Quarto
ciclo
Anno
liturgico B (2011-2012)
Tempo
di Pasqua
Pasqua di Risurrezione
del Signore
(8 aprile
2012)
_________________________________________________
At 10, 34a.
37-43; Sal 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9
_________________________________________________
Il giovedì
santo la chiesa aveva posto a suggello della celebrazione del triduo pasquale
l’affermazione del vangelo di Giovanni: “Dopo
aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Certamente non vuol significare solo che Gesù
starà fedele al suo amore fino alla morte, ma più precisamente che va incontro
alla morte perché si sveli in tutto il suo splendore l’amore che lo muove rispetto
al Padre e a tutti noi. Nella stessa celebrazione, con l’istituzione
dell’eucaristia e la lavanda dei piedi, l’amore era definito nel suo mistero di
dono (“questo è il mio corpo, che è per
voi”) e di servizio (“Se dunque io,
il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i
piedi gli uni gli altri”). La posta in gioco è ‘aver parte con lui’. Accogliere il servizio di Gesù e non praticarlo al
fratello significa non riconoscere quel ‘corpo, che è per noi’, tanto il
mistero dell’amore parla di Dio e dell’uomo insieme.
È lo stesso
Gesù a svelarne la ragione profonda: “ ... viene
il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo
sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco”
(Gv 14,31). L’espressione ‘contro di me non può
nulla’ andrebbe resa letteralmente: “in
me non ha nulla”. La sottolineatura non riguarda la forza di Gesù, ma
l’innocenza, la sua pura comunione con il Padre e con gli uomini, la sua
imprendibilità all’illusione demoniaca per cui non viene meno all’amore proprio
quando è calpestato. Qui si comprende il dramma della debolezza di Dio più forte della forza degli uomini. Per avvicinare
i cuori degli uomini Dio ha messo da parte la sua potenza preferendo la
debolezza (cf. Fil 2,8 ). La debolezza di Dio non
svela solo l'immensità dell'amore suo per l'uomo, ma pure il desiderio profondo
dell'uomo, il bisogno dell'uomo per essere tale, compiuto nella sua umanità. E
il mistero scaturisce proprio qui: l'uomo, per scoprire la sua umanità, non può
non guardare a questa debolezza di Dio. Tutto ciò che è fuori da tale
debolezza, risulterà illusione e causerà ulteriore sofferenza, ma sorda,
tragica, insensata, che porterà divisione e non comunione, che porterà rabbia e
non riposo.
La
celebrazione della passione del Signore ha rivelato l’intimità e la tenacia
dell’amore di Gesù per gli uomini colte nel mistero della sua obbedienza al
Padre. L’obbedienza del Figlio di Dio, che non gli ha fatto preferire nulla a
noi, nemmeno la sua gloria divina, in ciò condividendo con il Padre e lo
Spirito Santo la passione d’amore per noi uomini, suoi figli, induce noi a non
preferire nulla a Lui, e in ciò condividendo la sua obbedienza all’amore senza
ricercare altra contropartita. Di qui scaturisce quella salvezza che risana i
cuori e li abilita alla vita in Dio, alla vita non più soggetta alla morte,
cioè non più dominata da tutto ciò che attiene alla morte, causata
dall’accoglimento dell’illusione demoniaca.
Il mistero
dell’amore, però, per quanto desiderabile, non è affatto scontato. Senza il
sigillo della risurrezione di Gesù non sarebbe stato colto e non avrebbe potuto
essere immesso nel mondo. Le donne, i discepoli, la domenica di Pasqua,
attendono o corrono al sepolcro per trovare un morto; l’unico orizzonte
possibile è avere il corpo del loro amato Signore. Se l’esperienza della
risurrezione di Gesù era del tutto inconcepibile per i discepoli, ciò significa
che anche l’esperienza del suo amore sino
alla fine non poteva essere colto.
Il primo
giorno, il giorno uno della settimana, dischiude un tempo completamente
diverso, un tempo nel quale tutto ciò che è stato compiuto fino ad ora si
rivela come novità. Il primo personaggio che ci conduce alla soglia di questa
novità è Maria Maddalena. A differenza dei sinottici, Giovanni non aveva
menzionato per la circostanza della sepoltura la presenza delle donne. La
mistura di mirra e aloe era stata portata da Nicodemo e Giuseppe di Arimatea. I sinottici narrano dell’arrivo al sepolcro,
all’alba, delle donne con gli oli per completare l’unzione del corpo di Gesù.
Giovanni sorvola su tutto questo. Parla solo di Maria Maddalena e l’accento è
posto sulla motivazione profonda, interiore, della sua presenza al sepolcro.
