sono la preghiera del tempio. La raccolta è stata strutturata tra il 200-150 a.C.
4′. Assemblea dei fedeli=hassidim: coloro che sono stati amati da Dio. Così i primi apostoli e poi i discepoli.
6′. Salmo 51,1. Tre termini: pietà, amore e misericordia. Scaturiscono da un rapporto di intimità, ma ferito. Pietà significa che la compassione del Signore ristabilisce nella graziosità, rende graziosi non graziati. L’amore si riferisce alla capacità creativa di Dio per noi; ricrea, rinnova. Nell’immagine dell’amore sponsale Dio ricrea vergine la sposa che non lo è più.
12′. “Nel tuo amore”: in tutte le versioni antiche è tradotto non con amore, ma con misericordia. Misericordioso in tutto l’Antico Testamento è riferito sempre a Dio, mai ad un uomo! Misericordia è la quintessenza di Dio e viene annunciata nelle situazioni in assoluto più drammatiche. I pii sono coloro che continuano a sperare (sempre!) nella misericordia di Dio. Il dono di misericordia per eccellenza per noi è il dono di Gesù. L’invio di Suo Figlio.
19’30”. Misericordia. Letteralmente: “per le tue viscere d’amore”, ma non si riferisce solo al legame viscerale madre-figlio. Indica la matrice che dà vita. Una vita amabile e desiderabile. L’immagine che sottostà al Salmo 51 è quella di Dio come sposo. Isaia 62,4. Dio è lo sposo che gioisce della sua sposa che passa dalla percezione di angosciosa solitudine all’emozione di essere svelata a se stessa in una dolcezza di riposo. La percezione di questa nuova realtà di cui gode grata, costituisce il contenuto della nuova realtà.
28′. Grata e consegnata. Le lamentele ne sono al di fuori. Così pure i confronti e i rancori.
32′. Guai se la preghiera non è dentro l’assemblea dei fedeli.
35’30”. La mitezza.
39′. La prova è finalizzata a che lo spazio interiore di qualsiasi sentimento possa essere occupato dallo splendore del Vangelo. Le situazioni nuove (prove) non si rubano a Dio.
11 luglio 2018 – prima meditazione
0′. Il rapporto tra ricompensa e Grazia; oppure tra giustizia e misericordia. Il discernimento deve essere effettuato al passivo. Nella questione del male: Matteo 13,24-43 la zizzania, proclamata la XVI domenica del T.O. ciclo A. Il passaggio dall’oscuro al chiaro non è dato una volta per tutte.
7’40”. “Chi ha orecchi ascolti”.
14’50”. Lo “stare dietro” quando c’è il male. quante volte le nostre preghiere si esauriscono nel dire a Gesù: “Signore il tuo mestiere tu non lo sai fare”. Custodire la rivelazione di Dio e accettarla per come avviene.
16’50”. La domanda pertinente è: come convivere con i malvagi? (Non: da dove viene il male?). Bisogna entrare nel perché Dio vuole che crescano entrambi (il male e il bene) altrimenti sarà poi difficile in presenza del male rispondere nell’atteggiamento evangelico.
18’55”. Il regno dei cieli sta nello splendore di quella pazienza condivisa con Dio.
22’30”. Tutte le volte che nella Scrittura si trova: “deve”, “è necessario”, l’indicazione non può venire dalla ragione dell’uomo, ma svela la dimensione divina nel vivere la vita umana. La dimensione divina per l’uomo e la sua mitezza, indulgenza.
24′. Dio non toglie di mezzo i malvagi perché sono oggetto della sua pazienza, affinché i giusti possano rivelare ai malvagi la forza di Dio che non rinuncia al suo amore solo perché l’uomo lo disattende e i giusti lo sono tanto più quanto fanno risplendere la potenza di amore di Dio. Giustizia e malvagità sono sempre insieme. Anche in noi.
