XVIII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XVIII Domenica – (3 agosto 2025)

Non viene chiesto all’uomo di contentarsi della povertà, ma di arricchire davanti a Dio: i beni, così necessari al nostro vivere e al vivere bene, non ingolfano se vissuti in solidarietà. L’eterno non è la dimensione dell’al di là, ma il valore permanente del tempo, la qualità permanente del tempo.
In sostanza, qual è il giudizio che Gesù formula? Il suo giudizio non riguarda questo mondo, ma il mondo futuro, che però si gioca in questo mondo, come illustra anche la seconda lettura. L’uomo cerca i beni di questo mondo per vivere bene, ma – ricorda Gesù – il vivere bene non dipende dai beni di questo mondo. La parabola dell’uomo ricco che aveva accumulato molti beni, nel suo significato più immediato, è chiara. Corrisponde al senso di molti altri passi evangelici: che giova all’uomo guadagnare il mondo se poi rovina se stesso o muore? (cfr Lc 9,25). Non si tratta però di scegliere tra la povertà evangelica e la ricchezza, ma tra l’avidità e la solidarietà.

XVII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XVII Domenica – (27 luglio 2025)

La liturgia ci introduce oggi al mistero della preghiera. Quando Gesù risponde alla domanda dei discepoli apre come una finestra sul suo mondo interiore e contemporaneamente la apre sul nostro mondo interiore. Interessante osservare la collocazione dell’insegnamento del Padre nostro nella narrazione evangelica. Nel passo parallelo di Matteo, l’insegnamento è come l’illustrazione delle beatitudini appena proclamate, declinate in forma di preghiera. Prima di invitare a chiedere, Gesù aveva parlato del non giudicare. Per chiedere, occorre che il cuore non sia disperso nel rivendicare o nella millantata giustizia che fa guardare i fratelli dall’alto in basso. Quando non si esige più nulla presso o contro i fratelli, il cuore sta tutto unito nel chiedere. Presso Dio vale il nostro bisogno, non la nostra esibizione. Anzi, proprio quando solo il bisogno spinge a parlare, allora il grido è ascoltato. È il bisogno che arriva al cuore di Dio, che costringe Dio a manifestarsi per quello che è, cioè amore compassionevole.

XVI Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XVI Domenica – (20 luglio 2025)

La prima lettura e il vangelo sono accomunati dallo stesso atteggiamento di fondo: la sollecitudine. Abramo corre per onorare i suoi ospiti; Marta, presa dalla stessa sollecitudine, è tutta indaffarata nei molti servizi per un’ospitalità degna dell’illustre Ospite, mentre Maria, con lo stesso atteggiamento di sollecitudine, anche se in modalità differente dalla sorella, è tutta presa dall’Ospite dal quale non stacca occhi e orecchi. S. Agostino annota di Maria: ‘mangiava Gesù ascoltandolo’!
Gesù elogia forse Maria per rimproverare Marta? Leggiamo: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,42). Il testo dice semplicemente: ‘Maria ha scelto la parte buona’. S. Efrem dice che l’amore di Marta era più fervente di quello di Maria.

XV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XV Domenica – (13 luglio 2025)

Gesù e lo scriba sono d’accordo nella solenne affermazione biblica che amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo fa accedere alla vita eterna. Non pensano però allo stesso modo. Affermano la stessa cosa, ma non pensano allo stesso modo. La cosa si vede dalla domanda dello scriba e dalla risposta di Gesù. Sull’evidenza del comandamento più grande, lo scriba puntualizza: ma chi è il mio prossimo? Per la mentalità comune di allora, per un ebreo il prossimo è chi appartiene alla sua gente. Gesù la pensa diversamente e, rovesciando l’impostazione dello scriba, dirà alla fine della parabola: “Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti? Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così” (Lc 10,36-37).
Non si tratta di sapere chi sia il mio prossimo (il che equivarrebbe a fissare dei confini per l’esercizio del comandamento, come nel caso, ad esempio, del perdono: ‘quante volte devo perdonare…?). Si tratta di fare da prossimo e questo non tiene conto di alcun confine.

XIV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2024-2025) – Tempo Ordinario – XIV Domenica – (6 luglio 2025)

Paolo descrive la natura della pace che abita il cuore dei discepoli. Parla dell’uomo nuovo che il discepolo è diventato, secondo le caratteristiche di un’umanità, tipica del Signore Gesù. L’uomo nuovo è un uomo dalle viscere di misericordia, con un sentire buono e benevolo, umile e mite, di pazienza dolce e larga con tutti, facendosi spalla l’uno all’altro, facendo grazia di sé a tutti come il Signore ha fatto grazia di sé a noi, ricco in amore. Di queste caratteristiche è fatta la pace di Cristo, di cui Paolo dice che la vince in ogni cosa perché non acconsente mai a separarsi dai propri fratelli: “E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo”. Il segnale per il cuore che quella pace lo abita è il continuo rendimento di grazie, il vivere grati per ogni cosa. E questo perché la parola di Cristo è stata accolta come la parola di verità del cuore.