Quinto ciclo

Anno liturgico B (2014-2015)

Tempo di Quaresima

 

I  Domenica

(22 febbraio 2015)

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Gn 9,8-15;  Sal 24;  1Pt 3,18-22;  Mc 1,12-15

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La colletta del mercoledì delle ceneri riconduceva la disciplina penitenziale quaresimale al processo di una vera conversione del cuore: “O Dio, nostro Padre, concedi al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione”. L’antica colletta della prima domenica di quaresima orienta gli sguardi per poter ottenere quella conversione: “O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita”. Fin dall’inizio del cammino, tutto è orientato a quel Signore Gesù, che per noi ‘patì, morì, fu sepolto, risuscitò, rendendoci il suo Spirito’.

Subito la liturgia pone davanti agli occhi il brano delle tentazioni di Gesù nel deserto, come a sottolineare l’aspetto drammatico della vita in Dio. Tanto più se consideriamo che il brano delle tentazioni, assai sintetico in Marco, più narrativo in Matteo e Luca, è strettamente collegato al battesimo di Gesù. È come se la ragione della tentazione fosse fatta consistere nella verifica esistenziale dell’affermazione: “Tu sei il Figlio mio, l’amato; in te ho posto il mio compiacimento” (Mc 1,11) che era risuonata al Giordano. Noi facciamo fatica a leggere le tentazioni e le prove della nostra vita in un’ottica positiva, nell’ottica dello Spirito. In effetti, la tentazione non deriva primariamente dal peccato, come fosse una semplice eredità del peccato. Se così fosse, Gesù non sarebbe stato tentato perché non aveva peccato; Adamo non sarebbe stato tentato perché godeva della comunione con Dio. La tentazione ha a che fare con la capacità di vivere una relazione fino in fondo, fino a farla maturare in tutta la potenzialità di amore e di gioia che comporta, fino a condividere quell’amore e quella gioia con tutti, nonostante la fatica e l’afflizione che costituiscono come lo sfondo dal quale emerge appunto lo splendore dell’amore.

Rispetto a Gesù, le tentazioni sono tese a confermarlo dalla parte di Dio anche nella scelta delle modalità con cui rivelare la potente salvezza divina, senza cedere ad alcun altro tipo di gloria, umana o mondana, che l'avrebbe asservito al diavolo. Gesù, come Messia, serve Dio senza che in lui si possa trovare qualcosa che appartenga a questo mondo. Ha vinto il mondo perché il demonio non ha trovato in lui nulla che gli appartenesse (cfr. Gv 14,30). La vita sua, quindi, che sgorgava totalmente dal Padre, la ridà a noi con il suo Spirito perché anche la nostra vita, non custodendo più pegni del demonio, possa manifestare l’amore di Dio al mondo.

E quando alla fine Marco sottolinea che Gesù "stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano", possiamo leggervi l’allusione al paradiso ritrovato, come descritto da Gen 1,28 e profeticamente preannunciato da Is 11,6-9. Richiama tutta la tensione quaresimale della chiesa, consapevole che quel paradiso sarà accessibile a partire dalla gloria che risplende dalla croce. In quella tensione trovano posto tutte le pratiche tipiche della quaresima: preghiera, digiuno, elemosina.

Pratiche, che Gesù aveva esortato a fare non davanti agli uomini, ma nel segreto, per ricercare solo la ricompensa presso il Padre (cfr. Mt 6,1-6.16-18). Come ci dicesse: non temete, non avete bisogno di tirare dalla vostra parte il Signore, perché non ci si può fare grandi in nome suo. Lui è già tutto dalla vostra parte e se voi vi accorgete del suo amore per voi, se voi vi lasciate inondare dal suo dinamismo di amore per voi, il vostro cuore si sazierà e non potrà ricercare e condividere nient’altro che quella sazietà. Se vogliamo farci grandi è perché tutto è visto in funzione di noi stessi, divoratori di un mondo in cui cerchiamo affannosamente l’affermazione di noi stessi senza accorgerci che divorando il mondo produciamo, per noi e gli altri, solo angoscia di morte. Se l’esperienza dell’amore è così affascinante ma contemporaneamente drammatica è perché intuiamo che l’amore costituisce la risposta al bisogno di affermazione di sé, ma che viverlo in verità comporta la rinuncia più totale a quel dinamismo perverso dell’affermazione di sé incondizionata. L’invito alla conversione del cammino quaresimale si colloca qui.

Per quanto tutto ciò sia altamente desiderabile, dobbiamo riconoscere che non sappiamo, nel concreto della nostra vita, riconoscere la via per realizzarlo. Ecco allora la preghiera insistente del salmo responsoriale: “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri .. guidami … istruiscimi … ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore che è da sempre. Ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore” (Sal 24).  Sarà guardando a Gesù che verremo istruiti, guidati, messi in condizione di compiere i desideri grandi che portiamo dentro.

Gesù inizia la sua predicazione proclamando: “Convertitevi e credete nel Vangelo”. Ma qual è il vangelo annunziato da Gesù se non la rivelazione dello splendore dell’amore del Padre per gli uomini, come poi la conclusione del cammino quaresimale, nella celebrazione della Pasqua, farà scoprire? E la novità evangelica, perenne novità divina per l’uomo, novità che risulterà sempre tale rispetto a tutto ciò che il mondo può produrre, è proprio quella di mostrare lo splendore dell’amore di Dio nell’umanità. Nell’umanità risplende la presenza di Dio. Le opere quaresimali sono opere penitenziali solo quando e se portano a liberare il cuore da ogni intralcio perché il dinamismo di questa rivelazione del Figlio di Dio si esprima anche in me, nella mia umanità, e possa così far risplendere la presenza del suo amore in questo mondo. Il digiuno libera il cuore dall’asservire il mondo al corpo e al suo piacere; l’elemosina libera il cuore dalla prevaricazione contro gli altri imparando a stare solidali in umanità; la preghiera libera il cuore dall’illusione del mondo per volerlo trasfigurato dalla luce di Dio.

 

Buon cammino quaresimale a tutti.

 

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

 

Prima Lettura  Gen 9,8-15

Dal libro della Gènesi

 

Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra».

Dio disse:

«Questo è il segno dell’alleanza,

che io pongo tra me e voi

e ogni essere vivente che è con voi,

per tutte le generazioni future.

Pongo il mio arco sulle nubi,

perché sia il segno dell’alleanza

tra me e la terra.

Quando ammasserò le nubi sulla terra

e apparirà l’arco sulle nubi,

ricorderò la mia alleanza

che è tra me e voi

e ogni essere che vive in ogni carne,

e non ci saranno più le acque per il diluvio,

per distruggere ogni carne».

 

Salmo Responsoriale  dal Salmo 24

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,

insegnami i tuoi sentieri.

Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,

perché sei tu il Dio della mia salvezza.

 

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia

e del tuo amore, che è da sempre.

Ricòrdati di me nella tua misericordia,

per la tua bontà, Signore.

 

Buono e retto è il Signore,

indica ai peccatori la via giusta;

guida i poveri secondo giustizia,

insegna ai poveri la sua via.

 

Seconda Lettura  1Pt 3,18-22

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.

Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.

 

Vangelo  Mc 1,12-15

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».