Quarto ciclo

Anno liturgico B (2011-2012)

Tempo di Pasqua

 

Pentecoste

(27 maggio 2012)

 

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At 2,1-11;  Sal 103;  Gal 5, 16-25;  Gv 15, 26-27; 16, 12-15

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“O fuoco la cui venuta è parola, il cui silenzio è luce! Fuoco che fissi i cuori nell’azione di grazie” canta s. Efrem e la liturgia di oggi, con il canto al vangelo, proclama: “Vieni, santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore”.

Nella settimana che precede la festa, la chiesa ha fatto pregare: “Venga su di noi, o Padre la potenza dello Spirito Santo perché aderiamo pienamente alla tua volontà per testimoniarla con amore di figli” (colletta lunedì) e “Venga, o Padre, il tuo Spirito e ci trasformi interiormente con i suoi doni; crei in noi un cuore nuovo perché possiamo piacere a te e cooperare alla tua volontà” (colletta giovedì).

L’invocazione allo Spirito Santo è finalizzata all’adesione alla volontà di Dio. Perché e cosa significa questo? Ce lo rivela Gesù nel vangelo: “manderò a voi lo Spirito di verità: egli vi guiderà a tutta la verità… dirà tutto ciò che avrà udito” (Gv 16,13). Lo Spirito, che Gesù effonde dalla croce e la sera di Pasqua, svelerà al nostro cuore il colloquio eterno tra il Padre e il Figlio a proposito della salvezza dell’uomo, il colloquio tra il Padre e il Figlio che vive la sua umanità nell’amore per gli uomini. Tutto questo ‘colloquio’ lo Spirito ha udito e ce ne renderà partecipi. Così conosceremo la verità, vale a dire la grandezza dell’amore di Dio per l’uomo, che in Gesù si è fatto evidente, a noi accessibile, per la fede in lui. Ci farà gustare la promessa di Gesù: “Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15).

Il fuoco esprime appunto la cifra di quel colloquio, la condivisione di un segreto capace di far ardere il cuore. Significa poter conoscere il mistero del Signore Gesù in tutta la potenza di rivelazione dell’amore di Dio per l’uomo, nella condivisione del suo segreto. Qui si collega la responsabilità della testimonianza, che non sarà più vissuta tanto come impegno o dovere ma come sovrabbondanza, sigillo di uno splendore.

Oltre al fuoco, l’immagine caratteristica della Pentecoste è quella delle lingue. Il miracolo di pentecoste possiamo esprimerlo così: i vari idiomi si unificano in un’unica lingua, la diversità si apre alla comunione e tutti comprendono la stessa cosa. Ciò che accomuna, comunque, è solo l’opera di Dio riconosciuto nel suo amore per gli uomini. Tutti mantengono la proprietà dei rispettivi linguaggi, ma tutti esprimono l’identica cosa: i cuori parlano oramai un’unica lingua, a differenza dell’esperimento della torre di Babele, quando gli uomini parlavano l’unica lingua del dominatore di turno in ordine al sogno di grandezza di qualche potente, ma i cuori erano schiavizzati, zittiti nella loro lingua. É il miracolo operato nei cuori dallo Spirito quando li convince a muoversi nella carità, aprendo la diversità alla comunione e facendo esperienza che così viene proclamato l’amore di Dio che riempie i cuori. Riconoscere, assecondare, favorire tale dinamica, significa aver ricevuto e agire nella potenza dello Spirito Santo. E lo Spirito Santo non può che condurre alla conoscenza del mistero del Signore Gesù che dell’amore di Dio per gli uomini è il testimone per eccellenza.

L’unità dell’opera di Dio si manifesta in quei frutti di cui Paolo attribuisce l’azione allo Spirito: “Il frutto dello Spirito, invece, è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge” (Gal 5,22). Perché quei frutti parlano dello Spirito, se lo Spirito è dato in ordine alla missione nel mondo? Lo Spirito investe l’universo irradiando dal centro delle persone; opera nel mondo a partire dalla trasfigurazione delle persone. I frutti alludono alla realizzazione della vocazione all’umanità che scaturisce dalla comunione con Dio, di cui Gesù ci fa partecipi nel suo Spirito e che si riversa, in solidarietà con i suoi sentimenti, su tutti gli uomini, destinatari come noi del suo amore misericordioso. La funzione perciò dello Spirito è quella di farci ritrovare in Gesù, di renderci appartenenti a Gesù ( “Io sono la vite, voi i tralci” ... “rimanete in me”) in quella umanità ormai aperta alla comunione con Dio, solidale con lui e con gli uomini. Appena il cuore viene liberato dalle sue illusioni di potenza o presunzioni di potere, torna a godere della sua umanità compiendone gli aneliti e ritrovandosi solidale con tutti, in Gesù.

