Quarto ciclo

Anno liturgico C (2012-2013)

Tempo Ordinario

 

XXI  Domenica

(25 agosto 2013)

 

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Is 66, 18-21;  Sal 116;  Eb 12, 5-7.11-13;  Lc 13, 22-30

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Il canto al vangelo fornisce la finestra di luce per cogliere la rivelazione del passo di Luca proclamato in questa liturgia: “Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6). Le parole di Gesù, che vanno a infrangere le nostre pie immaginazioni e a scuotere il nostro torpore spirituale, ci mettono a disagio: “Sforzatevi di entrare per la porta strettaVoi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia”, parole, queste ultime, che richiamano la finale della parabola dell’ultimo giudizio raccontata in Mt 25: “Via, lontano da me …”.

Chi sono gli operatori di ingiustizia? E perché vengono privati della comunione con il loro Signore? Gesù sta parlando del Regno che è venuto a portare, per il quale è venuto ad aprire l’accesso, mostrando la grandezza e l’immensità dell’amore del Padre per i suoi figli. E il Padre vuole che tutti i suoi figli siano convocati alla mensa del suo amore e che questo amore splenda e a tutti sia manifestato. Nel vangelo di Matteo l’invito a entrare per la porta stretta segue il Discorso della montagna con le beatitudini promesse a chi accoglie Gesù e il Regno che è venuto a manifestare (cfr Mt 7,13-14).

La volontà del Padre è misericordia per i suoi figli e Gesù mostra nella sua persona e nel suo agire la bellezza di questa misericordia che si fa salvezza dei peccatori. Chi si oppone a tale misericordia in nome di qualche altro pur nobile ideale si oppone alla volontà del Padre e non verrà riconosciuto. Il fare la volontà del Padre comporta l’accogliere questa sua misericordia che estendendosi a tutti esige che sia condivisa con tutti, pena l’esclusione dalla comunione con il Padre, che è Padre di tutti. Quando Gesù dice che lui è via, verità e vita possiamo intendere: non solo il suo insegnamento costituisce la via per arrivare al Padre, ma proprio Lui, la sua persona, è la via che mostra il Padre nella sua benevolenza per noi. Proprio perché lui mostra il volto del Padre in verità e ci introduce nella comunione con la vita sua, che è amore per noi. Un antico insegnamento dei rabbini proclama: “Sii audace come un leopardo, agile come un’aquila, veloce come un’antilope, forte come un leone per fare la volontà del Padre tuo che è nei cieli”, volontà che è misericordia per noi.

Siccome però il Regno non si impone, non è evidente, non è scontato (cfr Lc 17,21; Gv 14,22), soltanto i violenti se ne impadroniscono (cfr Mt 11,12), soltanto cioè coloro che alle preferenze di Dio non sostituiscono le proprie, ai pensieri di Dio non sostituiscono i propri, alla misericordia di Dio non oppongono la loro giustizia. E per questo Gesù dice: “Sforzatevi”. Acconsentite, cioè, alla forza dello Spirito, come fa pregare la colletta: “… concedi a noi la forza del tuo Spirito, perché unendoci al sacrificio del tuo Figlio, gustiamo il frutto della vera libertà [da noi stessi, dalla curvatura su noi stessi] e la gioia del tuo regno [nel cuore, che vede così compiersi i desideri profondi che cela]”. Lo sforzo ha sempre a che vedere con la passione di Gesù che ci ha mostrato lo splendore dell’amore del Padre per noi.

Ma per noi, fondamentalmente, la tensione interiore che ci è richiesta per trovare l’accesso al Regno, si appunta sullo stesso Signore Gesù. Lui è la porta stretta attraverso la quale dobbiamo passare. È detta stretta perché ha la preferenza di Dio e non nostra, perché esprime la sapienza che viene dall’alto che è contraria alla sapienza del mondo di cui siamo impastati, rivela il sentire di Dio che si oppone al sentire della nostra carne. Ma è una strettezza, come riporta anche il passo della lettera agli Ebrei: “È per la vostra correzione che soffrite”, che prelude al passaggio della vita, proprio come per un bambino il quale, per nascere, deve passare per la porta stretta. E non per nulla in Gesù si parla di nuova nascita perché soltanto a partire di lì scopriamo il nostro essere secondo quell’abbondanza di vita alla quale aneliamo sconfinatamente. La nascita al Regno è descritto qui da Gesù come un banchetto, per sottolineare il mistero della pienezza e dell’intimità dell’amore che hanno conquistato il cuore. L’immagine ha una valenza escatologica, non tanto però per indicare quello che avverrà alla fine dei tempi, ma per mostrare che quella ‘fine’ dei tempi è venuta a visitare il cuore e a far assaporare la densità dei misteri di Dio nella nostra storia.

Il luogo di passaggio è indicato anche dal profeta Isaia, sebbene velatamente, là dove dice: “con le loro opere e i loro propositi. Io verrò a radunare tutti le genti e tutte le lingue”, reso invece, secondo un’altra traduzione: “(Sarò) io, i loro atti e i loro pensieri …”, “Sono io che motiverò i loro atti e i loro pensieri …”, intendendo: quando Dio diventa la fonte di ogni nostro atto e di ogni nostro pensiero, saremo passati attraverso quella porta stretta che conduce al regno della vita. E la strettezza, almeno per il nostro uomo esteriore, è descritta sempre dal profeta: “Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi trema alla mia parola” (Is 66,2). Ma scegliere l’umiltà e il cuore contrito significa scegliere il Signore Gesù, che di sé dice: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,28-29).

 

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

 

Prima Lettura  Is 66, 18-21

Dal libro del profeta Isaia

 

Così dice il Signore:

«Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.

Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti.

Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore.

Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».

 

 

Salmo Responsoriale  dal Salmo 116

Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.

Genti tutte, lodate il Signore,

popoli tutti, cantate la sua lode.

 

Perché forte è il suo amore per noi

e la fedeltà del Signore dura per sempre.

 

Seconda Lettura  Eb 12, 5-7.11-13

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:

«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore

e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;

perché il Signore corregge colui che egli ama

e percuote chiunque riconosce come figlio».

È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.

Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

 

Vangelo  Lc 13, 22-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.

Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».

Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.

Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.

Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.

Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».