Secondo ciclo

Anno liturgico B (2005-2006)

Tempo di Pasqua

 

Domenica di Pasqua

(16 aprile 2006)

 

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Letture della veglia pasquale e Vangelo: Mc 16,1-8

Messe della Domenica di Pasqua

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La settimana santa veniva introdotta dalla colletta: “Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio”, perché “tu solo hai compassione di noi peccatori”. Una compassione che si è fatta evidenza per il cuore, nella celebrazione dei riti del triduo sacro, quando abbiamo rimirato ‘colui che abbiamo trafitto’, quando è diventato evidente anche sensibilmente che “Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi” (Rm 8,32).

Il racconto della passione nel vangelo di Giovanni inizia con una mirabile espressione: “dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Non vuol dire l’evangelista semplicemente che Gesù ci ha amati fino alla fine della sua vita, ma fino a che lo scopo per cui egli era venuto, mandato dal Padre, si fosse rivelato in tutta la sua potenza e in tutto il suo splendore, fino a che l’amore di Dio per l’uomo si fosse rivelato in tutto il suo splendore. Così l’accento non è posto tanto sulla prova di coraggio e di dedizione di cui Gesù ci ha dato testimonianza, ma sull’incommensurabile amore di Dio che finalmente conquista i cuori alla vita tramite Gesù. L’antifona di ingresso del mercoledì santo è particolarmente illuminante. Riprendendo il passo di Fil 2,8-11, lo assembla in questo modo: “…Gesù si è fatto obbediente fino alla morte, alla morte di croce: per questo Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre”. Gesù è Signore perché si è fatto obbediente fino a morire in croce. Gesù è stato esaudito dal Padre perché ha fatto risplendere il suo amore senza limiti per gli uomini. Beato allora colui che in quell'uomo sofferente, di cui i riti della settimana santa commemorano la passione gloriosa, vede il Figlio di Dio, il Testimone dell'amore del Padre. Beato colui che lo scandalo della croce non spezza, non deturpa, non divide da Dio e dagli uomini. Beato colui che ha l'intelligenza spirituale allenata e vivida per cogliere nella passione gloriosa di Gesù il mistero dell'amore di Dio per gli uomini e la dinamica di vita eterna di cui ci rende partecipi con il dono del suo Spirito. Perché la sofferenza, perché la morte? Perché tutto quel dolore in Lui e tutta quella ostinazione in noi a non voler vedere? Quella sofferenza e quella morte ci appartengono, come ci appartengono l'ostinazione e la durezza di cuore, l'ingiustizia e il tradimento. Gli eventi narrati e celebrati segnano la nostra storia perché ne rivelano il senso e soprattutto perché mostrano le dinamiche di vita che toccano le radici del nostro cuore.

L’esultanza del giorno della risurrezione è tanto più potente quanto più l’obbedienza all’amore è totale. Come a dire: vivere nel Signore risorto ormai significa vivere in Colui che ci partecipa il suo Amore tanto da farlo diventare in noi radice di vita, criterio di discernimento del bene, scopo supremo dell'essere e dell'agire. Per avvicinare i cuori degli uomini Dio ha messo da parte la sua 'potenza' preferendo la debolezza. (cfr Fil 2,8 ). Ma questa debolezza di Dio non svela solo l'immensità dell'amore di Dio per l'uomo, ma anche il desiderio profondo dell'uomo, il bisogno dell'uomo per essere tale, compiuto nella sua umanità. Ed il mistero scaturisce proprio qui: l'uomo, per scoprire la sua umanità, non può non guardare a questa 'debolezza' di Dio. Tutto ciò che è fuori da tale debolezza, risulterà illusione e causerà ulteriore sofferenza, ma sorda, tragica, insensata, che porterà divisione e non comunione, che porterà rabbia e non riposo.

Tutto è assoggettato a questa divina debolezza, a questa divina povertà. Non si trova vita al di fuori di essa. Beato colui che ne ha compreso il mistero.  Cadano le illusioni, anche il nostro cuore sia toccato profondamente da questa rivelazione della debolezza di Dio e riceva vita, quella vera che non perisce mai. E la gioia non si allontanerà dalle radici del nostro cuore. Il Signore è risorto; è davvero risorto!