Quinto ciclo

Anno liturgico B (2014-2015)

Tempo di Avvento

 

II Domenica

(7 dicembre 2014)

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Is 40,1-5.9-11;  Sal 84;  2 Pt 3,8-14;  Mc 1,1-8

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La vigilanza, di cui ci era stato fatto comando domenica scorsa, oggi si fa intuito di speranza e di gioia prossima, con due testimoni singolari: il profeta Isaia e Giovanni Battista. Non lasciamoci impressionare dalla severità della predicazione del Battista, che annuncia un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati, perché la sua parola ci riporta l'eco del grido del profeta Isaia: “Consolate, consolate il mio popolo”. Tutte le letture profetiche della prima settimana di avvento ci riportano lì. Nella settimana abbiamo supplicato: “Vieni, Signore, a visitarci con la tua pace: la tua presenza ci riempirà di gioia”; “ridesta la tua potenza e vieni, Signore”. Lo stesso salmo responsoriale di oggi, il salmo 84, può essere definito come il canto della pace portata dal natale di Gesù. Ma occorre che la grazia di quel natale parli al nostro cuore; occorre che il nostro cuore si senta toccato dal mistero che quel natale costituisce per il mondo, proprio come l’antica versione greca proclama: “Ascolterò che cosa dirà in me il Signore Dio, perché proclamerà la pace sul suo popolo e sui suoi santi e su quelli che convertono a lui il loro cuore” (LXX). Appunto perché il nostro cuore si apra a quella ‘grazia di pace il grido del Battista percuote i nostri orecchi: “Preparate la via del Signore ...”.

Quella 'grazia di pace' costituisce l'annuncio gioioso che è il Vangelo di Gesù, come Marco proclama all'inizio del suo racconto. Ed è interessante osservare che la citazione profetica di Marco all’inizio del suo vangelo è una composizione di passi di Malachia e Isaia. Il libro di Malachia è il libro che chiude l’Antico Testamento per il canone cristiano. Riprendendo Malachia, Marco sottolinea come Gesù sia il compimento di tutte le Scritture che a lui conducono e, riprendendolo insieme a Isaia, manifesta come Gesù sia il supremo desiderio di Dio per l’uomo, desiderio che attraversa tutte le Scritture. Nelle parole di Malachia 3,1 (“Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via”) si allude a Giovanni Battista, mentre in quelle di Isaia 40,5 (“Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno”) si allude al Messia, a Gesù, che il Battista proclama: “Viene dopo di me colui che è più forte di me...”.

Il desiderio di Dio, quando è percepito, accende il desiderio dell’uomo e l’uomo, dalla sua condizione di afflizione nella schiavitù e nell’oppressione, guarda a Dio come al suo liberatore, che già vede venire in suo soccorso: “Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio” (Is 40,10). Ma di quale ‘potenza’ si fa forte Dio per l’uomo? Noi contempleremo il nostro Dio farsi bambino, povero e indifeso; lo vedremo condannato alla morte di croce, come esautorato di tutta la sua potenza. Dov’è allora la ‘gloria del suo nome’ per cui la colletta ci fa pregare: “O Dio, Padre di ogni consolazione ... parla oggi al cuore del tuo popolo, perché in purezza di fede e santità di vita possa camminare verso il giorno in cui manifesterai pienamente la gloria del tuo nome”.

Con il salmo 84 la liturgia canta l’incontro del desiderio di Dio con il desiderio dell’uomo: “amore e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno”. Tutto ciò che Dio ha voluto per l’uomo, nel suo amore di sempre per i suoi figli, l’uomo lo potrà ormai godere stabilmente perché “colei [Elisabetta] che portava il giusto, Giovanni Battista, ha baciato colei [Maria] che portava la pace, Gesù”. E la visione messianica del salmo si può interpretare come la manifestazione della gloria del nome di Dio al cuore dell’uomo che il Battista rivela essere il compito specifico del Messia. Come a dire: se l’uomo riconosce in verità il suo peccato, troverà la misericordia di Dio. Il riconoscimento del peccato porta all’esperienza della bontà di Dio. E se l’esperienza è autentica, allora, la riconciliazione ottenuta non potrà che essere condivisa con tutti, non potrà che diventare l’unica giustizia degna del cuore dell’uomo. Da un cuore riconciliato e fonte di riconciliazione risplenderà la grazia del Salvatore, che lì ha preso dimora. L’azione di Dio che si compie in me, non è destinata a me, ma al mondo; l’azione di Dio che si compie nel mondo, non è destinata al mondo in generale, ma a me. Perché, tutti insieme, possiamo vedere lo splendore dell’amore del Signore. E non esiste altra possibilità concreta per l’uomo di vedere risplendere l’amore del Signore se non nella tensione che quell’amore sia condiviso da tutti e da ciascuno.

