Quarto ciclo

Anno liturgico A (2010-2011)

Tempo di Pasqua

 

5a Domenica

(22 maggio 2011)

 

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At 6, 1-7; Sal 32; 1 Pt 2,4-9; Gv 14,1-12

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Il brano di oggi è ricchissimo di allusioni misteriose e potenti. La richiesta di Filippo: “Mostraci il Padre” riformula la domanda di Mosè: “Mostrami la tua Gloria” (Es 33,18). Contiene l’ardente desiderio del cuore dell’uomo per il Dio di cui porta così intima traccia da averne una nostalgia acuta: “L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sal 43,3). Filippo non si rende conto che chiedere di ‘mostrare il Padre’ significa voler vedere risplendere in Gesù l’amore di Dio per gli uomini dall’alto della croce. La domanda di Tommaso: “ ... come possiamo conoscere la via?” richiama quella di Pietro: “Signore dove vai?”. I discepoli sono ancora turbati, non comprendono bene cosa stia accadendo e non sono ancora pronti a leggere gli avvenimenti che di lì a poco si scateneranno in rapporto al loro Maestro. Giuda ha appena lasciato il cenacolo e Gesù parla della sua glorificazione e del suo ritorno al Padre e comanda ai suoi di amarsi vicendevolmente. Qual è il significato di queste concatenazioni?

Perché Gesù non può accettare che Pietro dia la vita per lui? Quando predice a Pietro il suo rinnegamento, Gesù non vuol mettere in risalto solo la debolezza del discepolo, allude a qualcos’altro, come risalta dalla risposta a Tommaso e a Filippo. È Gesù che dà la vita perché l’amore del Padre per gli uomini sia noto a tutti gli uomini. Quando si segue Gesù, l’uomo non si sacrifica a Dio ma fa di sé il dono di Dio ai suoi fratelli, come Dio stesso, in Gesù, si fa dono all’uomo. L’uomo finisce di percorrere il suo cammino quando giunge a essere dono totale di Dio agli altri. Gesù non chiede la vita del discepolo per lui, ma chiede che il discepolo, in lui, dia la sua vita a tutti perché l’amore di Dio splenda nel cuore di tutti e si faccia una sola famiglia.

È interessante osservare che in questo contesto Gesù non chiami la ‘casa’ del Padre come l’aveva chiamata quando aveva scacciato i venditori dal tempio (cfr. Gv 2,16; in greco, casa si può dire al maschile e al femminile; al maschile indica l’edificio, al femminile l’intimità della famiglia). Oramai, Gesù non si riferisce più al tempio per indicare la casa di Dio, ma all’intimità della famiglia, alla comunanza di vita e sentimenti tra Dio e i suoi figli. Si poteva conoscere la profondità e l’eccellenza di tale intimità e amore prima che Gesù ne rivelasse il mistero?

Quando Gesù spiega il suo ritorno al Padre e il suo venire ai discepoli (un venire che non allude semplicemente al suo ‘farsi vedere’ dopo la risurrezione o al suo ritorno glorioso alla fine dei tempi, ma al suo ‘dimorare’ nei discepoli, alla sua ‘presenza’ potente tra i discepoli, al divenire uno spirito solo con il Signore da parte dei discepoli) usa l’espressione: “perché dove sono io siate anche voi”. L’espressione non significa: io soffro e anche voi soffrirete. Dice piuttosto: io sono nell'amore del Padre, anche voi lo sarete; sono il testimone del suo amore in questo mondo e anche voi lo sarete; risplendo della gloria dell'amore del Padre e pure voi risplenderete dello stesso amore. E questo proprio perché sopportando l'ingiustizia e la violenza senza venir meno alla potenza dell'amore, sarà noto a tutti che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato (Gv 14,31) e così l’amore del Padre risplenderà sul mondo.  Di questo amore deve parlare il vostro amarvi vicendevole perché si radica in me.

Di qui si possono comprendere le due affermazioni centrali del brano: “Io sono la via, la verità e la vita”; “chi ha visto me ha visto il Padre”. Gesù è proprio il luogo della manifestazione del Padre, il luogo in cui si disvela il volto del Padre, il suo amore per gli uomini. Quando dice che va a preparare un posto, che deve andare in un certo luogo, allude alla sua gloria presso il Padre perché con la sua morte e risurrezione ne svela tutto il mistero di amore per gli uomini e lui diventa il luogo in cui risplende il volto del Padre; non solo, ma lui diventa anche il luogo in cui l’umanità, rispecchiando quello splendore, trova le sue radici, il suo compimento, sazia i suoi aneliti e la sua tensione. Così si realizza il desiderio di Gesù, che è il desiderio del Padre: “dove sono io siate anche voi”. Quando vale la corrispondenza: lui desidera essere con noi e noi desideriamo essere con lui, lui sta con noi e noi con lui, lui sazia il suo anelito realizzando la comunione con noi e noi saziamo il nostro realizzando la comunione con lui, allora il disegno di Dio sul mondo si compie definitivamente. In lui risplende il Padre, in lui troviamo il Padre, in lui abbiamo riposo nel Padre.

La liturgia di domenica scorsa aveva proclamato Gesù come la porta, l’accesso dischiuso di comunione con Dio e con gli uomini. Oggi proclama: Gesù è  ‘via, verità e vita’. Non sono affermazioni assolute, ma valevoli in rapporto al Padre. Gesù è la via nel senso che conduce al Padre (implica il bisogno di orientare gli sforzi del vivere); è la verità nel senso che fa conoscere il vero volto del Padre (implica il bisogno di relazione assoluta, il bisogno di intimità, così essenziale al vivere dell’uomo); è la vita nel senso che ci ottiene di condividere la stessa vita trinitaria di cui il Padre ci fa dono nello Spirito (implica il bisogno di pienezza, di una qualità di vita non soggetta a diminuzioni e che si traduca in gioia piena, condivisa, duratura). L’esito del percorrere quella via, del conoscere e riconoscere il vero volto di Dio, del condividerne la vita in pienezza di amore, non può che essere, come ripete diverse volte l’apostolo Paolo: essere uno con Cristo e in Cristo essere uno con tutti perché Dio sia tutto in tutti. Così il Cristo diventa l’ubi consistam, il dove trovarsi, il dove permanere, il dove essere rigenerati.

 

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

 

Prima Lettura  At 6, 1-7

Dagli Atti degli Apostoli

 

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove.

Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola».

Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.

E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.

 

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 32

Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.

Esultate, o giusti, nel Signore;

per gli uomini retti è bella la lode.

Lodate il Signore con la cetra,

con l’arpa a dieci corde a lui cantate.

 

Perché retta è la parola del Signore

e fedele ogni sua opera.

Egli ama la giustizia e il diritto;

dell’amore del Signore è piena la terra.

 

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,

su chi spera nel suo amore,

per liberarlo dalla morte

e nutrirlo in tempo di fame.

 

Seconda Lettura  1 Pt 2, 4-9

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso».

Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo.

Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

 

Vangelo  Gv 14, 1-12

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.

Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».