Terzo ciclo

Anno liturgico C (2009-2010)

Solennità e feste

 

Immacolata Concezione

(8 dicembre 2009)

 

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Gn 3,9-15.20;  Sal 97;  Ef 1,3-6.11-12;  Lc 1,26-38

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Rallegrati, piena di grazia” è il saluto dell’angelo Gabriele a Maria. La festa di oggi fa presagire quanto siano insondabili i confini di questa sua pienezza di grazia: unica tra tutte le creature non è toccata da ombra di peccato fin dal suo primo istante di esistenza. Dire che non ha ombra di peccato non è che la modalità per negativo di dire quanto sia coperta dall’ombra dello Spirito Santo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”.

La liturgia oggi non fa che proclamare l’insondabile e straordinaria volontà di benevolenza di Dio per gli uomini in tutto lo splendore d’amore che comporta, che,  per dirla con l’espressione di Paolo agli Efesini, esprime tutto ‘il beneplacito della sua volontà’. Se leggiamo la festa di oggi sulla falsariga dell’inno di Paolo, nel capitolo primo della sua lettera agli Efesini, potremo comprendere più adeguatamente sia l’inno del magnificat pronunciato dalla Vergine che la ragione della profezia rivoltale di essere ‘la benedetta tra tutte le donne’. Dice Paolo: “In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati - secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo”. Vediamo in lei la prima che ha sperato in Cristo e che perciò è stata fatta a lode della sua gloria, vale a dire adatta a rivelare la sua gloria, adeguata a portare la sua gloria. E se la gloria non è che lo splendore del suo amore per gli uomini, allora è lei colei che più di tutti l’ha fatto risplendere con il portare in grembo, partorire, custodire, condividere il mistero di quel Gesù, suo Figlio, dato per noi, a rivelazione dell’amore di Dio per gli uomini. La pienezza di grazia della Vergine è in funzione di quella rivelazione, che costituisce la ragione per cui lei è chiamata a dare carne a colui nel quale riposa il sommo beneplacito, la totale compiacenza di Dio, come sarà dichiarato espressamente nel momento del battesimo e della trasfigurazione del Signore Gesù.

È lei che può esprimere in tutta la sua profondità ed esultanza quell’amore di benevolenza di Dio che salva l’uomo, di cui tutti siamo chiamati a fare esperienza: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”. Ci può essere per l’uomo motivo più autentico di benedizione di Dio di questo ‘riconoscimento’ dell’amore Suo per noi, in Cristo, che ha presieduto alla stessa origine del mondo e che ha avuto nella Vergine Immacolata il suo segno tangibile?

Riflettendo sul passo del racconto del peccato narrato dal libro della Genesi si può osservare come le varie creature si pongano nei confronti di Dio. Quando Dio chiede ad Adamo se abbia trasgredito il suo comando, lui risponde addossando la colpa ad Eva. Quando Dio si rivolge ad Eva, lei risponde addossando la colpa al serpente. Ma quando Dio è davanti al serpente, il serpente tace. Adamo ed Eva rispondono a Dio, pur giustificandosi, perché hanno nostalgia di Dio. Il serpente sembra non avere alcuna nostalgia: non semplicemente ha peccato, ma non è proprio d’accordo sul fatto che Dio conceda i suoi favori agli uomini e resta quindi avversario di Dio. È avversario di Dio chi è geloso dei beni che Lui riversa sulle sue creature e perciò resta astioso, astio di cui facciamo le spese noi continuamente. Chi è capace di far risplendere i doni di Dio solo godendo dell’immenso amore di Dio per gli uomini è pieno di grazia. E da tale pienezza di grazia non può non derivare il Salvatore, che è la rivelazione dell’infinito amore di Dio per gli uomini. Credo voglia dire anche questo la pienezza di grazia della Vergine, dalla quale nasce Gesù, il Salvatore. Ed è per questo che la tradizione saluta la Vergine come la gioia dell’universo.

Non avevo mai riflettuto sul fatto di chiamare ‘nostra Signora’ la Vergine, Madre di Dio. Qual è il significato di questo appellativo? Un passo di un’omelia di Gregorio Palamas è illuminante: “La Vergine è Signora non solo perché è libera dalla schiavitù del peccato e partecipe del dominio divino, ma anche perché è diventata causa e radice della libertà del genere umano” (Omelia 14,8). Così, se l’uomo vuole accedere al regno della libertà, non ha che da guardare a questa sua sorella, al suo mistero, alla sua storia, alle sue emozioni, ai suoi dolori, al suo amore perché in lei ritrova tutto il mistero dell’amore di Dio per l’uomo. E non si può vivere l’amore senza libertà. Nella sua grandezza non cessa di essere sorella nostra, come noi nella nostra miseria non cessiamo di essere oggetto dell’amore di Dio. Il suo ‘avere’ il Signore con lei è motivo di fiducia per noi di trovarlo, di essere accompagnati a lui, di stare in sua compagnia. ‘Il Signore è con te’ diventa, nella nostra preghiera: “tu che hai il Signore supplicalo perché sia anche con noi, ora e sempre!”.