WORDPDF

Sesto ciclo

Anno liturgico A (2016-2017)

Tempo Ordinario

XVII Domenica

(30 luglio 2017)

___________________________________________________

1 Re 3,5.7-12;  Sal 118;  Rm 8,28-30;  Mt 13,44-52

___________________________________________________

Nelle parabole sul tesoro nascosto nel campo e sulla perla di gran valore l’accento non è posto sul fatto che l’uomo è chiamato a lasciare tutto per il Regno dei cieli, ma che lascia tutto perché trasportato dalla gioia di una scoperta che gli riempie il cuore. Il Regno non si contrappone a nulla di per sé. Non è la perla più bella delle altre. È, più semplicemente ma più potentemente, la perla di ‘grande valore’; è il tesoro tra i beni e non un bene più prezioso degli altri beni. Saper cogliere questo è frutto di sapienza e la colletta fa pregare: “concedi a noi il discernimento dello Spirito, perché sappiamo apprezzare fra le cose del mondo il valore inestimabile del tuo Regno, pronti ad ogni rinunzia per l’acquisto del tuo dono”.

Credo sia inusuale nelle nostre richieste chiedere la sapienza. Non sappiamo nemmeno bene a cosa allude la sapienza. Veniamo però istruiti dal racconto del libro dei Re dove si narra di Salomone, che è salito al trono come successore di Davide. Dio è disposto a concedergli quello che vuole e lui chiede la sapienza, cioè la capacità di ben guidare il popolo con l’amministrare la giustizia in modo equo. Non chiede né gloria né ricchezza né lunga vita. Salomone è cosciente della scelta di Dio: non è salito al trono per le sue qualità, ma perché Dio lo ha scelto. Quella scelta caratterizzerà tutta la sua vita. Allora lui chiede il dono di svolgere al meglio il suo compito e non sfrutta l’onore della scelta per trarne vantaggi o per la sua grandezza. La sapienza sta appunto nel riconoscere la grandezza del dono e nel vivere la vita in rapporto a quel dono. Chiedere sapienza per il cuore per ben discernere significa predisporsi a vivere la vita per il verso giusto, per il verso santo, nel disegno di vita che Dio ha tessuto per noi. E la sapienza va impetrata dall’alto perché il tesoro e la perla di gran valore sono come nascosti; realmente si possono trovare, ma solo dentro una rivelazione che fa aprire gli occhi. Quello che Paolo ricorda ai Romani: “Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio” (Rm 8,28). Solo se gli occhi sono aperti sull’amore di Dio si registra che questo è vero.

Il salmo responsoriale commenta la domanda della sapienza con il salmo 118/119, un inno alla sapienza di Dio che si manifesta nei suoi comandamenti. Il versetto 130 recita: “La rivelazione delle tue parole illumina, dona intelligenza ai sapienti”. Quella illuminazione, che è ripresa da Gesù quando chiede ai discepoli: “Avete compreso tutte queste cose?”, concerne l’intima struttura del nostro cuore, modellato, come dice san Paolo, conforme al Figlio dell’uomo: “Poiché quelli che egli ha da sempre conosciuto, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo…” (Rm 8,29). Domandando la sapienza si domanda di riuscire a cogliere quei desideri del cuore che il Signore ha impastato con la terra quando ci ha creati, prima di soffiarci il suo alito di vita. Sì, perché quei desideri hanno a che fare con l’umanità di quel Figlio inviato a mostrarci la grandezza dell’amore del Padre e a riunirci tutti insieme in un’unica famiglia. La traccia di quei desideri, secondo quella conformità al Figlio, precede il nostro volere, viene prima di ogni nostro merito o demerito, cercato o patito.

Potremmo anche spiegare la nostra condizione umana in questo modo. Conoscere il bene e il male significa conoscere le vie della vita. Ma chi può illudersi di conoscerle? Se l’uomo non si fa piccolo, non si dispone cioè alla confidenza nel suo Dio, come potrà godere dei segreti della vita per cui è fatto? Il dramma dell’uomo sta appunto nel volere la vita senza fidarsi del suo Dio che gliel’ha preparata. Chi non vede in Gesù la promessa di vita che si compie per l’uomo da parte di Dio, non sarà disposto ad accoglierlo e non vedrà il tesoro che costituisce per la sua umanità. L’ha ricordato poco prima Gesù nello spiegare la parabola del seminatore: “Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha” (Mt 13,12). Da intendere: all’uomo che ha fede in lui, all’uomo che l’accoglie in benevolenza intuendo il segreto che porta da parte di Dio, tutto il desiderio di bene che si trova in lui sarà portato a pienezza. Ma l’uomo che non ha fede in lui, che non lo riconosce come il Testimone dell’amore di Dio, rischia di ripiegarsi su se stesso e di difendere una cattiva immagine di Dio.

