WORDPDF

Sesto ciclo

Anno liturgico A (2016-2017)

Tempo Ordinario

XII Domenica

(25 giugno 2017)

___________________________________________________

Ger 20, 10-13;  Sal 68;  Rm 5,12-15;  Mt 10,26-33

___________________________________________________

Gesù ha appena avvertito i discepoli che subiranno persecuzioni ma li invita a non aver paura. Tutto il brano si fonda sul principio: “Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone” (Mt 10,24-25). La paura che prendesse il discepolo nella tribolazione non equivarrebbe semplicemente alla mancanza di coraggio, ma alla mancata intimità con il suo maestro. Tale è l’ottica di lettura per i brani di oggi.

Come a dire: la verità che lo Spirito farà risplendere è la verità, accolta, del mistero della persona di Gesù, di cui si è condiviso la vita e l’insegnamento, imparando a conoscerne l’amore e a viverne la dinamica di rivelazione che comporta. Davanti alla tribolazione che sorprende il discepolo, quando subirà persecuzione dagli uomini, quando subirà ingiustizie e oppressione, quando si sentirà ingiustamente accusato, egli potrà ‘mostrare’ che cosa il suo cuore cerca, di che cosa è pieno, che cosa costituisce il suo tesoro. Di qui deriva la sua non paura.  In effetti, il contrario della paura non è il coraggio, ma la confidenza, la fiducia. L’uomo che ha rinunciato alla sua pretesa di innocenza di fronte all’amore di Dio che lo accoglie e lo perdona, gli fa godere la sua intimità, è un uomo che non ha più paura, che non ha più paura di essere calpestato dagli uomini, di essere da loro discreditato o umiliato. Il segreto che porta, di cui è testimone, è più potente. E sarà proprio quel segreto che dovrà essere manifestato, gridato a tutti e in tutto il mondo. Proprio quello che nella più personale intimità di incontro col Signore costituisce la verità del proprio cuore, proprio quello andrà gridato in tutti modi, perché tutto sarà svelato a suo tempo, a tutti apparirà chiara la verità di quel segreto a suo tempo. Forse Gesù allude a un proverbio popolare: tutto finisce per arrivare al grande giorno. Ciò che ora è ancora un segreto, sarà la verità più limpida e convincente per tutti a suo tempo. Non temete dunque, conclude Gesù: fate risuonare quel segreto, fate risplendere davanti a tutti quella verità.

Il passo di Giovanni del canto al vangelo richiama il salmo 68, da molti interpretato come salmo della passione di Gesù. La preghiera che Gesù innalza al Padre per essere liberato dalla prova è quella di cui parla la lettera agli Ebrei: “nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito” (Eb 5,7). Gesù però non fu sottratto alla morte, ma nella morte ottiene la vita. Una cosa simile ricorda Pietro nella sua prima lettera: “E chi potrà farvi del male, se sarete ferventi nel bene? Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non sgomentatevi per paura di loro, e non turbatevi, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1Pt 3,13-15).

Così, nella terribile esperienza del profeta Geremia, insidiato da ogni parte e abbandonato da tutti, la sua preghiera è esaudita nel senso che i suoi nemici non ottengono la sua anima, cioè non lo piegano ai loro voleri e non lo distolgono dal perseguire la verità della parola di Dio, che continua a proclamare imperterrito. Ma da dove deriva la sua forza, la forza di non avere paura nonostante le angosce e i terrori che lo tormentano? “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso… Mi dicevo: “Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome!”. Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo” (Ger 20,7.9). La sua vita scaturiva dal legame con il suo Signore che gli aveva rapito il cuore. Così la sua supplica: “possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa” significa: che il povero, per paura del malvagio, non venga meno alla sua dignità, non desista dal fare il bene e non ceda al male.

Da dove i discepoli traggono la forza per non avere paura, per non sgomentarsi? Se il brano evangelico di oggi richiama al principio della fedeltà nella persecuzione – cosa che di per sé supporrebbe un coraggio incredibile! – ricorda però che la testimonianza si alimenta nella prospettiva di una confidenza goduta: “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza che il volere del Padre vostro”. Come a dire: il Padre vostro è sempre con voi; voi siete cari al Padre vostro. Tutto quello che vi capita non è un incidente, ma ha lo scopo di mostrare il suo desiderio di comunione con gli uomini, desiderio che in voi è diventato il vostro segreto di vita. Se il male che ci viene dagli altri uccide la nostra anima nel senso che ci distoglie dalla comunione con Dio e soffoca il suo amore, come potrà il mondo ancora risplendere della presenza di Dio? Come la salvezza di Dio potrà ancora lambire i cuori?

Da notare la corrispondenza tra il riconoscimento di Gesù davanti agli uomini e il riconoscimento suo davanti al Padre. A dire il vero, il testo evangelico suona: ‘Chi confesserà in me davanti agli uomini, anch’io confesserò in lui davanti al Padre mio’. Il che significa: non si può confessare il Signore Gesù se non a partire da un’intimità di vita con lui, per cui riconoscerlo significa godere dell’intimità che ci offre. E la cosa avviene davanti agli uomini nel senso che quell’intimità si svela nell’amore verso gli uomini, alla comunione coi quali tende il desiderio di Dio, proprio quando gli uomini, rifiutando di rispondere a quel desiderio, contestano e opprimono coloro che vivono secondo quel desiderio che è diventato il loro segreto. Il riconoscere di Gesù davanti al Padre significa mostrare al cuore la verità dell’amore salvatore di Dio per gli uomini che prevale in ogni circostanza, anche la più drammatica o la più affliggente.

***

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

Prima Lettura  Ger 20, 10-13

Dal libro del profeta Geremia

Sentivo la calunnia di molti:

«Terrore all’intorno!

Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».

Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:

«Forse si lascerà trarre in inganno,

così noi prevarremo su di lui,

ci prenderemo la nostra vendetta».

Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,

per questo i miei persecutori vacilleranno

e non potranno prevalere;

arrossiranno perché non avranno successo,

sarà una vergogna eterna e incancellabile.

Signore degli eserciti, che provi il giusto,

che vedi il cuore e la mente,

possa io vedere la tua vendetta su di loro,

poiché a te ho affidato la mia causa!

Cantate inni al Signore,

lodate il Signore,

perché ha liberato la vita del povero

dalle mani dei malfattori.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 68

Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.

Per te io sopporto l’insulto

e la vergogna mi copre la faccia;

sono diventato un estraneo ai miei fratelli,

uno straniero per i figli di mia madre.

Perché mi divora lo zelo per la tua casa,

gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.

Ma io rivolgo a te la mia preghiera,

Signore, nel tempo della benevolenza.

O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,

nella fedeltà della tua salvezza.

Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;

volgiti a me nella tua grande tenerezza.

Vedano i poveri e si rallegrino;

voi che cercate Dio, fatevi coraggio,

perché il Signore ascolta i miseri

non disprezza i suoi che sono prigionieri.

A lui cantino lode i cieli e la terra,

i mari e quanto brùlica in essi.

Seconda Lettura  Rm 5, 12-15

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.

Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.

Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti.

 

Vangelo  Mt 10, 26-33

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:

«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.

E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.

Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».