Quinto ciclo

Anno liturgico B (2014-2015)

Tempo di Avvento

 

I Domenica

(30 novembre 2014)

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Is 63,16b-17.19b; 64,2-7;  Sal 79;  1 Cor 1,3-9;  Mc 13,33-37

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Perché, preparandosi alla celebrazione del Natale, festa tra le più care e familiari alla cristianità, la chiesa invita alla penitenza?

Tre sono le venute del Signore che l’avvento contempla: 1) la venuta umile del Signore nella carne, il Natale di Gesù, il suo comparire come uomo tra gli uomini; 2) la venuta gloriosa del Signore alla fine dei tempi come Re e Giudice al quale ogni giudizio è rimesso; 3) la venuta segreta del Signore nei cuori dove vuole crescere fino alla sua statura perfetta, finché Dio sia tutto in tutti.

La preghiera della chiesa nell’avvento si fa insistente perché il Signore Gesù finalmente si manifesti ed è per questo che risuona l'invito alla penitenza, intesa come vigilanza, attenzione del cuore al Suo mistero. Il ritornello, costante, della preghiera in questo periodo è dato da due versetti presi dal Salmo 79: ‘risveglia la tua potenza e vieni a salvarci’ (v. 3); ‘o Dio, fa' che ritorniamo, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi’ (v. 4, 8, 20). Da intendere: fa’ che possiamo vedere il volto del tuo Figlio; fa’ che il nostro cuore sia rapito dalla Sua bellezza; apri il nostro cuore alle sue parole perché venga rivelato al nostro cuore il Suo amore e possiamo venire risanati; facci fare l’esperienza viva del Suo perdono perché possiamo vivere un corpo solo e un’anima sola con tutti, nel suo Spirito. Questo chiediamo e questo significa, nella concretezza quotidiana, l’espressione di Paolo: “La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo” (1Cor 1,6-7).

Attendere la manifestazione del Signore, però, non significa guardare al ritorno glorioso del Signore quando si chiuderanno i tempi e la sua parola giudicante svelerà tutta la verità. Quella tensione caratterizza il desiderio del cuore dei credenti nella vita quotidiana. Chi riceve le parole del Signore, chi si sforza di metterle in pratica senza desiderare di poter percepire e vedere la presenza del Signore nella sua vita? Questo è appunto l’oggetto specifico della vigilanza, mentre la sua dinamica è la tensione a entrare nel processo della manifestazione del Signore al nostro cuore, nella nostra storia, manifestazione di cui la nascita di Gesù a Betlemme presenterà la realtà alla nostra portata. Se a livello dell’agire dell’uomo la vigilanza si risolve nella fatica di evitare il male e di compiere il bene, a livello del cuore si risolve in una memoria calda della presenza del Signore, in una memoria di eventi e parole che ci possono significare quella presenza, memoria che tenda a esplodere nella percezione della sua presenza. La vigilanza allora è il compito di responsabilità dei servi della parabola del vangelo in attesa del ritorno del loro padrone. Perché è nello splendore di quella presenza percepita che possiamo vivere fino in fondo la nostra vocazione all’umanità e tornare a far risplendere il mondo della luce di Dio.

Ma c’è ancora dell’altro. Se leggiamo il passo parallelo di Lc 12,37, veniamo a sapere come si manifesterà il Signore: “si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. L’accudire ai fratelli non risponde soltanto all'agire bene, ma comporta il partecipare al servizio divino dell’umanità. Come a dire: quando accogli il tuo fratello perché guardi al tuo Signore, il tuo cuore godrà dall’essere accudito dal suo Signore e non potrà non condividere con lui l’ansia di arrivare a tutti perché lo splendore della sua presenza prevalga comunque.

L’invito, così tipico del periodo di avvento:State attenti, vegliate’, riguarda proprio la fatica di stare aperti al Mistero, la fatica di non soccombere alla fascinazione delle cose, di non cedere alle illusioni del cuore, di non perdersi dietro false seduzioni abbandonando Colui che il nostro cuore sogna. La vigilanza serve a questo: a tenerci desti all’amore del Signore. E l’uomo è colui che alza il capo per essere capace di vedere le promesse di Dio, di vederle compiersi nel suo cuore. Per tutto l’avvento risuonerà l’esortazione:vegliate e pregate’, come a dire: abbiate un occhio acuto e un cuore ardente. Non si tratta solo di un esercizio di intelligenza (vegliate!) ma di un processo di confidenza (pregate!). Un antico saluto degli indiani Hopi suona: sta’ attento a che la tua testa resti aperta verso l’alto! Tenere aperta la testa verso l’alto significa allora superare la paura, perché il Dio che siamo chiamati a conoscere è un Dio di amore per noi. Attende solo – anche Dio attende! – di incontrare cuori aperti alla sua promessa, fiduciosi di vedere il bene che la sua promessa ci rivela.

 

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

 

Prima Lettura  Is 63, 16b-17.19b; 64, 2-7

Dal libro del profeta Isaia

 

Tu, Signore, sei nostro padre,

da sempre ti chiami nostro redentore.

Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie

e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?

Ritorna per amore dei tuoi servi,

per amore delle tribù, tua eredità.

Se tu squarciassi i cieli e scendessi!

Davanti a te sussulterebbero i monti.

Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,

tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.

Mai si udì parlare da tempi lontani,

orecchio non ha sentito,

occhio non ha visto

che un Dio, fuori di te,

abbia fatto tanto per chi confida in lui.

Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia

e si ricordano delle tue vie.

Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato

contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.

Siamo divenuti tutti come una cosa impura,

e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;

tutti siamo avvizziti come foglie,

le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.

Nessuno invocava il tuo nome,

nessuno si risvegliava per stringersi a te;

perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,

ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.

Ma, Signore, tu sei nostro padre;

noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,

tutti noi siamo opera delle tue mani.

 

Salmo Responsoriale  dal Salmo 79

Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvati.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,

seduto sui cherubini, risplendi.

Risveglia la tua potenza

e vieni a salvarci.

 

Dio degli eserciti, ritorna!

Guarda dal cielo e vedi

e visita questa vigna,

proteggi quello che la tua destra ha piantato,

il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

 

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,

sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Da te mai più ci allontaneremo,

facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

 

Seconda Lettura  1 Cor 1, 3-9

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.

Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!

Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.

La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

 

Vangelo Mc 13, 33-37

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.

Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».