WORDPDF

Sesto ciclo

Anno liturgico C (2018-2019)

Tempo di Natale

Natale del Signore

(25 dicembre 2018)

_________________________________________________

Messa della notte:                             Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

Messa dell’aurora:                            Is 62,11-12; Sal 96; Tt 3,4-7; Lc 2,15-20

Messa del giorno:                              Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18

_________________________________________________

Se consideriamo lo sviluppo della liturgia natalizia nei vari formulari delle Messe, il mistero del Natale appare in tutto il suo splendore. Una tensione unica percorre la liturgia, sottolineata dalle collette: Dio si fa uomo perché l’uomo diventi dio. Ciò significa che la natura dell’uomo è strutturata sulla vita divina e la liturgia del natale del Signore appunta lo sguardo sul mistero da dentro tale prospettiva. Come canta s. Efrem: “Benedetto colui che si è fatto piccolo senza misura, per farci diventare grandi senza misura… Beato chi ha fatto dimorare le tue gioie nel suo cuore e che ha smarrito in te le sue pene! … Benedetto colui che è venuto in ciò che è nostro e ci ha uniti a ciò che è suo!… Il nostro corpo è diventato il tuo vestito, il tuo Spirito è diventato il nostro abito. Benedetto colui che si è adornato e ci ha adornato”.

La vigilanza, che la liturgia dell’avvento ci aveva insegnato ad assumere davanti al mistero del Signore che viene, ci ha affinato gli sguardi. Ora siamo pronti a vedere ciò che in realtà non è proprio visibile. Quale potenza mostra mai un Dio che si fa fragile e inerme bambino? Quali luci in un evento di cui nessuno sembra accorgersi, in una situazione di povertà e di totale discrezione?

Forse noi non ci rendiamo conto dell’immensa sproporzione tra la povertà del segno (un bambino nella mangiatoia) e lo splendore della visione con la letizia incontenibile che riempie i cuori. Compaiono gli angeli, il Bambino è riconosciuto e adorato, echeggiano canti celesti, ma la povertà è totale, il rifiuto incombente, la persecuzione nell’aria, nessuno si appressa se non i pastori, gli ultimi della società. I pittori di icone della Natività lo hanno mostrato assai bene: la greppia assomiglia alla tomba, le fasce del bambino assomigliano alle fasce mortuarie. E poi, non ci sono luci e angeli attorno alla greppia o alla grotta; questi appaiono ai pastori che vegliano le loro greggi, annunciano il loro messaggio e spariscono. Alla grotta, davanti al Bambino, vale solo il racconto dei pastori, e come loro hanno creduto all’annuncio celeste, così gli altri credono alla loro testimonianza.

Come racconta una bella poesia di Chesterton sul Natale:

Un bambino in una misera stalla,

con le bestie a scaldarlo ruminando;

solo là, dove Lui fu senza un tetto,

tu ed io siamo a casa.

Abbiamo mani all’opera e teste capaci,

ma i nostri cuori si sono persi – molto tempo fa!

In un luogo che nessuna carta o nave può indicarci

sotto la volta del cielo.

Questo mondo è selvaggio come raccontano le favole antiche,

e anche le cose ovvie sono strane,

basta la terra e basta l’aria

per suscitare la nostra meraviglia e le nostre guerre;

Ma il nostro riposo è lontano quanto il soffio di un drago

e troviamo pace solo in quelle cose impossibili,

in quei battiti d’ala fragorosi e fantastici

che volarono attorno a quella stella incredibile.

Di notte presso una capanna all’aperto

giungeranno infine tutti gli uomini,

in un luogo che è più antico dell’Eden

e che alto si leva oltre la grandezza di Roma.

Giungeranno fino alla fine del viaggio di una stella cometa,

fino a scorgere cose impossibili che tuttavia ci sono,

fino al luogo dove Dio fu senza un tetto

e dove tutti gli uomini sono a casa.

La luce, che rifulge nella notte di Natale, è la luce della gioia e dell’amore eterno di Dio per l’uomo, di cui il mondo è intessuto e da cui è attraversato, la luce della Presenza e della Dimora di Dio in mezzo agli uomini, che tutta la Rivelazione testimonia e che ora trova come il suo svelamento e il suo compimento. La luce non è semplicemente per gli occhi, ma per il cuore. È la luce che si irradia dagli occhi quando il cuore è capace di commuoversi alla percezione della Presenza di Dio che si fa toccabile in quel bambino. È interessante osservare che i salmi responsoriali delle tre messe natalizie fanno parte del gruppo di salmi che la tradizione ebraica proclama in ricevimento del sabato, sacramento della Presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Non si tratta solo di acutezza di sguardo, ma anche di commozione del cuore davanti all’amore del Signore che si accompagna a noi secondo le modalità della nostra umanità. A sottolineare la fecondità del realismo dell’amore di Dio che ci viene incontro nella nostra stessa umanità, la liturgia prega con la colletta della messa dell’aurora: “Signore, Dio onnipotente, che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo, fa’ che risplenda nelle nostre opere il mistero della fede che rifulge nel nostro spirito”, come chiedessimo di vivere la nostra umanità secondo la luce di cui è costituita, essendo fatta a immagine del Figlio di Dio. Il tutto è ripreso ancora nella colletta della messa del giorno: “O Dio … fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana”.

