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Ottavo ciclo

Anno liturgico C (2024-2025)

Tempo di Pasqua

V Domenica di Pasqua

(18 maggio 2025)

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At 14,21b-27;  Sal 144 (145);  Ap 21,1-5a;  Gv 13,31-33a.34-35

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Tutta la liturgia di oggi ruota attorno all’aggettivo nuovo. L’ingresso segnala il canto nuovo, la colletta il fatto che Dio, nel suo Figlio, rinnova gli uomini e le cose, l’Apocalisse rivela: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”, il canto al vangelo e il vangelo: “Vi do un comandamento nuovo”, l’antifona dopo la comunione parla di vita nuova. Il ‘nuovo’ è in rapporto alla vita ‘eterna’, che Gesù definirà subito dopo nella sua preghiera sacerdotale: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3).

È strano però come il brano evangelico di oggi non riporti nella sua interezza il versetto 33, che suona: “Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire”. Quel ‘dove vado io’ è essenziale per la comprensione del comandamento nuovo: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 14,34). Non solo, ma anche per intendere il ‘nuovo’ in rapporto alla ‘gloria’, perché la gloria di Gesù corrisponde all’amore del Padre che ‘fa nuove tutte le cose’ nel suo Figlio.

Gesù abbina il comandamento dell’amore alla menzione della sua gloria. Perché? Gesù aveva appena lavato i piedi ai suoi apostoli, Giuda compreso e tutti avevano sentito la spiegazione che ne dava: “Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,15). Gesù ha chiara la percezione dell’imminente tradimento e sa quel che fa, a differenza dei discepoli che non possono ancora comprendere. Solo quando Giuda se ne è andato e Gesù sa dove va, può aggiungere: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. Gesù poco dopo dirà che dove è lui vuole che anche i suoi discepoli siano. Da intendere: Io sono nell’amore del Padre per voi e se voi restate in me, anche voi partecipate all’intimità e al dinamismo di quello stesso amore. Quell’amore è l’energia dello Spirito che conduce Gesù alla croce nella piena intimità con il Padre e nella piena solidarietà con l’umanità, tanto da trasfigurare la sua morte in radice di vita e di vita eterna, come apparirà nella sua evidenza agli apostoli con il vedere il crocifisso risorto. Il comandamento nuovo si riferisce all’energia dello Spirito che muove i discepoli come ha mosso Gesù.

            La novità del comandamento dell’amore è posta tra la gloria che rifulge in Gesù nel suo farsi dono agli uomini da parte di Dio e il segno che rivela al mondo l’appartenenza dei discepoli al loro Signore. Se si contempla il crocifisso come il re della gloria non si può non cogliere quella gloria come lo splendore dell’amore che si è riversato sugli uomini e che farà dire agli apostoli: “dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”. Sono le tribolazioni come fatica di fedeltà all’amore, come pazienza dell’amore che non viene meno nelle avversità e nelle afflizioni, come vestito di umiltà che segnala la forza dell’intimità con quel Signore che si è conosciuto e che ci ha conquistati. Di fronte al mondo, invece, quella gloria diventa segno di appartenenza, segno rivelatore e segno attirante: rivelazione di un’esperienza forte di fede nel Cristo, capace di farci vivere e di far desiderare ad altri di vivere secondo quella novità di amore, che rinnova alle radici la nostra umanità.

Accogliere Gesù significa allora anche accogliere che in noi si esprima la dinamica di rivelazione che lo caratterizza: mostrare quanto è grande l’amore del Padre per i suoi figli e riunire i figli di Dio dispersi. È singolare che Gesù non faccia mai comando ai discepoli di amare lui, mentre il comando di amare Dio e amare il prossimo è diretto. Quando allude all’amore per lui, lo suggerisce attraverso le espressioni: ‘se mi amate, osserverete i miei comandamenti’; ‘rimanete nel mio amore’. Verso di lui invece il comando diretto è: ‘credete in me’. Perché? Qui si può comprendere il nocciolo dell’amore di cui Gesù ci fa comando. L’amore vicendevole non rivela la generosità dei cuori, ma l’esperienza dell’incontro con Gesù; l’amore vicendevole parla di Dio che ha toccato il cuore dell’uomo e non dell’uomo che è diventato buono e perciò è in rapporto diretto all’esperienza della fede, quella fede di cui Gesù ci fa comando nei suoi confronti.

