Quinto ciclo

Anno liturgico A (2013-2014)

Tempo di Pasqua

 

VI  Domenica

(25 maggio 2014)

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At 8,5-8.14-17;  Sal 65;  1 Pt 3,15-18;  Gv 14,15-21

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Il brano di vangelo di oggi è denso di misteri che la liturgia legge in riferimento alla prossima ascensione di Gesù e all’invio dello Spirito Santo, che chiude il periodo pasquale.

L’invio dello Spirito Santo ha lo scopo di far gustare la presenza di Gesù in e con i suoi discepoli, percepito come Colui che il cuore cerca, come Colui che svela il volto misericordioso di Dio ai suoi figli riunendoli alla mensa del suo amore: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21). Ripreso dal canto al vangelo: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui” (Gv 14,23).

L’apostolo Giuda, non l’Iscariota, aveva colto che la manifestazione di Gesù non corrispondeva a quanto si sarebbero aspettati secondo la loro attesa messianica e domanda: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?”. Tra mondo e Spirito c'è opposizione perché il primo vorrebbe piegare il secondo ai suoi scopi di potere e di gloria, perseguiti ai fini del dominio su tutto e su tutti, mentre per lo Spirito potere e gloria derivano solo dall’amore misericordioso per tutti che in Gesù risplende come la rivelazione di Dio nel mondo. Se lo Spirito è chiamato lo Spirito della verità è perché la sua azione è tutta tesa a far gustare l’amore di Gesù e a inglobarci nell’amore che lui ha testimoniato al mondo da parte del Padre. In questo è Consolatore, perché compie l'anelito supremo dei nostri cuori, quello di una comunione suprema. Non per nulla l’osservanza dei comandamenti ha sempre a che fare con l’amore, non solo nel senso che si possono osservare se si ama Gesù, ma anche nel senso che i comandamenti sono le possibilità concrete per vivere l’amore di Gesù verso tutti e quindi gustare l’intimità col proprio Dio, che è amore per tutti. In effetti, man mano che accogliamo lo Spirito, il mondo in noi si ritira o, meglio, si fa Chiesa, cioè sempre più e sempre più estesamente tutto di noi asseconda l'opera di Gesù, che è quella di mostrare quanto è grande l’amore del Padre per noi e quella di riunire alla stessa mensa i figli dispersi, facendoci luogo di trasparenza dell'amore di Dio per tutti, in Cristo.

Gesù di sé dice alla conclusione del cap. 14 di Giovanni: “viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco”. Se teniamo conto che in greco la frase suona: “in me non ha nulla” e che la corrispondente frase rispetto ai comandamenti riportata sopra suona allo stesso modo: “chi ha i miei comandamenti” allora si comprende come parola e comandamento evochino la verità di un legame, di un’alleanza. Il comandamento non ha a che fare con un dovere morale; ha a che fare con l’esperienza di un amore. Come a dire: chi ha in sé la parola, il comandamento di Dio, non offre presa alcuna al potere del demonio e quindi il demonio non può rapirgli quell’amore che lo abita. Come è per Gesù, così per i discepoli.

La lettera di Pietro lo ricorda ai fedeli provati dalle varie afflizioni: “Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con retta coscienza …”. Stessa cosa che ricorda Paolo nella sua lettera agli Efesini: “ … comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore …” (Ef 4,1-2), sulla base del principio: “Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito” (1Cor 6,17). Lo Spirito Santo promesso da Gesù realizza in noi quell’unico spirito con Gesù in modo da non ricercare altra verità se non l’amore suo, come supplica la colletta: “ … confermaci con il tuo Spirito di verità, perché nella gioia che viene da te siamo pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi”.

E questo perché la percezione della verità dell’amore suo risulta drammatica in questo mondo nel senso che risplende nel contesto del ‘processo’ del mondo a Gesù e ai suoi discepoli. La giustizia si rivela se non acconsente all’ingiustizia; l’amore si rivela se non si fa disperdere dall’odio o dall’invidia. Gesù diventa ‘il re della gloria’ dall’alto della croce. Se Pietro, nella sua prima lettera, parla di coloro che domandano ragione ai cristiani della speranza che è in loro, allude proprio a questo ‘processo’ del mondo contro i seguaci di Gesù. Non allude alle possibili discussioni sulla fede, ma alle sofferenze che il seguace di Gesù patisce per testimoniare l’amore di Dio agli uomini, non cedendo all’ingiustizia e non venendo meno alle ragioni di questo amore. La testimonianza ha valore se viene praticata con dolcezza e rispetto, nella coscienza cioè di non abbandonare quella benevolenza di amore che Dio ha testimoniato in Gesù per gli uomini. La forza di quella testimonianza deriva dall’azione dello Spirito nel cuore dei discepoli, che li rende insieme ‘concordi, partecipi degli stessi sentimenti, fraternamente affettuosi, misericordiosi, con un sentire umile e sempre benedicenti’. È lo spazio della chiesa che diventa credibile, rispetto alla testimonianza che porta, se fa trasparire la ‘benedizione’ di Dio sull’umanità, che è Gesù, vivo e operante nel cuore dei discepoli.

 

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

 

Prima Lettura  At 8, 5-8. 14-17

Dagli Atti degli Apostoli

 

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.

Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

 

Salmo Responsoriale  dal Salmo 65

Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Acclamate Dio, voi tutti della terra,

cantate la gloria del suo nome,

dategli gloria con la lode.

Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!

 

A te si prostri tutta la terra,

a te canti inni, canti al tuo nome».

Venite e vedete le opere di Dio,

terribile nel suo agire sugli uomini.

 

Egli cambiò il mare in terraferma;

passarono a piedi il fiume:

per questo in lui esultiamo di gioia.

Con la sua forza domina in eterno.

 

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,

e narrerò quanto per me ha fatto.

Sia benedetto Dio,

che non ha respinto la mia preghiera,

non mi ha negato la sua misericordia.

 

Seconda Lettura  1 Pt 3, 15-18

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.

Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.

Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

 

Vangelo  Gv 14, 15-21

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.

Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».