La missione alla quale lo Spirito Santo abilita i discepoli risponde proprio allo scopo dell'unità degli uomini. In un doppio significato: primo, si tratta di una missione di annuncio perché il dono dell'esperienza della fede non riguarda me o te, ma riguarda me per arrivare a te, riguarda te per arrivare a me, riguarda noi per arrivare a tutti. Il Signore Gesù appartiene a tutti gli uomini perché per tutti gli uomini è nato, morto e risorto. Anche in questo va letto il mistero dell'unità dei figli di Dio dispersi che costituisce lo scopo dell'agire di Dio, in Cristo, per mezzo dello Spirito Santo. E secondo, si tratta di una missione che rende capaci di mostrare il mistero, cioè che abilita i discepoli a far vedere con la loro vita lo splendore del Cristo, nel quale tutti possono trovare pace e unità. I frutti dello Spirito riguardano proprio il passaggio dal permanere semplici individui, centrati su se stessi, al diventare persone, soggetti di comunione, mossi appunto da quello Spirito che della comunione fa la sua opera specifica. E questo rivela ai cuori le meraviglie di Dio, apre i cuori a riconoscere il Volto del Dio Vivente.

 

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

 

Prima Lettura  At 2, 1-11

Dagli Atti degli Apostoli

 

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

 

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 103

Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Benedici il Signore, anima mia!

Sei tanto grande, Signore, mio Dio!

Quante sono le tue opere, Signore!

Le hai fatte tutte con saggezza;

la terra è piena delle tue creature.

 

Togli loro il respiro: muoiono,

e ritornano nella loro polvere.

Mandi il tuo spirito, sono creati,

e rinnovi la faccia della terra.

 

Sia per sempre la gloria del Signore;

gioisca il Signore delle sue opere.

A lui sia gradito il mio canto,

io gioirò nel Signore.

 

Seconda Lettura  Gal 5, 16-25

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.

Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio.

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la car­ne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

 

 


Sequenza

 

Vieni, Santo Spirito,

manda a noi dal cielo

un raggio della tua luce.

Veni, Sancte Spíritus,

et emítte cǽlitus

lucis tuæ rádium.

 

Vieni, padre dei poveri,

vieni, datore dei doni,

vieni, luce dei cuori.

Veni, pater páuperum,

veni, dator múnerum,

veni, lumen córdium.

 

Consolatore perfetto,

ospite dolce dell'anima,

dolcissimo sollievo.

Consolátor óptime,

dulcis hospes ánimæ,

dulce refrigérium.

 

Nella fatica, riposo,

nella calura, riparo,

nel pianto, conforto.

In labóre réquies,

in æstu tempéries,

in fletu solácium.

 

O luce beatissima,

invadi nell'intimo

il cuore dei tuoi fedeli.

O lux beatíssima,

reple cordis íntima

tuórum fidélium.

 

Senza la tua forza,

nulla è nell'uomo,

nulla senza colpa.

Sine tuo númine,

nihil est in hómine

nihil est innóxium.

 

Lava ciò che è sordido,

bagna ciò che è arido,

sana ciò che sanguina.

Lava quod est sórdidum,

riga quod est áridum,

sana quod est sáucium.

 

Piega ciò che è rigido,

scalda ciò che è gelido,

drizza ciò ch'è sviato.

Flecte quod est rígidum,

fove quod est frígidum,

rege quod est dévium.

 

Dona ai tuoi fedeli

che solo in te confidano

i tuoi santi doni.

Da tuis fidélibus,

in te confidéntibus,

sacrum septenárium.

 

Dona virtù e premio,

dona morte santa,

dona gioia eterna.

Da virtútis méritum,

da salútis éxitum,

da perénne gáudium.

 


 

 

Vangelo  Gv 15, 26-27; 16, 12-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».