27’27”. Quando c’è una sofferenza causata dal malvagio e non rispondi con violenza allora il male ha la provvidenza di far crescere il bene (non è la giustificazione del male), ma è la logica della vita umana. Senza male il bene non cresce.
30’10”. Due aneddoti e una massima.
38′. Il comandamento del “ringraziare”.
11 luglio 2018 – seconda meditazione
0′. Il principio di eccedenza. Matteo 5,20 “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei”: supererà è più consentaneo al nostro cuore della giustizia. Le beatitudini come compimento per l’oggi.
4’34”. Gregorio di Nazianzo afferma: “Ciò che non si è percepito di qui neanche di là si saprà che cos’è”. Se non si percepisce una realtà non si sa neppure che ci sia. Raramente parliamo della vita spirituale in termini di goderne, ma sempre come osservare (giustizia). E’ uno schema inadeguato.
9’40”. Nelle preghiere antiche non si domandava la carità. Vedi s. Efrem il siro. La preghiera del cuore come unica porta (senza chiavi).
15′. Per quanto non vi siano peccati, non per questo si può entrare nel regno di Dio. Per noi vale il principio: “se io non sono innocente non posso entrare”, ma quando si vuol fare il bene quale ricompensa si chiede a Dio? La ricompensa ci sarà ma è segreto di Dio, per fare il bene è sufficiente la motivazione che è il Signore stesso.
21’10”. Luca 6,27 ss. “amate i vostri nemici”. La ricompensa è essere figli dell’Altissimo.
25′. “Agite in modo che risplenda il bene per coloro che vi odiano”, questa è la traduzione corretta.
28′. Porgere l’altra guancia significa solo non perdere mai la benevolenza per il fratello.
31’30”. Applicazioni.
34′. Nessuna religione giustifica il fatto dell’amore del prossimo col motivo che così si può conoscere l’amore di Dio (agli altri e per se stessi). Solo il Figlio di Dio poteva dirlo.
40’30”. A noi manca la capacità di intuire per quali vie passare per realizzare e gustare i desideri che il cuore porta. Siamo continuamente turlupinati. Quando iniziamo a rendercene conto, allora iniziamo a credere davvero al Signore Gesù che indica la via diretta, dove non si guarda più se si fanno peccati, ma si comincia ad accogliere l’amore misericordioso di Dio in solidarietà.
12 luglio 2018 – prima meditazione
0′. Il rabbi Suscia. Seguire il Signore: poter custodire il bene comunque anche quando ci viene addosso il male.
3’20”. La ricompensa allude all’agire che esprime la gioia del regno di Dio che ha lambito il cuore e che rende capaci di comportarci nella logica della sovrabbondanza. Capacità donata dal Messia.
4’20”. Cosa intendere con volontà di Dio: la materialità degli eventi e la conformità del vissuto dell’evento secondo il bene che Dio vuole per noi. Ogni evento ha la possibilità di essere aperto al mistero del regno di Dio.
8′. Esempio delle due miglia. La “costrizione” ha una provvidenza. Il giudizio non è dato sull’opera, ma sulla disposizione con cui viene fatta.
14’35”. La vedova e l’offerta per il tesoro del tempio. L’elogio non è dato alla sua generosità, ma alla fiducia assoluta, la fede nei confronti di Dio: “traendo da quello che le mancava ha messo tutta la vita che aveva”.
23′. La forza del comandamento sta nella fiducia di chi mi invita, chi me lo dà. Così avrò la sua forza. Fidandomi otterrò quel che non ho.
25’50”. Il discernimento della crescita nel bene è nel principio di solidarietà con il male del fratello. Esortazione del Baal-shem-tov.
28′. Il principio dell’eccedenza e quello della reciprocità.
30’45”. Marco l’asceta. Due pensieri sulle tentazioni. Le tentazioni vanno attraversate e sfruttate, senza tristezza e senza rancore. La provvidenza risalta nella tentazione. Se si accetta il principio della sovrabbondanza, ci si “decentra” e chi non è al centro si apre alla provvidenza di Dio per noi in solidarietà.
