Quarto ciclo
Anno liturgico A (2010-2011)
Tempo di Pasqua
Domenica di Pasqua
Risurrezione del Signore
(24 aprile 2011)
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At 10, 34a.
37-43; Sal 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9
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IL SIGNORE È RISORTO. È VERAMENTE RISORTO.
Un’antifona del sabato santo
introduce al mistero della risurrezione del Signore: “Cristo per noi si è fatto
obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha
innalzato e gli ha dato un nome che è sopra ogni altro nome”. E così esulta la
chiesa nell’inno pasquale: “Irradia sulla tua Chiesa la gioia pasquale, o
Signore, unisci alla tua vittoria i rinati nel battesimo”. La gioia, quella
vera, stabile, agognata, non può che essere pasquale; non solo nel senso che ci
deriva dall’evento della Pasqua del Signore, che rende nota al cuore dell’uomo
la motivazione inconfutabile della possibilità ritrovata di essere nella gioia,
ma anche nel senso che la gioia è strettamente correlata al dramma, alla
fatica, alla fedeltà di un amore che svela il mistero stesso della vita e che
si esprime nel suo rivelare la potenza d’intimità con il Padre, autore della
vita.
Gioia che per noi si risolve nel dolce perdono che
Gesù ci riversa: “Tu, o Cristo, sei il nostro dolce perdono. Fa’ che di Te in
ogni istante io mi sappia rivestire e non abbia potere su di me la miseria con
cui mi vedo e mi sento. Con le tue ferite risanami, che io respiri e viva del
tuo sguardo verso il Padre. Nelle tue piaghe nascondimi, che il sentimento
della mia malinconia non si erga a obiezione della tua grandezza. Lasciami
entrare nel tuo cuore, che io mi avvolga della sua benevolenza e mi faccia
rinascere, finiti i terrori della notte, al mattino della tua presenza”.
Beato colui che nell’Uomo
sofferente, di cui i riti della settimana santa hanno commemorato la passione
gloriosa, ha visto il Figlio di Dio, il Testimone dell'amore del Padre. Beato
colui che lo scandalo della croce non spezza, non deturpa, non divide da Dio e
dagli uomini. Beato colui che ha l'intelligenza spirituale allenata e vivida
per cogliere nella passione gloriosa di Gesù il mistero dell'amore di Dio per
gli uomini e la dinamica di vita eterna di cui ci rende partecipi con il dono
del suo Spirito.
Vivere nel Signore risorto ormai
significa vivere in Colui che ci partecipa il suo Amore tanto da farlo
diventare in noi radice di vita, criterio di discernimento del bene, scopo
supremo dell'essere e dell'agire. E sarà possibile vivere in pienezza di questo
amore senza soffrire? Qui si comprende il mistero di quel debole, umile, povero, che è Gesù. Per avvicinare i
cuori degli uomini Dio ha messo da parte la sua potenza preferendo la debolezza (cfr Fil 2,8; ). Questa debolezza
di Dio non svela solo l'immensità dell'amore di Dio per l'uomo, ma anche il
desiderio profondo dell'uomo, il bisogno dell'uomo per essere tale, compiuto
nella sua umanità. Ed il mistero scaturisce proprio qui: l'uomo, per scoprire
la sua umanità, non può non guardare a questa debolezza di Dio. Tutto ciò che è fuori da tale debolezza,
risulterà illusione e causerà ulteriore sofferenza, ma sorda, tragica,
insensata, che porterà divisione e non comunione, che porterà rabbia e non
riposo. La gioia pasquale lo proclama.
