Quarto ciclo

Anno liturgico C (2012-2013)

Tempo di Quaresima

 

1a Domenica

(17 febbraio 2013)

 

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Dt 26,4-10;  Sal 90;  Rm 10.8-13;  Lc 4,1-13

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Per cogliere il dramma dell’evento delle tentazioni di Gesù nel deserto, possiamo farci questa domanda: quale potere comporta la verità dell’essere Figlio di Dio? Il diavolo riconosce a Gesù questa verità. Ne può però comprendere la reale portata? In effetti, le tentazioni seguono l’esperienza di una pienezza, quella del battesimo, con la manifestazione dello Spirito che riposa su Gesù, come se lo zelo per il Signore che muove Gesù nel suo compito messianico potesse risultare equivoco.

Il perno dell’equivoco tra Gesù e il diavolo è proprio il potere. L’offerta del diavolo è un’offerta di potere: conquistare gli uomini, ma assoggettandoli; servirsi di Dio piuttosto che servire Dio; conquistarli facendoli strabiliare. Il diavolo riconosce che Gesù è Figlio di Dio. “Se tu sei Figlio di Dio” significa: dato che tu sei Figlio di Dio, allora puoi … hai il potere di .... Quando gli offre la gloria del mondo, è consapevole che Gesù è inviato al mondo, ma il diavolo non conosce i segreti di Dio né desidera averne parte, per cui tratta Gesù da par suo ed è disposto a passare in sordina davanti al mondo, per bearsi del fatto che chi conquista il mondo riconosca che lo deve alla sua nefasta liberalità.

La quaresima era iniziata, il mercoledì delle ceneri, con l’invito di Dio ai suoi figli: “Ritornate a me con tutto il cuore”. Ritornate, cioè, a vivere la vostra vita in alleanza con me, accogliendola nella Provvidenza mia per voi perché il vostro cuore viva e conosca l’amore che l’ha voluto.

Le risposte di Gesù frantumano l’illusione con la quale il diavolo irretisce per impedirci di essere liberi e veritieri. Gesù si fida di Dio e non dei suoi poteri, come maliziosamente il diavolo gli riconosce. Dio si adora per nessun altro motivo che per lui stesso, non in vista di qualcos’altro. Evidentemente, come fa supporre il diavolo, chi cerca potere e gloria non adora Dio. La fiducia in Dio è proclamata senza bisogno alcuno di certificazione di nessun genere. Non ha bisogno di dimostrare nulla a nessuno, se stesso compreso, chi si fida del suo Dio. La testimonianza suprema di questa fiducia di Gesù risalterà nella sua passione quando tutti dovranno sapere come lui ama il Padre e come sia grande l’amore del Padre per gli uomini.

Proviamo a considerare la tentazione dalla parte del diavolo. Quale sarebbe l’esito per noi se acconsentissimo? Ci ritroveremmo condannati a queste illusioni: all’oppressione dell’esibizione del nostro potere, che in realtà ci allontana dalla vita, perché rende tutto il resto insignificante; all’ipertrofia di se stessi a tal punto da servirci persino di Dio pur di riempire la scena; alla tirannia della gloria effimera di questo mondo. In realtà la posta in gioco della vita sta in questa corrispondenza: scegliere Dio stando dalla parte degli uomini e scegliere gli uomini stando dalla parte di Dio. Quando questa corrispondenza si spezza – lo scopo del diavolo è proprio quello di pervertirla – allora l’uomo diventa schiavo, perché idolatra.

Se consideriamo la tentazione dalla parte di Dio che la consente, vediamo come sia in gioco la verità della promessa di Dio al nostro cuore: ci è promessa la vita, ma non secondo il proprio piacere; ci è promessa la gloria, ma non per i propri interessi; ci è promesso  il soccorso, ma dentro una provvidenza che impariamo ad accogliere.

Essere figli non comporta titolo alcuno di pretesa; significa solo condividere con Dio il suo amore per gli uomini. Quando con la colletta preghiamo: “O Dio, nostro Padre … concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita”, è come domandassimo: concedici di entrare in quella intimità di sentire e volere del tuo Figlio con il tuo amore per noi da trovarvi le radici del nostro vivere.

E se leggiamo le tentazioni nell’insieme della rivelazione evangelica, possiamo commentare la prima risposta di Gesù con l’altra sua affermazione: “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua [= di Dio] giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33). Ogni bisogno, nobile o ignobile che sia, che non attinga la sua verità da dentro quella misura suprema del regno di Dio e della misericordia salvatrice di Dio, risulterà distruttivo. Non esiste un idolo liberatore o salvatore. La seconda tentazione può essere accostata alla dichiarazione di Gesù: “E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?”. Le azioni che non procedono dall’adorazione di Dio sono vincolate alla gloria del mondo, il cui detentore è il maligno. Con azioni del genere non si svilupperà nel cuore né la gratitudine né la libertà. E l’uomo resterà irretito nell’illusione. Le parole di satana nella terza tentazione sono rivelate in tutta la loro portata nel momento cruciale della vita di Gesù allorché, appeso in croce, si sente apostrofare: “Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: ‘Sono Figlio di Dio’!” (Mt 27, 42-43). Vi sono racchiuse in sintesi tutte e tre le tentazioni. Nella logica del maligno, di cui gli uomini fanno le spese nella loro vita, veramente Gesù non può salvare se stesso (non si sfama con un miracolo), non viene liberato dalla morte (adora davvero Dio solo), non può dimostrare nulla (non si butta dal pinnacolo). Eppure, proprio quel non salvare se stesso, non essere liberato dalla morte, non voler dimostrare nulla, comporterà la rivelazione del vero amore di Dio che riempie la sua vita e che riverbererà sul cuore degli uomini che non vorranno più illudersi.

La cosa strana è che noi, pur rifiutando l’azione del male, non riusciamo a vincere la sua seduzione perché non rinunciamo alla visione mondana sottostante, alla visione del maligno, vale a dire: immaginiamo che Dio debba servire ai nostri scopi o interessi. La vittoria di Gesù sul maligno dice altro, dice che stare dalla parte di Dio significa servire l’uomo nella verità del suo amore per lui.

 

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

 

Prima Lettura  Dt 26,4-10

Dal libro del Deuteronòmio

 

Mosè parlò al popolo e disse:

«Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Aramèo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio».

 

Salmo Responsoriale  dal Salmo 90

Resta con noi, Signore, nell'ora della prova.

Chi abita al riparo dell’Altissimo

passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.

Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,

mio Dio in cui confido».

 

Non ti potrà colpire la sventura,

nessun colpo cadrà sulla tua tenda.

Egli per te darà ordine ai suoi angeli

di custodirti in tutte le tue vie.

 

Sulle mani essi ti porteranno,

perché il tuo piede non inciampi nella pietra.

Calpesterai leoni e vipere,

schiaccerai leoncelli e draghi.

 

«Lo libererò, perché a me si è legato,

lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.

Mi invocherà e io gli darò risposta;

nell’angoscia io sarò con lui,

lo libererò e lo renderò glorioso».

 

Seconda Lettura  Rm 10,8-13

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, che cosa dice [Mosè]? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.

Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».

 

Vangelo  Lc 4,1-13

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».

Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.