Così, se potessi illustrare con mie parole la novità del comandamento dell’amore annunciata da Gesù, direi che la si può cogliere in rapporto a tre cose. Anzitutto, accogliere il comandamento in rapporto alla radice che lo origina. L’amore di Gesù deriva dalla intimità della vita, del volere e dei sentimenti con il Padre. Quell’amore di cui ci fa comando deriva dalla partecipazione a quella stessa intimità. Il suo sigillo sta nel fatto di lavare i piedi ai discepoli per renderli partecipi del suo segreto con il Padre, segreto che a nessuno è dato di cogliere se non a coloro che credono nel Figlio. Circondarsi la vita con l’asciugamano è l’immagine dell’umiltà come vestito della divinità, mistero di quell’accondiscendenza di Dio che raggiunge l’uomo nel suo cuore più segreto, là dove l’uomo può imparare la lingua stessa di Dio. In secondo luogo, è in rapporto alla potenza che lo sottende, la potenza, cioè, dello Spirito Santo che da Gesù ci verrà effuso sulla croce. Quell’amore non è che l’accoglimento dell’azione dello Spirito Santo nei nostri cuori, esito di tutto l’impegno ad agire bene che ad altro non conduce se non a poter essere degni dei misteri di Dio. Perché l’opera specifica dello Spirito Santo è la costruzione della fraternità, come stupendamente dice la terza preghiera del canone eucaristico: “e a noi, che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito”. Ed infine è in rapporto alla dinamica che lo anima e che lo muove verso un unico punto di convergenza, contemporaneamente termine e scopo della storia stessa: che il regno di Dio si sveli in tutta la sua bellezza e in tutto il suo splendore, per tutti i cuori, per tutto il mondo, per tutti i tempi, regno che altro non è se non la condivisione dell’amore di Dio, in Cristo, fino a che sia partecipato a tutti.

Il proclamare da parte di Dio: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”, allude al suo amore per noi che si è manifestato nella debolezza e che ora rifulge in tutto il suo splendore potente, tanto da far dire a Isacco Siro: “L’amore di Dio non è qualcosa che si diffonde senza che se ne abbia coscienza o senza che ce se ne renda conto, perché non può sgorgare a partire dalla sola conoscenza delle Scritture, come nessuno può amare Dio facendo sforzi per farlo… E non è nemmeno possibile amare Dio a partire dalla Legge o dai comandamenti, che pur tuttavia lui stesso ha dato e non senza rapporto con l’amore, poiché la Legge produce il timore e non l’amore… E fin tanto che uno non abbia conosciuto la grandezza di Dio in un’esperienza personale, non potrà avvicinarsi a quel glorioso sapore dell’amore. Chi non ha bevuto il vino, non diventa ubriaco a forza di parlare sul vino e chi non è stato giudicato degno di ricevere in sé la conoscenza della grandezza di Dio, non può diventare ebbro del suo amore”.

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura

Riferirono alla comunità tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro.

Dagli Atti degli Apostoli

At 14,21b-27

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».

Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.

Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 144 (145)

R. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

Misericordioso e pietoso è il Signore,

lento all’ira e grande nell’amore.

Buono è il Signore verso tutti,

la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere

e ti benedicano i tuoi fedeli.

Dicano la gloria del tuo regno

e parlino della tua potenza. R.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese

e la splendida gloria del tuo regno.

Il tuo regno è un regno eterno,

il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. R.

Seconda Lettura

Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Ap 21,1-5a

Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più.

E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.

Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:

«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!

Egli abiterà con loro

ed essi saranno suoi popoli

ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.

E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi

e non vi sarà più la morte

né lutto né lamento né affanno,

perché le cose di prima sono passate».

E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:

come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. (Gv 13,34)

Alleluia.

Vangelo

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 13,31-33a.34-35

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.

Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Parola del Signore.