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Sesto ciclo

Anno liturgico B (2017-2018)

Tempo Ordinario

V Domenica

(4 febbraio 2018)

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Gb 7,1-4. 6-7;  Sal 146;  1Cor 9,16-19.22-23;  Mc 1, 29-39

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La liturgia di oggi usa due prospettive per leggere l’azione di Gesù che scaccia i demoni e va in giro predicando, come viene proclamato nel brano evangelico di Marco.

Con la colletta e il canto al vangelo viene sottolineata la ragione di fondo dell’autorità di Gesù sui demoni e della sua potenza di guarigione. La colletta fa pregare: “O Dio, che nel tuo amore di Padre ti accosti alla sofferenza di tutti gli uomini …”. Il canto al vangelo “Cristo ha preso le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie” è ripreso da Mt 8,17 e costituisce la traduzione letterale dall’ebraico di Is 53,4, passo che appartiene al quarto carme del Servo. Matteo fa una rilettura dell’operato di Gesù a partire da una theologia crucis e fonda l’autorità di Gesù nello scacciare i demoni proprio sulla vittoria contro di loro sulla croce. Introdurre il brano di Marco con questa rivelazione profetica significa sottolineare da dove viene la potenza di Gesù, significa invitare a leggere la sua opera, i suoi miracoli, in funzione di quella rivelazione. Dietro l’agire di Gesù sta un segreto da cogliere. Il miracolo delle guarigioni e la cacciata dei demoni non sottolineano tanto il potere divino di Gesù, ma l’accondiscendenza di Dio, la prossimità di Dio in Gesù all’uomo. E questa dimostrazione è in funzione dello svelamento del segreto di Dio per l’uomo, della rivelazione del suo immenso amore al mondo tramite il Figlio, che ci riporta alla comunione con lui strappandoci dal male.

Con la lettura della lettera ai Corinzi dove vien messo in risalto l’ardore apostolico di Paolo nell’annunciare il vangelo a tutti, comunque, in ogni maniera, Gesù è considerato nel suo essere mosso da una santa inquietudine che lo spinge a girare per i vari villaggi di Israele perché tutti possano ascoltare la buona novella del Regno. Marco annota che Gesù si è ritirato tutto solo a pregare. Solo in tre occasioni Marco parla della preghiera di Gesù: qui, dopo la moltiplicazione dei pani quando Gesù teme di essere frainteso e deve sottrarsi alla folla e nel Getsemani prima della passione. Tutti e tre i casi riguardano il segreto della sua persona nella sua intimità con il Padre che lo ha inviato nel mondo ‘per noi e per la nostra salvezza’. Anche il suo guarire dalle malattie, il suo scacciare i demoni, il suo predicare, riguarda quell’invio e la volontà di salvezza del Padre che ne è all’origine, come del resto la sua obbedienza di Figlio. La inquietudine di arrivare a tutti e, come via via si verrà a sapere, di arrivare a Gerusalemme, parla di quella volontà di salvezza di cui lui è, non solo il Testimone, ma il Realizzatore. Così che il regno di Dio predicato, fatto toccare nella sua potenza di salvezza con il guarire e il cacciare i demoni, si risolve nel rivelare il segreto della sua persona, nel farsi accogliere come l’Inviato che fa entrare nel regno che è la sua stessa umanità. In quell’ansia di Gesù, nel suo doppio significato di raggiungere tutti e che tutto il suo segreto si sveli, sta racchiusa l’urgenza della missione della chiesa in tutti i tempi.

La preghiera di Gesù non ha forse a che fare con il desiderio di comunione con gli uomini da parte di Dio prima ancora che essere espressione del desiderio degli uomini di stare in compagnia di Dio? Se gli uomini non percepissero l’eco di quel desiderio di Dio, potrebbero mai pregare davvero? Potrebbero mai essere solidali con i loro fratelli e farsi raggiungere dal Suo amore tanto da essere rinnovati totalmente? Il fatto che Gesù si ritiri da solo a pregare esprime proprio l’immensità del desiderio di Dio per l’uomo e quando i discepoli gli annunciano che lo cercano, non torna ma va altrove perché tutti deve raggiungere. E si può leggere anche così: Gesù deve percorrere tutta la terra del nostro cuore; se in qualche parte siamo stati guariti, altre parti attendono la guarigione, fino a che tutto in noi possa risplendere del suo amore salvatore.

La colletta mostra che in Gesù Dio si appressa all’uomo, gli uomini sono liberati dalle loro oppressioni e imparano a vivere solidali, abitati dalla speranza: “… rendici puri e forti nelle prove, perché sull’esempio di Cristo impariamo a condividere con i fratelli il mistero del dolore, illuminati dalla speranza che ci salva”. La potenza della supplica deriva dall’intensità della coscienza del male che ci ferisce insieme al desiderio di guarigione che ci attrae al Signore Gesù, solidali in umanità con tutti. La preghiera si risolve nel desiderio di sperimentare l’amore salvatore di Dio, non però nel senso di essere preservati dagli effetti dell’azione dei demoni (il male non scompare e non scomparirà dalla scena del mondo) ma nel senso di non essere più asserviti ai loro scopi perversi. A tal punto che, proprio quando il male sembrerà prevalere, come con il Signore Gesù in croce, esso sarà definitivamente vinto perché svuotato del suo scopo perverso, cioè quello di dividere gli uomini da Dio e tra di loro.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  Gb 7, 1-4. 6-7

Dal libro di Giobbe

Giobbe parlò e disse:

«L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra

e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario?

Come lo schiavo sospira l’ombra

e come il mercenario aspetta il suo salario,

così a me sono toccati mesi d’illusione

e notti di affanno mi sono state assegnate.

Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”.

La notte si fa lun­ga

e sono stanco di rigirarmi fino all’alba.

I miei giorni scorrono più veloci d’una spola,

svanisco­no senza un filo di speranza.

Ricòrdati che un soffio è la mia vita:

il mio occhio non rivedrà più il bene».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 146

Risanaci, Signore, Dio della vita.

È bello cantare inni al nostro Dio,

è dolce innalzare la lode.

Il Signore ricostruisce Gerusalemme,

raduna i dispersi d’Israele.

Risana i cuori affranti

e fascia le loro ferite.

Egli conta il numero delle stelle

e chiama ciascuna per nome.

Grande è il Signore nostro,

grande nella sua potenza;

la sua sapienza non si può calcolare.

Il Signore sostiene i poveri,

ma abbassa fino a terra i malvagi.

Seconda Lettura  1 Cor 9, 16-19.22-23

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!

Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.

Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.

 

Vangelo  Mc 1, 29-39

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini. perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».

E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.