Essa vive un’angoscia personale, un sentimento di assenza irrimediabile; per
lei oramai il Signore è l’Assente; non può sentirlo che così. Per prima vede la
pietra del sepolcro tolta via e corre ad avvertire i discepoli: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e
non sappiamo dove lo hanno posto”. Dall’angoscia dell’assenza passa
all’angoscia dell’incertezza. Ma Giovanni parla della pietra tolta via dal
sepolcro per sottolineare, in questo Giorno della Risurrezione, che viene tolto
l’ultimo impedimento alla ‘vista’, alla ‘visione’, come poi il brano dirà a
proposito di Giovanni entrato nel sepolcro.
L’episodio
dei due discepoli che corrono al sepolcro lo conferma in una tensione crescente
per giungere, alla fine, alle straordinarie parole: “Allora entrò anche l’altro discepolo …e vide e
credette”. È come una richiesta che viene
sussurrata al cuore dei possibili lettori del vangelo, la richiesta di avanzare
nella conoscenza del mistero, di salire fino all’intelligenza della
risurrezione che viene svelata poco a poco: “Vide e credette”.
La letizia
pasquale che, poco a poco, invade e conquista i discepoli e che scaturisce
dall’esperienza dell’incontro con lui, vivo, capace di far vincere ogni paura,
ha anche a che fare con i tre doni che Gesù conferisce: la gioia, la pace e la
libertà. Ma se andiamo a vedere, quei tre doni, tipicamente pasquali, uniti
all’esperienza dell’incontro con lui, il Vivente, ci partecipano la sua stessa
vita e ci consentono di vivere come lui, vale a dire ci porteranno a poter dire
di noi: ‘e lo amarono sino alla fine’, ‘amarono i loro fratelli sino alla
fine’. L’augurio pasquale più bello!
Comunque sia
spiegato l’evento, è chiaro che la risurrezione di Gesù era del tutto
inconcepibile per i suoi discepoli. L’esperienza della tomba vuota situa ormai
l’intelligenza del mistero di Dio in una luce assolutamente particolare e apre
all’uomo l’accesso di un tempo eterno
in cui situare la storia e gli eventi, attraversati così dallo splendore del
corpo glorioso di Cristo, in attesa che quello splendore riempia gli occhi e investa
il cuore.
L’augurio
della gioia pasquale allude proprio al dono di quella luce che inonda gli occhi
e il cuore per farci vivere nella presenza del Signore che ci trascina nel
regno del Padre suo.
Il Signore è
risorto! È davvero risorto!
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura At
10, 34a. 37-43
Dagli Atti degli Apostoli
In quei
giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta
la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni;
cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret,
il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere
del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo
testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in
Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato
al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a
testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la
sua risurrezione dai morti.
E ci ha
ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei
vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa
testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo
del suo nome».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 117
Questo è il giorno che ha fatto il
Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete
grazie al Signore perché è buono,
perché il
suo amore è per sempre.
Dica
Israele:
«Il suo
amore è per sempre».
La destra
del Signore si è innalzata,
la destra
del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò,
ma resterò in vita
e annuncerò
le opere del Signore.
La pietra
scartata dai costruttori
è divenuta
la pietra d’angolo.
Questo è
stato fatto dal Signore:
una
meraviglia ai nostri occhi.
Seconda Lettura
Col 3, 1-4
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Colossési
Fratelli, se
siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla
destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della
terra.
Voi infatti
siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo,
vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella
gloria.
(Oppure:
1Cor 5, 6b-8)
SEQUENZA
Alla vittima
pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
L'agnello ha
redento il suo gregge,
l'Innocente
ha riconciliato noi peccatori col Padre.
Morte e Vita
si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore
della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci,
Maria: che hai visto sulla via?».
«La tomba
del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli
suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia
speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».
Sì, ne siamo
certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re
vittorioso, portaci la tua salvezza.
Víctmæ pascháli láudes: ímmolent
Christiáni.
Agnus redémit oves: Christus
ínnocens Patri reconciliávit
peccatóres.
Mors et vita duéllo conflixére
miràndo:
dux vitæ mórtuus, regnat vívus.
Dic nobis, María, quid vidísti in via?
Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam
vidi resurgéntis.
Angélicos testes, sudárium, et vestes.
Surréxit Christus spes mea: præcédit
vos in Galilǽam.
Scímus Christum surrexísse a mórtuis
vere: tu nobis, victor Rex,
miserére.
Vangelo Gv 20, 1-9
Dal vangelo secondo Giovanni
Il primo
giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al
sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata
tolta dal sepolcro.
Corse allora
e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse
loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno
posto!».
Pietro
allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano
insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse
per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse
intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i
teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i
teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò
anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura,
che cioè egli doveva risorgere dai morti.
(Oppure: Vangelo Anno B Mc 16,1-7)