Il racconto della risurrezione di Gesù, come viene
letto nel cap. 20 di Giovanni, cela una eccezionale ricchezza teologica ed è
percorso da una tensione fortissima che proviene dal fatto di avvicinarci alla
frontiera che delimita questo mondo dall’altro mondo, le cose di quaggiù dalle
cose di lassù, ciò che si vede da ciò che ci viene mostrato soltanto. Le prime
parole suddividono il tempo e tutto il capitolo, che narra gli eventi del
giorno della risurrezione, giorno uno e ottavo, resta così suddiviso: l’alba,
la tomba vuota (20,1-10); il mattino, Gesù appare a Maria (20, 11-18); la sera,
Gesù si mostra ai discepoli (20, 19-23); il sigillo dell’ottavo giorno,
l’apparizione a Tommaso (20, 24-29); la conclusione, la finalità del vangelo
(20, 30-31).
Il primo giorno, il giorno uno della
settimana, dischiude un tempo completamente diverso, un tempo nel quale tutto
ciò che è stato compiuto fino ad ora si rivela come novità. Il primo
personaggio che ci conduce alla soglia di questa novità è Maria Maddalena. Essa
vive un’angoscia personale, un sentimento di assenza irrimediabile; per lei
oramai il Signore è l’Assente; non può che sentirlo che così. Per prima vede la
pietra del sepolcro tolta via e corre ad avvertire i discepoli. Se Giovanni
parla della pietra tolta via dal sepolcro è per sottolineare, in questo Giorno
della Risurrezione, che viene tolto l’ultimo impedimento alla vista, alla visione, come poi il brano dirà a proposito del discepolo entrato
nel sepolcro: “Allora entrò anche l’altro
discepolo … e vide e credette”. È come una
richiesta che viene sussurrata al cuore dei possibili lettori del vangelo, la
richiesta di avanzare nella conoscenza del mistero, di salire fino
all’intelligenza della risurrezione che viene svelata poco a poco: “Vide e credette”.
La tensione del racconto punta qui. Si tratta di una percezione folgorante che
contemporaneamente fa comprendere l’evento e tutto ciò che l’ha preceduto,
tutte le Scritture che a quello si riferivano. Non è un capire, ma un ricevere
una rivelazione per la quale tutto si illumina e tutto prende luce.
Comunque sia spiegato l’evento, è
chiaro che la risurrezione di Gesù era del tutto inconcepibile per i suoi
discepoli. L’esperienza della tomba vuota situa ormai l’intelligenza del
mistero di Dio in una luce assolutamente particolare e apre all’uomo l’accesso
di un tempo eterno in cui situare la
storia e gli eventi, attraversati così dallo splendore del corpo glorioso di
Cristo, in attesa che quello splendore riempia gli occhi e investa il cuore.
L’augurio della gioia pasquale
allude proprio al dono di quella luce che inonda gli occhi e il cuore per farci
vivere nella presenza del Signore che ci trascina nel regno del Padre suo.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima Lettura At
10, 34a. 37-43
Dagli Atti degli Apostoli
In quei
giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta
la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni;
cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret,
il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere
del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo
testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in
Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato
al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a
testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la
sua risurrezione dai morti.
E ci ha
ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei
vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa
testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo
del suo nome».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 117
Questo è il giorno che ha fatto il
Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete
grazie al Signore perché è buono,
perché il
suo amore è per sempre.
Dica
Israele:
«Il suo
amore è per sempre».
La destra
del Signore si è innalzata,
la destra
del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò,
ma resterò in vita
e annuncerò
le opere del Signore.
La pietra
scartata dai costruttori
è divenuta
la pietra d’angolo.
Questo è
stato fatto dal Signore:
una
meraviglia ai nostri occhi.
Seconda Lettura
Col 3, 1-4
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Colossési
Fratelli, se
siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla
destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della
terra.
Voi infatti
siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo,
vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella
gloria.
Vangelo Gv 20, 1-9
Dal vangelo secondo Giovanni
Il primo
giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al
sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata
tolta dal sepolcro.
Corse allora
e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse
loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno
posto!».
Pietro
allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano
insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse
per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse
intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i
teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i
teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò
anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura,
che cioè egli doveva risorgere dai morti.