Quinto ciclo
Anno
liturgico B (2014-2015)
Tempo
di Pasqua
Pasqua di
Risurrezione del Signore
(5 aprile 2015)
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At
10, 34a. 37-43; Sal 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9
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Beato colui che nell’Uomo sofferente, di cui i riti
della settimana santa hanno commemorato la passione gloriosa, ha visto il
Figlio di Dio, il Testimone dell'amore del Padre. Beato colui che lo scandalo
della croce non spezza, non deturpa, non divide da Dio e dagli uomini. Beato
colui che ha l'intelligenza spirituale allenata per cogliere nella passione
gloriosa di Gesù il mistero dell'amore di Dio per gli uomini e la dinamica di
vita eterna di cui ci rende partecipi con il dono del suo Spirito.
La settimana santa era cominciata con la colletta del
lunedì: “Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza
mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio”. Lungo
la settimana più volte era risuonata la profezia di Isaia: “Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e
si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli
si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei
potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è
stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e
intercedeva per i colpevoli” (Is 53,11-12). Espressioni che nella
traduzione letterale del testo ebraico sono ancora più potenti: “ … poiché ha versato la sua vita nella morte
…”. Questo ha fatto Gesù: non ha trionfato sulla morte eliminandola o
scartandola ma entrandoci con la sua vita.
Nell’ufficio della santa passione nel rito bizantino,
la liturgia addita tre personaggi per suscitare i sentimenti dei cuori nei
confronti di quell’Uomo disprezzato e maltrattato, senza più apparenza né
bellezza: Giuda, con l’insistente annotazione: “ … ma non ha voluto comprendere
l’iniquo Giuda”; il ladrone sulla croce: “Ricordati anche di noi nel tuo
regno”; la Vergine, sua Madre, orribilmente straziata dalla spada del dolore,
tormentata dalle doglie che non aveva sofferto nel parto, con gli angeli che
assistono e dicono: ‘Incomprensibile Signore, gloria a te!’, mentre supplica:
“Dimmi una parola, o Verbo, non passare accanto a me in silenzio …”.
Nel riposo del sabato la Chiesa aveva contemplato:
“Per riempire della tua gloria tutte le cose, sei disceso nelle profondità
della terra; a te infatti non era nascosta la mia persona in Adamo: sepolto e
corrotto tu mi rinnovi, o amico degli uomini”.
E con la veglia pasquale viene aperto il mistero della
morte e risurrezione di Gesù: se la morte è l'ultimo nemico che deve essere
annientato, allora vuol dire che non c'è nemico che abbia potere su Colui che
l'ha vinta. E se l'ha vinta come primogenito di tanti fratelli, allora vuol
dire che la sua stessa vita, non più segnata dalla morte, diventa la nostra
vita, quella che può segnare e vivificare il nostro vivere quotidiano, sempre
tallonato e ferito dalla morte e spirituale e fisica.
Nell’annuncio al mondo della risurrezione di Gesù la
Chiesa proclama che vivere nel Signore risorto ormai significa vivere in Colui
che ci partecipa il suo Amore tanto da farlo diventare in noi radice di vita,
scopo supremo dell'essere e dell'agire. Per avvicinare i cuori degli uomini Dio
ha messo da parte la sua potenza
preferendo la debolezza (cfr Fil 2,8).
Questa debolezza di Dio non svela solo l'immensità dell'amore di Dio per
l'uomo, ma anche il bisogno dell'uomo per essere tale, compiuto nella sua
umanità. Ed il mistero scaturisce proprio qui: l'uomo, per scoprire la sua
umanità, non può non guardare a questa debolezza
di Dio. Tutto ciò che è fuori da tale debolezza, risulterà illusione e causerà
ulteriore sofferenza, ma sorda, tragica, insensata, che porterà divisione e non
comunione, che porterà rabbia e non riposo. La gioia pasquale lo proclama.
Come lo sottolinea un canto bizantino: “Giorno della
risurrezione! Irradiamo gioia per questa festa solenne e abbracciamoci gli uni
gli altri. Chiamiamo fratelli anche quelli che ci odiano: tutto perdoniamo per
la risurrezione e poi acclamiamo: Cristo è risorto dai morti, con la morte ha
calpestato la morte, e ai morti nei sepolcri ha elargito la vita”. A cui fanno
eco le parole di Giovanni Crisostomo: “Tutti godete il banchetto della fede.
Tutti godete la ricchezza della bontà. Nessuno lamenti la propria miseria,
perché è apparso il nostro comune regno. Nessuno pianga le proprie colpe,
perché il perdono è sorto dalla tomba. Nessuno tema la morte, perché la morte
del Salvatore ci ha liberati”.