12 luglio 2018 – seconda meditazione
0′. “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. “Sforzatevi” è lo stesso verbo di “ho combattuto” la buona battaglia di san Paolo. E’ la base di una disciplina spirituale.
4’30”. A noi cosa dà l’impressione di strettezza? La strettezza è data dal dover preferire la Grazia, la sua rivelazione, a quello che noi coltiveremmo.
9’30”. “Sforzarsi” è da collegare ad “acconsentire” alla forza dello Spirito. L’abbassarsi ha come timbro l’amabilità perché introduce in una intimità.
13’30”. Gesù non condanna il desiderio di grandezza, dice solo: vi indico la via per la vera grandezza. Così nel Vangelo Gesù fa l’esempio di sé. La grandezza si ottiene non prevalendo, ma abbassandosi.
17’55”. Spesso la grandezza delle persone consiste nel tenere piccoli gli altri.
21’10”. Uno che vuol sempre aver ragione non è un uomo contento, perché la contentezza deriva dalla capacità di abbassarsi per non perdere intimità; la gioia è data dall’intimità che si vive nel cuore e questa rende amabile la vita e si ottiene solo abbassandosi. Siccome il Signore sa questo, manda le prove, tentazioni (perché noi di nostro non lo vogliamo fare). Questa è la provvidenza di Dio: che noi possiamo imparare ad abbassarci.
23′. Sotto le espressioni “svuotò”, “umiliò” c’è una realtà estremamente positiva.
27’30”. Cosa abbiamo perso? Ci sfugge nella vita pratica – continuamente – l’unità, nel segno di croce, della Trinità e della morte di Gesù. Se facciamo valere l’abbassarsi, facciamo valere la grandezza di questa verità con la drammaticità della rivelazione concreta dell’amore. Se si scindono le due cose si perdono e l’umanità e Dio.
31’20”. Giovanni 14: gli interventi degli apostoli nell’ultima cena. Prima è Gesù che dà la vita, poi Pietro la può dare ai fratelli dopo che l’ha goduta dal Signore.
39′. Dov’è Gesù?
13 luglio 2018 – prima meditazione
0′. Vediamo perché in pratica facciamo così fatica ad accogliere la rivelazione attraverso le risposte di Gesù alle domande dei discepoli. Quella di Giuda Taddeo sottintende l’obiezione che quanto manifestato da Gesù non corrisponde all’immagine del regno che si sarebbe dovuto manifestare a tutti. Gesù dice: “se uno mi ama osserverà la mia parola”. Questa risposta fa formulare la domanda in modo nuovo (e giusto) che vuol dire aprirsi alla rivelazione di Gesù. L’immagine del Dio vittorioso è pericolosa per il nostro cuore ed è suggerita dal tentatore. Gesù ne è la riprova. Questo è il punto sensibile perché noi non interroghiamo mai l’immagine di Dio che abbiamo!
13’30”. Giovanni 14,30-31: “Il principe del mondo in me non ha nulla”. Il diavolo cercava in Gesù qualcosa che gli appartenesse (dei valori che valgono in questo mondo). Anche Gesù quando viene a noi e vuol farci fare un passo e non trova ciò che gli appartiene, non può fare nulla. E così invece di pentirci l’accusiamo. Quando arriva la tentazione, la prova, la domanda deve essere: il diavolo cosa trova che gli appartiene? Noi vogliamo vivere ambiguamente. Come uscirne? Il pentimento è legato alla disposizione interiore.
35′. La grandezza di Giovanni Battista è quella di aver saputo sempre mostrare l’immagine di Dio, anche quando prima di morire deve modificare la propria (nella risposta che riceve da Gesù alla sua domanda).