Se l’antica colletta proclama: “Dio grande e misericordioso, fa’ che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo figlio, ma la sapienza che viene dal cielo ci guidi alla comunione con il Cristo, nostro Salvatore”, ciò significa che il preparare da parte nostra la via al Signore che viene si risolve nel non ostacolare, non impedirci di lasciarci toccare dal suo annuncio gioioso. Tanto che Pietro, nella sua seconda lettera, ci avverte: “quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio”. Non impedirci significa affrettare la manifestazione della gloria del Signore, che è splendore di amore per noi, splendore che possiamo contemplare nel suo Figlio, nato, morto e risorto per noi.

In rapporto alla manifestazione di quello splendore possiamo interpretare il paragone che il Battista stabilisce tra lui e Gesù: “E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali»”. Gesù si presenta come il forte che ha legato colui che era ritenuto forte, cioè il diavolo: “Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa” (Mc 3,27). La sua forza in cosa consiste? Era compito di uno schiavo slacciare i sandali al padrone, ma uno schiavo ebreo era esentato dal servizio del lavare i piedi al padrone. E Gesù è proprio quello che fa con i discepoli nell’ultima cena: va oltre ciò che era richiesto ad uno schiavo! In questo suo andare oltre scorgiamo l’immensità del suo amore per noi. In quello che compie in quel momento, preludio di quello che avverrà di lì a poche ore sulla croce, possiamo leggere tutta la sua vita, tutto il dono della sua vita, tutto il suo insegnamento e tutta la potenza di vita nuova di cui ci fa partecipi. Ad un’unica condizione: che noi ci lasciamo toccare, ci lasciamo commuovere. Proprio in questo consiste il preparare la via del Signore.

 

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

 

Prima Lettura  Is 40, 1-5.9-11

Dal libro del profeta Isaia

 

«Consolate, consolate il mio popolo

– dice il vostro Dio –.

Parlate al cuore di Gerusalemme

e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,

la sua colpa è scontata,

perché ha ricevuto dalla mano del Signore

il doppio per tutti i suoi peccati».

Una voce grida:

«Nel deserto preparate la via al Signore,

spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.

Ogni valle sia innalzata,

ogni monte e ogni colle siano abbassati;

il terreno accidentato si trasformi in piano

e quello scosceso in vallata.

Allora si rivelerà la gloria del Signore

e tutti gli uomini insieme la vedranno,

perché la bocca del Signore ha parlato».

Sali su un alto monte,

tu che annunci liete notizie a Sion!

Alza la tua voce con forza,

tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.

Alza la voce, non temere;

annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!

Ecco, il Signore Dio viene con potenza,

il suo braccio esercita il dominio.

Ecco, egli ha con sé il premio

e la sua ricompensa lo precede.

Come un pastore egli fa pascolare il gregge

e con il suo braccio lo raduna;

porta gli agnellini sul petto

e conduce dolcemente le pecore madri».

 

Salmo Responsoriale  dal Salmo 84

Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:

egli annuncia la pace

per il suo popolo, per i suoi fedeli.

Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,

perché la sua gloria abiti la nostra terra.

 

Amore e verità s’incontreranno,

giustizia e pace si baceranno.

Verità germoglierà dalla terra

e giustizia si affaccerà dal cielo.

 

Certo, il Signore donerà il suo bene

e la nostra terra darà il suo frutto;

giustizia camminerà davanti a lui:

i suoi passi tracceranno il cammino.

 

Seconda Lettura  2 Pt 3, 8-14

Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo

Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.

Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta.

Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.

Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.

 

Vangelo  Mc 1, 1-8

Dal vangelo secondo Marco

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

Come sta scritto nel profeta Isaìa:

«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri»,

vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.

Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».