Secondo ciclo

Anno liturgico C (2006-2007)

Tempo di Quaresima

 

1a Domenica

(25 febbraio 2007)

 

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 Dt 26,4-10;  Sal 90;  Rm 10,8-13;  Lc 4,1-13

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Il cammino quaresimale, iniziato con il mercoledì delle ceneri, mostra subito tutta la sua drammaticità: se Gesù è tentato dal diavolo, che ne sarà di noi? Ma in che cosa il diavolo tenta? Cosa cerca di ottenere? La liturgia suggerisce varie porte di accesso alla comprensione di quella esperienza misteriosa.

Nell’orazione dopo la comunione si proclama: “Il pane del cielo che ci hai dato, o Padre, alimenti in noi la fede, accresca la speranza, rafforzi la carità, e ci insegni ad aver fame di Cristo, pane vivo e vero e a nutrirci di ogni parola che esce dalla sua bocca”. Ecco il punto: ‘aver fame di Cristo’, come ‘Cristo ha fame di noi’. Proprio nella sua ‘fame di noi’ Gesù è tentato. Il testo dice: “In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame”. Le tentazioni seguono l’esperienza di una pienezza, quella del battesimo, con la manifestazione dello Spirito che riposa su Gesù, come se lo zelo per il Signore che muove Gesù nel suo compito messianico potesse risultare equivoco. Il diavolo lo tenta non nel senso di distoglierlo da Dio inducendolo al male, ma di suggerirgli che c’è un modo molto più diretto ed efficace per arrivare al suo scopo. L’inganno starebbe nel fatto di fargli fare qualcosa in nome di Dio senza condividere il segreto di Dio, senza il compiacimento di Dio.

L’offerta del diavolo è un’offerta di potere: conquistare gli uomini, ma assoggettandoli. Conquistarli facendoli strabiliare; servirsi di Dio piuttosto che servire Dio. Il diavolo riconosce che Gesù è Figlio di Dio. “Se tu sei Figlio di Dio” significa: dato che tu sei Figlio di Dio, allora puoi… hai il potere di trasformare le pietre in pani; hai il potere di buttarti giù e restare indenne. Quando gli offre la gloria del mondo, è consapevole che Gesù è inviato al mondo, ma il diavolo non conosce i segreti di Dio né desidera averne parte, per cui tratta Gesù da par suo ed è disposto a passare in sordina davanti al mondo, per bearsi del fatto che chi conquista il mondo riconosca che lo deve alla sua nefasta liberalità.

Nella vita, la dinamica essenziale in gioco è questa e vale in generale: se tu vuoi assoggettare qualcuno a te, vuol dire che tu sei assoggettato a qualcun altro. Se hai bisogno di dominare, è perché già sei dominato da qualcosa. Se vuoi esercitare un potere, è perché tu sei schiacciato da un altro potere. Vale a dire: non è buono il potere, ma l'obbedienza; non vale il potere, ma l'amore. Nell'obbedienza (Gesù non aveva altro nutrimento che quello di fare la volontà del Padre; non aveva altra libertà se non quella di godere dell'intimità col Padre al punto da fare sempre quello che Lui vuole) e nell'amore (Gesù non aveva altro potere sull'uomo se non quello dell'amore assoluto e non si illude mai di sostituirlo con qualcosa che soltanto gli possa assomigliare ma non lo è) trovi tanta libertà da non aver bisogno di dimostrare mai nulla né di esercitare dominio mai su nessuno. Allora anche il nostro agire sarà divino. Sia l'amore che la realizzazione dell'amore hanno bisogno di provenire da Dio. Per Gesù, il suo essere Figlio di Dio ed il suo compito di Messia inviato da Dio, sono un tutt'uno. Nel compimento umano del compito ricevuto mantiene la modalità divina e rifiuta ogni illusione del potere.

La penitenza quaresimale è appunto diretta contro l'illusione del potere esercitato in tutte le sue forme. Tutte le forme perverse del potere derivano dall’illusione di scegliere Dio senza stare dalla parte degli uomini o di scegliere l’uomo senza stare dalla parte di Dio. Le risposte di Gesù frantumano l'illusione con la quale il diavolo irretisce per impedirci di essere liberi e veritieri. E lo scopo del vincere l'illusione lo rivela assai bene s. Francesco nel commentare il Padre Nostro: "sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra: finché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore. E con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché amiamo il nostro prossimo come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e compatendoli nei mali e non recando offesa a nessuno". E' l'illusione infranta, la libertà acquisita, lo spazio nuovo dell'umanità da riempire.

Il diavolo si serve delle parole del salmo 90 per tentare Gesù. Tutto il salmo è stato letto dalla tradizione come profezia delle tentazioni di Gesù. Quando il diavolo suggerisce le parole: “Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede”, i Padri notano che tace il versetto successivo: “Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi”, perché in realtà è diretto contro di lui, come riporterà Luca 10,19: “Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare”. La potenza dell’Altissimo custodisce l’umanità del Figlio proprio dandole il potere di calpestare ogni potenza del nemico e custodendola nella sua fedeltà all’intimità col Padre nel suo amore per gli uomini. È il preludio alla vittoria sulla morte nel tempo della passione. Se confrontiamo il salmo col passo di Luca 10,17-24 scopriamo cose insospettabili. All’esultanza, drammatica, dell’Uomo che proprio quando sarà schiacciato confessa tutta la fedeltà nel suo Dio, partecipe del suo segreto fino in fondo, corrisponde l’esultanza traboccante di Gesù davanti ai discepoli, predicatori-testimoni della sua parola di salvezza che vince il diavolo, in quanto anch’essi hanno parte agli stessi segreti suoi, perché così è piaciuto al Padre. “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete” dirà Gesù. E quella beatitudine diventerà gustabile dai discepoli quando i loro sguardi sapranno cogliere i segreti di Dio nel volgersi a Colui che per loro sarà trafitto. Tutto il cammino porta là, alla Pasqua, come prega la colletta: “O Dio, nostro Padre … concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita”.