Quando si chiede la sapienza dall’alto si attiva il principio del discernimento proprio in vista del tesoro del Regno dei cieli, godibile per il nostro cuore. Non per nulla, s. Antonio il Grande, padre del monachesimo egiziano, diceva che il discernimento è la virtù essenziale, la più fondamentale. E quando Gesù domanda se i discepoli hanno compreso, allude a questa operazione del cuore: avete afferrato che cosa le mie parole abbiano a che fare con la vostra vita? Allora unirete la comprensione all’ubbidienza e all’azione, nella fiducia in me che vi parlo e consegno a voi i miei segreti, che diventeranno i vostri stessi segreti.

Rispetto alla formulazione delle parabole, va detto che il Regno dei cieli non è paragonato a un tesoro o a un mercante. Il paragone si gioca sulla situazione che si è invitati a vivere, come a dire: il Regno dei cieli è simile a ciò che succede quando si scopre un tesoro o quando un mercante trova una perla di grande valore. Il punto nevralgico per la comprensione è dato appunto dalla gioia della scoperta. Tutta l’azione successiva scaturisce dalla gioia prorompente della scoperta. Senza quella gioia non è possibile concepire nessuna azione significativa a livello dell’orientamento della propria vita, sebbene le parabole alludano anche ad altre dinamiche, più nascoste ma non meno vere.

Alla dinamica di ricerca, anzitutto. Non si scopre a caso. Ci deve essere, di fondo, una passione per ciò che è prezioso, una inquietudine che non ti lascia vaneggiare o istupidire. Non sono sufficienti, al cuore dell’uomo, le cose che arriva a possedere; ha bisogno di cogliere quello che dentro le cose vive e attira, quello che solo può colmare il suo desiderio.

Alla dinamica di compravendita. Ciò che è prezioso non sta insieme a ciò che è vile, ciò che è profondo a ciò che è superficiale, ciò che ha sostanza con ciò che ha solo apparenza. Perlomeno, insieme non possono stare tanto tempo e difatti viene il momento in cui ci si deve disfare di una cosa per comprare l’altra. È inevitabile.

Alla dinamica di rischio. Più grosso è l’affare, più alto il rischio. E quando il tesoro o la perla trovata sono incomparabilmente più preziosi di tutto quello che ci si sarebbe potuti immaginare di trovare, allora ci si disfa di tutto. Il tutto di cui ci si disfa è direttamente proporzionale alla preziosità del tesoro trovato. La molla che permette, anzi che spinge al rischio della compravendita è appunto la gioia, percepita così profonda e piena da cacciare ogni timore.

Un’ultima annotazione. La scena delle parabole è presentata come avvenisse in un momento determinato. Invece interessa tutto il corso della vita. Sempre troviamo averi che occorrerà vendere per godere appieno del nostro tesoro dove far riposare il cuore in tutta pace. E sarà sempre la stessa dinamica in gioco: una nuova gioia ci farà accettare il rischio, fino a che tutto di noi risplenderà della luce di quel tesoro e via via scopriamo come il cuore si possa costantemente rinnovare e aprire alla rivelazione del suo Signore, mai sazio di Lui come mai sazio di vita e di amore.

***

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  1 Re 3, 5. 7-12

Dal primo libro dei Re

In quei giorni a Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda».

Salomone disse: «Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per la quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?».

Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te».

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 118

Quanto amo la tua legge, Signore!

La mia parte è il Signore:

ho deciso di osservare le tue parole.

Bene per me è la legge della tua bocca,

più di mille pezzi d’oro e d’argento.

Il tuo amore sia la mia consolazione,

secondo la promessa fatta al tuo servo.

Venga a me la tua misericordia e io avrò vita,

perché la tua legge è la mia delizia.

Perciò amo i tuoi comandi,

più dell’oro, dell’oro più fino.

Per questo io considero retti tutti i tuoi precetti

e odio ogni falso sentiero.

Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti:

per questo li custodisco.

La rivelazione delle tue parole illumina,

dona intelligenza ai semplici.

Seconda Lettura  Rm 8, 28-30

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.

Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.

 

Vangelo  Mt 13, 44-52

Dal vangelo secondo Matteo

[ In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:

«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. ]

Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».