WORDPDF

Ottavo ciclo

Anno liturgico B (2023-2024)

Tempo Ordinario

II Domenica

(14 gennaio 2024)

___________________________________________________

1Sam 3,3b-10.19;  Sal 39 (40);  1Cor 6,13c-15a.17-20;  Gv 1,35-42

___________________________________________________

Nei vangeli la scelta degli apostoli viene narrata in modo diverso. Matteo e Marco sembrano riferirsi a un fulmine a ciel sereno: Gesù chiama e loro seguono. Luca si premura di indicare la circostanza per cui la sequela di Gesù appare più che giustificata. Narra di una pesca miracolosa dopo la quale gli apostoli sono indotti a seguire Gesù. Il racconto di Giovanni sembra il più realistico. Quando Gesù vorrà scegliere gli apostoli si riferirà a persone che già l’hanno conosciuto. I primi discepoli sono tutti discepoli del Battista e hanno incontrato Gesù dopo il suo battesimo al Giordano. Alla fine della vita, l’apostolo Giovanni, scrivendo il suo vangelo, riassume l’esperienza dei discepoli annotando: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria” (Gv 1,14).  Ebbene, ha cominciato a essere afferrato da quella gloria proprio in quel giorno, alle quattro del pomeriggio, quando, su invito del suo maestro, il Battista, va da Gesù con Andrea. L’emozione dell’incontro è stata tale che tutto il vangelo non farà che dare storia a quella rivelazione degli inizi perché, chiunque leggerà, si ritrovi nella stessa dinamica vissuta dai primi discepoli.

Gesù, vedendo che lo seguivano, aveva chiesto: “Che cosa cercate?”. E loro rispondono con una domanda: “Rabbì, dove dimori?”. Lo stesso verbo greco, qui tradotto con dimorare, nel discorso di Gesù all’ultima cena è tradotto con rimanere. Il versetto: “Andarono dunque e videro dove egli dimorava” (Gv 1,39) si collega all’altro: “Rimanete in me … rimanete nel mio amore” (Gv 15,4.9). È come se Gesù, ancora rispondendo alla domanda iniziale dei suoi discepoli, alla fine dicesse: siete venuti da me, avete visto che dimoro nell’amore del Padre per voi e così voi, ora, rimanete in questo stesso amore. È la traiettoria di sviluppo della conoscenza di Gesù. L’esperienza iniziale rimanda a quella finale, tanto che il brano non ha la potenza di un ricordo, ma di una radice, di un principio, di una fonte che continua a sgorgare e che ha sconvolto tutta la sua vita. La carica emotiva di quella scoperta, infatti, è rivelata in tutta la sua forza nell’ultima cena allorquando Gesù, con il paragone della vite e dei tralci, innesta i suoi discepoli nel segreto del Padre, coinvolti nella stessa intimità sua con il Padre. In quel contesto Gesù non chiamerà più servi i suoi discepoli, ma amici, partecipi dei suoi segreti. Sarà l’esito della sequela di Gesù, come dell’ascolto, attento e orante, della Parola. Il seguire Gesù si risolverà nel rimanere in Gesù. Questa è appunto la traiettoria del racconto evangelico nell’esperienza dei discepoli.

La liturgia odierna abbina questa esperienza con il riferimento all’obbedienza del giovane Samuele commentata dal salmo 39 (40), che la tradizione ha sempre letto in rapporto all’obbedienza del Figlio al Padre nel loro amore per noi. Due le cose da sottolineare. La prima. L’obbedienza è frutto di intimità. Proprio quello che il salmo commenta, in riferimento al Messia: “Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo” (Sal 39,8-9). Quando Gesù, invitandoci a rimanere in lui, a dimorare in lui, ci associa alla sua esperienza nel fare la volontà del Padre, vuole indurci a vivere la vita in modo da mostrare quanto è grande l’amore di Dio per i suoi figli. Avere la sua legge nell’intimo significa preferire la comunione con i suoi figli a qualsiasi altra cosa. Ed è quello che la liturgia eucaristica vuole ottenere quando ci fa invocare lo Spirito Santo dopo la consacrazione: formare un cuor solo e un’anima sola. Stessa cosa che viene chiesta con l’antica preghiera dopo la comunione: “Infondi in noi, o Padre, lo Spirito del tuo amore, perché saziati dall’unico pane del cielo, nell’unica fede siamo resi un solo corpo”.

