Quarto ciclo

Anno liturgico A (2010-2011)

Tempo Ordinario

 

19a Domenica

(7 agosto 2011)

 

_________________________________________________

1Re 19,9a.11-13a;  Sal 84;  Rm 9,1-5;  Mt 14,22-33

_________________________________________________

 

La rivelazione del Signore avviene sempre dentro un contesto drammatico. La celebrazione liturgica ne è come l’eco che apre il cuore alla conoscenza del Signore. Il brano evangelico di oggi è narrato in Matteo, Marco e Giovanni, ognuno apportandovi dettagli estremamente rivelatori. Gesù aveva appena operato il miracolo della moltiplicazione dei pani, che aveva scatenato l’immaginario messianico della gente. Gesù accetterà di essere proclamato re solamente durante la passione, davanti a Ponzio Pilato e sulla croce. Deve quindi rifiutare il delirio della gente e si premura di salvaguardare i discepoli costringendoli a partire subito. Lui si ritira sul monte, da solo, a pregare (sembra che si tratti del monte dove Gesù aveva proclamato le beatitudini!). È l’unica volta, se escludiamo il racconto del Gethsemani, che Matteo descrive Gesù in preghiera solitaria. L’annotazione è carica di mistero perché indica la prossimità di una rivelazione. Quando si ricongiunge ai discepoli camminando sul mare, vuole rivelare qualcosa di sé a loro e a noi. Matteo non dice che i discepoli faticavano ai remi per il vento contrario; parla della barca agitata dalle onde, della barca in cui Pietro e i discepoli fanno la loro confessione di fede, della barca che, una volta accolto a bordo Gesù, non ha più il vento contrario. Tutti particolari che danno all’episodio una forte valenza simbolica: la barca è la Chiesa che, con la presenza del suo Signore, non teme alcuna traversata, alcun vento contrario.

L’intervento di Pietro e dei discepoli è collocato dentro una linea di sviluppo della loro fede in Gesù che si fa via via più coinvolgente e totale. L’evangelista aveva notato come i discepoli, al miracolo della tempesta sedata, siano rimasti colmi di stupore; qui, riconoscono Gesù come Figlio di Dio; poi riconosceranno Gesù il loro Signore. Pietro, in particolare, attira l’attenzione dell’evangelista Matteo. Pietro è affascinato dalla figura di Gesù, vuole seguirlo, ma stenta ad accettare la rivelazione di Dio. Cammina anche lui sulle acque, ma ha paura e affonda. Nell’ultima cena non vuole essere lavato, al Gethsemani estrae la spada, segue Gesù nella sua cattura, ma per paura lo rinnega. Tuttavia, sempre ritorna a Gesù, vuole seguire Gesù, piange il suo tradimento e finalmente il Maestro lo rassicura sulla sua fedeltà a Lui, ormai conquistato alla fede in Lui e al suo amore fino a dare la vita per Lui.

La preghiera di Gesù sul monte ha a che fare appunto con la rivelazione della sua persona e dell’amore salvatore di Dio, rivelazione che ha bisogno di tempi e spazi per conquistare i cuori, cosa che il Signore sa benissimo e che con fantasia persegue pazientemente. Il credente si vede identificato nella fede di Pietro, nelle sue generosità e nelle sue debolezze.  Pietro crede di poter imitare Gesù (“Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque”), ma Gesù può essere solo seguito. Gesù accoglie la richiesta di Pietro perché conosce il suo cuore e sa che Pietro scoprirà la verità del suo cuore e la verità dell’amore di Gesù quando griderà: “Signore, salvami!”. È il tono della preghiera quando è sincera. Non c'è allora ombra di sfida, di pretesa, di vanità. È il momento della verità ed invece di affondare, sentiremo una mano tesa che ci sottrae ai gorghi. Quante stupide pretese ci condannano a restare nei gorghi! Ed è allora che capiremo qualcosa di più di quel Signore che abbiamo accolto venirci incontro e sentiremo il suo nome che si rivela al nostro cuore : “il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco di grazia e di fedeltà ...” (Es 34,6).

La proclamazione di questo nome sarà avvertita, come dice la prima lettura a proposito della rivelazione di Dio al profeta Elia, minacciato di morte, angosciato e pur pieno di zelo, come il sussurro di una brezza leggera, che letteralmente suonerebbe ‘come il fruscio di un silenzio leggero’. Il mormorio non allude solamente alla modalità con cui Dio si rivela, nel senso che ciò che di Lui appare non risulta mai evidente e benché la traccia di questo mormorio si imprima indelebilmente nel solco dell'anima non impedisce agli altri rumori di disturbare ed opprimere, bensì alla natura stessa del rapporto tra Dio e l'uomo. Se Dio tende a mostrarsi Salvatore è perché vuole la risposta dell'uomo in amore, senza costrizioni. L'amore grande non è quello che travolge, ma quello che sa e permette e favorisce e suscita l'amore nell'altro finché tutto, nell'altra persona, sia espressione di amore.

Elia si trova nella caverna in cui ha soggiornato Mosè, nel luogo dove Dio è apparso a Mosè. Anche loro si trovavano sul monte, in preghiera. La preghiera ha sempre a che vedere con la rivelazione del volto di Dio e la rivelazione del volto di Dio ha sempre a che vedere con la missione ai propri fratelli, in quanto, se Dio si rivela, si rivela solo come amante e salvatore degli uomini. In effetti, la voce che viene rivolta al profeta: “Che fai qui, Elia?” precede e segue la manifestazione di Dio. Nulla è detto di quanto avviene tra il profeta e il suo Signore nel momento misterioso della manifestazione. Quello che sappiamo è che Dio rimanda il profeta sui suoi passi, tra i suoi fratelli, a continuare l’opera di cui lui, forse presuntuosamente, si era immaginato essere l’unico testimone credibile. Così l’accento non è posto sulla testimonianza del profeta, ma sulla fedeltà di Dio alla sua alleanza. Stessa cosa fa Gesù con Pietro, con i suoi discepoli, con noi.

La denominazione del ‘Dio che passa’, come Gesù fa mostra di assumere (Marco annota di Gesù che cammina sulle acque : “e voleva oltrepassarli”), rivela il fatto che Dio può essere conosciuto solo stando dietro, solo seguendolo, solo camminando dietro a Lui, solo osservando la sua parola. Ed è quello che fa la Chiesa nel mondo: seguire Cristo, che rivela al mondo lo splendore dell’amore di Dio. E sarà solo seguendo Gesù che l’amore agli uomini comporterà lo splendore della presenza di Dio in questo mondo.

 

§^§^§

 

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

 

Prima Lettura  1Re 19,9a.11-13a

Dal primo libro dei Re

 

In quei giorni, Elia, [essendo giunto al monte di Dio, l’Oreb], entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Esci e fèrmati sul monte alla presenza del Signore».

Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.

 

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 84

Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:

egli annuncia la pace

per il suo popolo, per i suoi fedeli.

Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,

perché la sua gloria abiti la nostra terra.

 

Amore e verità s’incontreranno,

giustizia e pace si baceranno.

Verità germoglierà dalla terra

e giustizia si affaccerà dal cielo.

 

Certo, il Signore donerà il suo bene

e la nostra terra darà il suo frutto;

giustizia camminerà davanti a lui:

i suoi passi tracceranno il cammino.

 

Seconda Lettura  Rm 9, 1-5

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, dico la verità in Cristo, non mento, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua.

Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne.

Essi sono Israeliti e hanno l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse; a loro appartengono i patriarchi e da loro proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.

 

Vangelo  Mt 14, 22-33

Dal vangelo secondo Matteo

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».

Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».

Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».