37′. Ogni azione buona che non rivela nulla di Dio agli occhi di Dio è cattiva. Un’impostazione non legata ai propri successi né personali, né spirituali, ma legata solo all’apertura di credito all’amore di Dio per noi. Questo ci rende amabili per tutti e quando uno non ha da difendere qualcosa di sé è pronto ad amare gli altri; prima il suo amore non parla di Dio (ma della sua faccia).
13 luglio 2018 – seconda meditazione
0′. Il cammino delle beatitudini per cogliere la portata della rivelazione di Gesù e vedere dove si collocano le nostre fatiche. Matteo 5. Le beatitudini sono le indicazioni delle porte di accesso per partecipare alla disposizione di fondo del Figlio di Dio fatto uomo.
4′. Il Battista indica la presenza del Profeta di Dio come agnello; ma Gesù è chiamato anche Figlio e Servo. In greco figlio e servo si dice pais; in aramaico talìa. Sono tutti e tre necessari perché aspetti di un unico mistero: spiegazione. Essere beati, cioè felici, significa tenere insieme l’essere servi, agnelli e figli.
10′. L’insegnamento di Gesù si colloca alla radice del nostro essere; non si aggiunge (permettendo al nostro essere di essere realmente se stesso). Tutto il suo insegnamento è in funzione di farci conoscere com’è strutturato il nostro cuore, la nostra umanità. 1Cor 1,25. Se le cose che vogliamo nella vita non sposano la debolezza (e stoltezza) di Dio, la nostra umanità si inasprisce soffocando noi e gli altri.
19′. Per l’antichità la difficoltà più grande per accogliere il Cristianesimo era accettare la sua umanità; per i moderni la difficoltà è opposta. Possiamo accettare che un uomo si faccia Dio, ma non che quell’uomo sia Dio.
24′. La salvezza (Apocalisse) appartiene a Dio e così la felicità, ma per noi la felicità non è legata alla salvezza. Quando si parla di felicità si parla di gioia, non di piacere. Il peccato degli angeli decaduti è che hanno immaginato di potersi dare anche la felicità (nel rifiuto di dover essere, secondo il decreto di Dio, servi degli uomini). Così gli angeli per poter conoscere la grandezza di Dio devono guardare agli uomini. Gli angeli sanno adorare Dio per una cosa che non li riguarda (riguarda gli uomini). Il demonio fa pagare alle creature l’amarezza della sua gelosia. La felicità è un’affare di appartenenza.
35′. Nessuna sa chi è guardandosi allo specchio! Ognuno sa chi è se è dentro una relazione (appartenenza) e gli viene rimandata la sua identità. La proprietà distrugge, l’appartenenza fa fiorire. Più si appartiene a Dio (beatitudini) più si è felici.
14 luglio 2018 – ultima meditazione
0′. La successione delle beatitudini per indicare i livelli di comprensione. Quello che promettono le beatitudini sono un’eredità, un tesoro, che è già stato assegnato all’uomo prima che fosse creato (cfr. 2 parabole). E così ogni virtù vuole esprimere nella vita concreta quello che è già nostro nel battesimo (essere figli di Dio).
6’40”. Pertanto le condizioni della felicità sono paradossali! La successione delle beatitudini sono concatenamenti causali fino all’ultima che rimanda alla prima, in modo da creare un circolo.
11′. Quando Gesù annuncia le beatitudini gli ascoltatori avevano già il cuore aperto al regno perché si deve creare una tensione, un fascino, per comprenderle. I padri dicevano: se tu non ascolti con piacere, non comprendi.
14′. Esame. “Beati coloro che si pentono a tal punto da piangere”. Film Ostrov. La mitezza non è dolcezza: comporta una tenacia così vera da non necessitare di alcun sforzo. Fame e sete di giustizia è la giustizia che viene da Dio ed è raggiungibile solo se si possiede se stessi.
- (Alla fine di questo passaggio la registrazione è interrotta).