XXVI Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXVI Domenica (29 settembre 2019)

La parabola di oggi illustra in negativo quello che la parabola dell’amministratore disonesto illustrava in positivo: “Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’ essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne”. La costatazione di fondo può essere riassunta così: il povero ha bisogno del ricco in vita, il ricco ha bisogno del povero in morte. Guai a non accorgersi di questo bisogno!

XXV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXV Domenica (22 settembre 2019)

[…] invece di consacrare la vita ai beni, consacrerà i beni alla vita e ciò avverrà nella disponibilità a condividerli. In particolare, la scaltrezza si giocherà sul fatto che, non potendo rabbonire direttamente il padrone perché l’ammanco sarà risultato insolubile, si cercherà di carpire la sua lode con il condonare i debiti ai compagni. La parabola può essere letta come un’illustrazione della richiesta del Padre Nostro: ‘rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori’. La scaltrezza della santità sta non nel fatto di rispondere davanti alle proprie mancanze con il tentativo, impossibile, data l’ampiezza dell’ammanco, di saldare i propri debiti, bensì nel fatto di condonare i debiti altrui per trovare ancora il favore del padrone.

XXIV Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXIV Domenica (15 settembre 2019)

Gesù non si cura degli angeli (le 99 pecore al sicuro, secondo l’interpretazione dei Padri) ma va in cerca dell’uomo peccatore e la sua gioia sta proprio nel farsi carico dell’uomo che ha ritrovato tanto da condividerla con gli angeli. Gesù non può disinteressarsi della sua immagine che struttura il cuore dell’uomo (la moneta che porta l’effigie del re) tanto da darsi pena per ciascuno di noi finché quell’immagine possa tornare al suo splendore.

XXIII Domenica T.O.

Anno liturgico C (2018-2019) – Tempo Ordinario – XXIII Domenica (8 settembre 2019)

“Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me” indica chiaramente dove sta il nesso di valore. Non si tratta semplicemente di portare la croce, ma di portarla nello stesso cammino di Gesù; non si tratta di resistere alle afflizioni di ogni genere, ma di viverle nell’ottica della testimonianza di Gesù per far risplendere l’amore di Dio. Non è il dolore ad essere redentivo, ma l’apertura all’amore di Dio che rende redentivo lo stesso dolore.