La seconda. L’obbedienza tende al sacrificio di sé per rivelare la grandezza dell’amore. Il salmo proclama: “Allora ho detto: «Ecco, io vengo»”, espressione che nella visione profetica di Isaia corrisponde al “manda me”. L’allusione è allo Spirito Santo che riempie il Figlio fatto uomo, che lo muove a mostrare quanto è grande l’amore del Padre per i suoi figli fino a versare la vita nella morte. La sequela di Gesù è compresa sotto l’azione dello Spirito che, prima converge le attese del cuore sul Figlio di Dio fatto uomo, da seguirlo abbandonando ogni cosa, poi, facendoci rimanere in lui, aprendo gli eventi della vita all’esperienza dell’amore di Dio perché risplenda per tutti e tutti attiri a sé. Contemplare la gloria dell’Unigenito Figlio di Dio, gloria che incomincia a manifestarsi con l’essere affascinati dalla sua umanità, significa vivere la dinamica di manifestazione dell’amore del Padre nel mondo, rimanendo in Gesù.

Per i discepoli, seguire Gesù comporta fin dall’inizio il desiderio di vivere con lui e come lui, così come Gesù stesso dichiarerà poco prima di subire la passione: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria” (Gv 17,24). Essere dove è lui significa rimanere ad ogni costo nell’amore del Padre per noi perché tutti sono invitati alla stessa mensa. Quando Gesù sceglierà i dodici, secondo il racconto di Mc 3,14, la motivazione sarà: “perché stessero con lui e per mandarli a predicare”. Sarà lo stare con Gesù che permetterà di vedere la sua gloria, vale a dire lo splendore dell’amore che Dio riversa sugli uomini, fino a rimanere in lui, testimoni per tutti di quell’amore.

Così, dall’esperienza del vivere con Gesù scaturisce immediatamente il desiderio di aprire la stessa possibilità ad altri, che con noi condividono la ricerca della vita. Quando Andrea comunica a suo fratello Simon Pietro la scoperta: “Abbiamo trovato il Messia”, è come se dicesse: quello che i nostri cuori desiderano, quello che abbiamo sempre sognato, che abbiamo aspettato, è proprio lui; vieni anche tu! È l’inizio dell’apostolato: trasmettere a qualcuno il fascino della gloria del Signore e fare in modo che quello stesso fascino e quella stessa gloria possano riverberarsi su di lui.

***

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono tratti dal sito della Chiesa Cattolica italiana: chiesacattolica.it]

Prima Lettura  1Sam 3,3b-10.19

Dal primo libro di Samuèle

In quei giorni, il giovane Samuèle serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti.

E quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.

Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.

Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino ad allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.

Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane.

Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuèle, Samuèle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».

Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole. Perciò tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, seppe che Samuèle era stato costituito profeta del Signore.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 39 (40)

R. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,

ed egli su di me si è chinato,

ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,

 una lode al nostro Dio. R.

Sacrificio e offerta non gradisci,

gli orecchi mi hai aperto,

non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.

Allora ho detto: «Ecco, io vengo». R.

«Nel rotolo del libro su di me è scritto

di fare la tua volontà:

mio Dio, questo io desidero;

la tua legge è nel mio intimo». R.

Ho annunciato la tua giustizia

nella grande assemblea;

vedi: non tengo chiuse le labbra,

Signore, tu lo sai. R.

Seconda Lettura  1Cor 6,13c-15a.17-20

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.

Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo.

Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Vangelo  Gv 1,35-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro – dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.