Se si rilegge l’episodio del presepe di Greccio nella vita di s. Francesco di Assisi ci rendiamo conto della logica di quella visione. “Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere. Ma soprattutto l’umiltà dell’incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro… E ogni volta che diceva ‘Bambino di Betlemme’ o ‘Gesù’ passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole” (FF 467-470). È il desiderio di far memoria di Gesù, il desiderio di condividere con lui quello che lui vive, sente e opera, perché il cuore è pieno di lui, a permettere agli occhi di vedere, all’anima di gustare. Allora, la semplicità del segno parla, si spalanca su spazi immensi perché la storia umana si apre sulla storia di Dio con l’umanità e la letizia non può non spuntare.

Concludo con le parole di un poema natalizio, sempre di s. Efrem: “Sia benedetto Colui che ha consegnato la nostra anima, che l’ha adornata e se ne è fatta la fidanzata! Sia benedetto Colui che ha fatto del nostro corpo una tenda per la sua Invisibilità! Sia benedetto Colui che nella nostra lingua ha tradotto i suoi segreti!… Gloria a Colui che non ha mai bisogno che noi lo ringraziamo. Ma che ha bisogno di tenerci cari, che ha sete di amarci e che chiede a noi di dare perché Lui possa darci ancora di più”. E ancora: “Quanto sei audace, o bimbo, che a tutti ti concedi. A chiunque ti viene incontro tu sorridi e di chiunque ti guarda tu hai desiderio. È come se il tuo amore avesse fame degli uomini. Non fai distinzione tra i tuoi parenti e gli estranei, tra tua madre e le serve, tra colei che ti ha allattato e le donne impure. È questa la tua audacia o il tuo amore, o tu che tutti ami?”.

Possano i nostri cuori percepire quei segreti e scoprire le radici della letizia in questo mondo. La letizia dell’annuncio natalizio costituisca il vigore dell’anima e lo spazio di intelligenza del cuore per la vita propria e quella di tutta l’umanità. Buon Natale a tutti e a ciascuno, a tutte le famiglie.

***

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

MESSA DELLA NOTTE

Prima Lettura  Is 9,1-6

Dal libro del profeta Isaia

Il popolo che camminava nelle tenebre

ha visto una grande luce;

su coloro che abitavano in terra tenebrosa

una luce rifulse.

Hai moltiplicato la gioia,

hai aumentato la letizia.

Gioiscono davanti a te

come si gioisce quando si miete

e come si esulta quando si divide la preda.

Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,

la sbarra sulle sue spalle,

e il bastone del suo aguzzino,

come nel giorno di Màdian.

Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando

e ogni mantello intriso di sangue

saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.

Perché un bambino è nato per noi,

ci è stato dato un figlio.

Sulle sue spalle è il potere

e il suo nome sarà:

Consigliere mirabile, Dio potente,

Padre per sempre, Principe della pace.

Grande sarà il suo potere

e la pace non avrà fine

sul trono di Davide e sul suo regno,

che egli viene a consolidare e rafforzare

con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.

Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 95

Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo,

cantate al Signore, uomini di tutta la terra.

Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

In mezzo alle genti narrate la sua gloria,

a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,

risuoni il mare e quanto racchiude;

sia in festa la campagna e quanto contiene,

acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:

sì, egli viene a giudicare la terra;

giudicherà il mondo con giustizia

e nella sua fedeltà i popoli.

Seconda Lettura  Tt 2,11-14

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.

Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

Vangelo  Lc 2,1-14

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.

Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.

Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

MESSA DELL’AURORA

 

Prima Lettura  Is 62,11-12

Dal libro del profeta Isaia

 

Ecco ciò che il Signore fa sentire

all’estremità della terra:

«Dite alla figlia di Sion:

Ecco, arriva il tuo salvatore;

ecco, egli ha con sé il premio

e la sua ricompensa lo precede.

Li chiameranno Popolo santo,

Redenti del Signore.

E tu sarai chiamata Ricercata,

Città non abbandonata».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 96

Oggi la luce risplende su di noi.

Il Signore regna: esulti la terra,

gioiscano le isole tutte.

Annunciano i cieli la sua giustizia

e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Una luce è spuntata per il giusto,

una gioia per i retti di cuore.

Gioite, giusti, nel Signore,

della sua santità celebrate il ricordo.

Seconda Lettura  Tt 3,4-7

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito

Figlio mio,

quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,

e il suo amore per gli uomini,

egli ci ha salvati,

non per opere giuste da noi compiute,

ma per la sua misericordia,

con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,

che Dio ha effuso su di noi in abbondanza

per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,

affinché, giustificati per la sua grazia,

diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

Vangelo  Lc 2,15-20

Dal vangelo secondo Luca

Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».

Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.

I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

MESSA DEL GIORNO

 

Prima Lettura  Is 52,7-10

Dal libro del profeta Isaia

 

Come sono belli sui monti

i piedi del messaggero che annuncia la pace,

del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,

che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».

Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,

insieme esultano,

poiché vedono con gli occhi

il ritorno del Signore a Sion.

Prorompete insieme in canti di gioia,

rovine di Gerusalemme,

perché il Signore ha consolato il suo popolo,

ha riscattato Gerusalemme.

Il Signore ha snudato il suo santo braccio

davanti a tutte le nazioni;

tutti i confini della terra vedranno

la salvezza del nostro Dio.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 97

Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.

Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.

Gli ha dato vittoria la sua destra

e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,

agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.

Egli si è ricordato del suo amore,

della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto

la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra,

gridate, esultate, cantate inni!

Cantate inni al Signore con la cetra,

con la cetra e al suono di strumenti a corde;

con le trombe e al suono del corno

acclamate davanti al re, il Signore.

Seconda Lettura  Eb 1,1-6

Dalla lettera agli Ebrei

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.

Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.

Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».

Vangelo  Gv 1,1-18

Dal vangelo secondo Giovanni

[In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio:

tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.]

Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

[Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità. ]

Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.