Nella gioia esultante per il Signore risorto, gli
angeli dicono alle donne che si erano recate al sepolcro: "Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È
risorto, non è qui". Bisogna intendere: Gesù non è più confinato in un
posto perché dovunque lo si può vedere e sentire. Come aveva promesso che
sarebbe restato con noi fino alla fine del mondo. Dice una preghiera: "Oh,
la tua divina, la tua dolcissima voce amica! Con verità hai promesso, Cristo,
che saresti rimasto con noi fino alla fine dei secoli. E noi fedeli esultiamo,
possedendo quest'ancora di speranza".
L'augurio è proprio quello di sentire la sua voce,
come la Maddalena, come i discepoli e non solo quella degli angeli che ci
dicono che è vivo. Quella voce che potremo udire e riconoscere nelle parole di
vita del suo vangelo quando penetrano nel nostro cuore, quando rivelano quella
forza prodigiosa di vita perché in esse sentiamo l'eco di quella 'dolcissima
voce amica', di Colui che, vivo, vive in mezzo a noi.
La domenica di Pasqua, il giorno uno della settimana,
dischiude un tempo completamente diverso, un tempo nel quale tutto ciò che è
stato compiuto fino ad ora si rivela come novità. Il personaggio che ci conduce
alla soglia di questa novità è proprio Maria Maddalena, quella che per prima
sente la ‘dolcissima voce amica’ chiamarla per nome. Essa viveva un’angoscia
personale, un sentimento di assenza irrimediabile; per lei il Signore era
l’Assente; non poteva che sentirlo così. Per prima vede la pietra del sepolcro
tolta via e corre ad avvertire i discepoli: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo hanno
posto”. E Giovanni parla della pietra tolta via dal sepolcro per
sottolineare, in questo Giorno della Risurrezione, che viene tolto l’ultimo
impedimento alla ‘vista’, alla ‘visione’, come poi il brano dirà a proposito di
Giovanni entrato nel sepolcro: “Vide e
credette”.
La letizia pasquale che, poco a poco, invade e
conquista i discepoli e che scaturisce dall’esperienza dell’incontro con lui,
vivo, capace di far vincere ogni paura, ha anche a che fare con i tre doni che
Gesù conferisce: la gioia, la pace e la libertà. Ma se andiamo a vedere, quei
tre doni, tipicamente pasquali, uniti all’esperienza dell’incontro con lui, il Vivente,
ci partecipano la sua stessa vita. Perché anche noi possiamo dire a noi stessi
al termine della nostra vita: “e lo amarono sino alla fine’, ‘amarono i loro
fratelli sino alla fine’, secondo come abbiamo potuto. L’augurio pasquale più
bello!
CRISTO È RISORTO. È VERAMENTE RISORTO!
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura At
10, 34a. 37-43
Dagli Atti degli Apostoli
In quei
giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta
la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni;
cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale
passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del
diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo
testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in
Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha
risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo,
ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui
dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato
di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei
morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza:
chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 117
Questo è il giorno che ha fatto il
Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete
grazie al Signore perché è buono,
perché il
suo amore è per sempre.
Dica
Israele:
«Il suo
amore è per sempre».
La destra
del Signore si è innalzata,
la destra
del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò,
ma resterò in vita
e annuncerò
le opere del Signore.
La pietra
scartata dai costruttori
è divenuta
la pietra d’angolo.
Questo è
stato fatto dal Signore:
una
meraviglia ai nostri occhi.
Seconda Lettura
Col 3, 1-4
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Colossési
Fratelli, se
siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla
destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della
terra.
Voi infatti
siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo,
vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella
gloria.
(Oppure:
1Cor 5, 6b-8)
SEQUENZA
Alla vittima
pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
L'agnello ha
redento il suo gregge,
l'Innocente
ha riconciliato noi peccatori col Padre.
Morte e Vita
si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore
della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci,
Maria: che hai visto sulla via?».
«La tomba
del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli
suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia
speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».
Sì, ne siamo
certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re
vittorioso, portaci la tua salvezza.
Víctmæ pascháli láudes: ímmolent
Christiáni.
Agnus redémit oves: Christus
ínnocens Patri reconciliávit
peccatóres.
Mors et vita duéllo conflixére
miràndo:
dux vitæ mórtuus, regnat vívus.
Dic nobis, María, quid vidísti in via?
Sepúlcrum Christi vivéntis: et
glóriam
vidi resurgéntis.
Angélicos testes, sudárium, et
vestes.
Surréxit Christus spes mea:
præcédit
vos in Galilǽam.
Scímus Christum surrexísse a
mórtuis
vere: tu nobis, victor Rex,
miserére.
Vangelo Gv 20,
1-9
Dal vangelo secondo Giovanni
Il primo
giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando
era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora
e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse
loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno
posto!».
Pietro
allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano
insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse
per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse
intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i
teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i
teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò
anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e
credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli
doveva risorgere dai morti.
(Oppure: Vangelo Anno B Mc 16,1-7)